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Come allenarsi al meglio per le competizioni di fine stagione, i consigli di Giorgio D’Urbano e alcune proposte sul campo in situazione.
Giovedì 14 Maggio 2015 | Gianluca Ciofi
A campionato è finito, secondo i criteri stabiliti nei post precedenti, andiamo avanti a lavorare, come di consueto, due volte alla settimana. A breve avremo anche da disputare un torneo il che vuol dire dover giocare più gare a distanza ravvicinata l’una dall’altra. Mi sono posto il problema di come strutturare gli allenamenti tenendo conto di alcuni fattori.
COME PREPARO IL TORNEO?
Adesso è molto difficile far passare per necessari (divertenti non lo sono mai) carichi pesanti fatti a secco, sono mal visti e mal accettati. Il rischio assenza con giustificazione “colabrodo” è troppo alto. I ragazzi s’aspettano che il mister molli un po’ la corda e, tutto sommato, nelle categorie minori è giusto così. Credo fortemente nella continuità e in logiche di allenamento che sottostiano a idee e obiettivi chiari. Il problema che mi pongo, dunque, è quello di proporre esercitazioni in situazione che siano (o assomiglino) a partite, ma che forniscano ai ragazzi anche sostanza dal punto di vista delle capacità condizionali: senza inventarsi niente di chissà che di straordinario, questo è un calcio veramente dopolavoristico. Partitine e possessi palla a tema dunque, questi ultimi possibilmente resi più interessanti grazie a regole che facciano guadagnare punti all’una o l’altra squadra (Esercizi 1 e 2). Poi partite a pressione, in spazi stretti, tocchi limitati e palla sempre “dentro”. Sono il tipo di esercitazioni che divertono e che, al contempo, fanno lavorare con intensità i giocatori costringendoli a accelerazioni, frenate e cambi di direzione sul breve.
CRITERI PER IL LAVORO CONDIZIONALE CON LA PALLA
Le distanze di percorrenza in questo genere di partite le penso idealmente di cinque massimo quindici metri (vedi al proposito il post di Roberto Sassi della Juventus). Faccio un esempio: data un’area di lavoro, il gruppo viene diviso in due e poi in quattro squadre e disputiamo due partitelle in contemporanea; pausa, cambio avversario e somma dei risultati aggregati (chi perde alla fine raccoglie). Posto i ragazzi siano in venti e io abbia dieci pettorine gialle formo quattro squadre di cinque elementi: gialla A, gialla B, “resto del mondo” A, resto del mondo B. Se voglio aumentare le distanze di lavoro in accelerazione lascio invariate le dimensioni del campo e giochiamo una partita unica, gialli contro resto del mondo. Supponiamo l’area di gioco di 40 x 50 metri avrò due cinque contro cinque in 25 x 40 metri oppure un dieci contro dieci sul campo intero. Dal mio tutor d’eccezione, il preparatore atletico della nazionale italiana di volley Giorgio D’Urbano, sono arrivate poi alcune indicazioni utili sul come allenarci in previsione dei tornei, quali accorgimenti adottare e se ci sono componenti condizionali sulle quali soffermarci di più: ho chiesto ecco la sua risposta.
I CONSIGLI DI D’URBANO
«Occorre fare prima di tutto una distinzione – ci spiega – Se il torneo è molto importante, è sentito ed è un vero e proprio obiettivo di stagione si sceglie una strada. Se, invece, si tratta di una manifestazione alla quale partecipiamo con lo scopo esclusivo di tenere alta la soglia di attenzione per non stare troppo fermi il discorso cambia. Partiamo dalla prima delle due ipotesi. Ipotizzando che fra la fine del campionato e l’inizio del torneo passino quattro settimane consiglierei una decina di giorni di riposo, che a fine stagione ci può stare. La prima delle successive tre settimane tornerei a lavorare sul condizionamento aerobico. Nelle ultime due mi allenerei regolarmente, anzi le tratterei come un vero e proprio ritiro postumo, una sorta di ripresa della preparazione precampionato.»
I DILETTANTI, COME CI COMPORTIAMO?
«Qualora, invece, la manifestazione alla quale partecipiamo serve più che altro a chiudere la stagione e non sia il risultato la priorità, posso cominciare a prepararla anche solo due settimane prima. Vi do dei riferimenti più pratici, adatti ai dilettanti che non godono del supporto del preparatore atletico. Nella prima delle due settimane lavoreremo sul condizionamento aerobico, (potete utilizzare i principi che abbiamo sviluppato cliccando sull'immagine del nostro magazine in figura a fianco). Nella seconda settimana riprendiamo e richiamiamo le altre componenti. Per esempio per la forza funzionale se avete a disposizione una palestrina lavorate su pressa, curl, leg extension, insomma tutte le macchine isotoniche ricordandovi che non siete pesisti ma calciatori quindi carichi non massimali (non esagerate). Piuttosto maggiori ripetizioni del gesto. Se dovete arrangiarvi allora vanno bene i balzi e gli affondi sia sagittali che laterali, questi ultimi possibilmente non a carico naturale ma con una decina di chili addosso. Anche le navette sono adatte, per esempio fra paletti posti a quattro o cinque metri l’uno dall’altro; da cinque a sei secondi di lavoro. Per dare un riferimento di massima si può pensare di fare due/tre serie da sei ripetizioni ciascuna. Recupero fra le ripetizioni 1 a 2/3 (quindi se ho sprintato per sei secondi recupero fra dodici e diciotto secondi), recupero fra le serie di due/tre minuti.» (Foto Arianna Airoldi)
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