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Acquisite le nozioni di base sul corretto atteggiamento del corpo, entriamo in situazione con i nostri difensori allenando il duello vero e proprio contro l’attaccante. Primo passo le esercitazioni per proteggere la porta senza concedere la profondità.
Giovedì 19 Marzo 2015 | Francesco Leone
Dopo aver corretto l’aspetto posturale grazie agli esercizi propedeutici è giunto il momento di metterlo in pratica all’interno di situazioni di gioco dove l’1 contro 1 diventa attivo.
Dall’accompagnare l’attaccante in forma passiva con attenzione alla posizione del corpo e alle traslazioni a un duello vero e proprio. Scopo non farsi superare dall’avversario in profondità. È preferibile, in una corretta progressione didattica, cominciare con esercizi aspecifici (vedi video in apertura) e cioè validi per qualsiasi zona del campo si debba poi applicarne i principi in gara.
Devo dire che la maggior parte delle imprecisioni in cui sono incappati i ragazzi nelle prime uscite di lavoro sono riemerse anche in questa serie di proposte. Inserito però il duello vero e proprio le conseguenze di un errato comportamento sono lampanti perché causano la sconfitta, questo agevola il compito del tecnico. Per far apprendere e capire agli allievi possiamo porre loro delle semplici domande, in modo che ragionino. Alcuni esempi. “Qual è il piede debole del tuo avversario?” o “Come fai a capire da che lato è meglio indirizzarlo?” o ancora “Perché ti ha superato?”. Andiamo sul pratico. Il difensore affronta “piatto” l’attaccante, con i piedi paralleli, e… subisce un tunnel. A mio avviso bisogna trasformare la sconfitta, l’onta, in un vantaggio. Poniamo loro la domanda… “Come mai ti ha fatto il tunnel?” Facilmente il ragazzo risponderà da solo, fisserà il concetto e difficilmente commetterà di nuovo l’errore.
COME EVITARE TEMPI MORTI
Per fare un buon lavoro dobbiamo avere grande attenzione e correggere molto, va inoltre affrontato un altro aspetto. Sono esercizi che tengono impegnati pochi ragazzi per volta. Come fare se il gruppo è numeroso e noi mister non abbiamo aiuto?
Io ho una rosa di 22 allievi compresi i 2 portieri. Generalmente mi dedico a questo tipo di attività nei giorni in cui i numeri uno si allenano nello specifico col loro preparatore. Quando può mi aiuta uno dei miei due collaboratori. Se siamo in coppia dividiamo il gruppo in due parti e li alterniamo introducendo una proposta diversa che si leghi con gli obiettivi principali della seduta. Un esempio può essere lavorare sulla coordinazione e sugli appoggi. Ci dividiamo e procediamo molto bene e spediti. Nel caso consiglio di fare più di un cambio stazione di lavoro in modo che entrambi i gruppi si esercitino almeno una volta sugli appoggi e due in situazione. Così che tutti provino la corretta progressione: lavoro analitico, lavoro situazionale.
LE ESERCITAZIONI IN AIUTO
E se sono solo? Ho pensato a due possibilità. La prima è formare quattro squadre che si affrontano in un quadrangolare, le partite possono essere vincolate da regole che inducano all’1 contro 1 (Figura 1). Due fanno partitella, le altre due si concentrano col mister sul lavoro analitico. Facendo un torneo completo tutti riescono a esercitarsi almeno una volta con la corretta sequenza, lavoro analitico poi situazionale.
La seconda soluzione, molto semplice, è formare quattro gruppi, messi in competizione fra di loro, e realizzare due stazioni di 1 contro 1. In una sarà presente la correzione e nell’altra la competizione. Ruotando le squadre anche qui avremo la giusta alternanza ai fini didattici. Alla fine delle rotazioni si sommeranno i punti ottenuti dai duelli vinti in situazione, questi decreteranno la squadra vincitrice del minitorneo.
Scelgo appositamente di inserire la competizione per due motivi. È estremamente stimolante e divertente e garantisce che i ragazzi lavorino con impegno in autonomia che è proprio quello che serve quando si è da soli. L’importante è non tralasciare indicazioni e intensità. Il rischio è formare lunghe e noiose file e che portano l’allievo a distrarsi e, deconcentrato, non cogliere le indicazioni del tecnico. Regole di gioco ben precise servono proprio a questo, indirizzano l’allievo e lo inducono ad allenarsi in autonomia, un suggerimento può essere quello di designare due capitani, due responsabili. Il gioco libero, seppur allenante e coinvolgente potrebbe far perdere il filo conduttore, e cioè l’obiettivo della seduta. Per questo io propendo per proporlo, ma solo con cognizione di causa.
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