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CALCIO: COME SI LAVORA NELL’ATTIVITÀ DI BASE

Fare l’istruttore con i piccini vuol dire non vincolare i calciatori a schemi preordinati, far fare loro esperienze sempre nuove e lavorare sulla tecnica.

A inizio stagione, dopo aver conosciuto la rosa che si ha a disposizione, per la maggior parte degli allenatori diventa rilevante il dilemma del sistema di gioco da adottare, come se fosse la scelta chiave da indovinare per vivere un’annata vincente. È una convinzione tipica del mondo degli adulti e sta al responsabile del settore giovanile far capire ai suoi istruttori, nei modi più idonei, che alla base del calcio ci sono sempre le qualità del singolo ed è sul miglioramento di ognuno dei singoli calciatori che il tecnico deve incentrare il suo lavoro.

 

ALL’INIZIO NON VINCOLATELI

Fissiamo alcuni punti cardine. Innanzitutto nell’attività di base non c’è la specializzazione nei ruoli, i ragazzi devono maturare esperienze diverse in tutte le zone del campo e devono essere, in questo, continuamente incoraggiati. È inutile negare che si capisce con velocità se un bambino è destinato a giocare più avanti o indietro rispetto alla metà campo. Ma è anche vero che la polivalenza potrà essere fondamentale per la loro crescita, farli giocare per esempio anche sul lato del campo opposto al loro piede dominante è una buona scelta.

 

INFONDETE LORO CORAGGIO

Nell’attività di base non parlerei di sviluppo tattico ma di occupazione dello spazio o sviluppo situazionale, da trovare con un giusto equilibrio delle due fasi di gioco, dove la fase difensiva è sempre in funzione di quella offensiva e viceversa. A questo è fondamentale aggiungere l’ingrediente della mentalità positiva e orientata all'attacco, il giovane calciatore non deve avere paura di sbagliare e non deve limitarsi a svolgere il compitino assegnatogli.  Deve essere messo nella condizione di rischiare, per ricercare nuovi spazi da conquistare da solo o con l’aiuto dei compagni. Nelle partite dei piccoli vediamo spesso squadre cortissime, schierate a zona, ordinate e che applicano il fuorigioco. Giocatori troppo concentrati ai sincronismi di reparto che perdono l’istinto naturale e la spensieratezza tipica della loro età.

 

LAVORIAMO SULLA TECNICA E I PRINCIPI BASE

Un esempio pratico. A noi italiani il mondo riconosce di avere sempre sfornato i migliori difensori al mondo. I nuovi Nesta, Cannavaro, Chiellini dove sono? Insegniamo ancora ai nostri ragazzi come si marca un avversario? In realtà con il gioco a zona, grazie alla collaborazione della linea difensiva, riusciamo a nascondere le carenze difensive individuali. Dal mio punto di vista, inoltre, senza tecnica non si può fare tattica ed è per questo che l’allenatore deve conoscerne tutte le sfumature per poi  concentrarsi soprattutto sulle diverse situazioni di uno contro uno (frontale, laterale, da dietro, e così via). Statisticamente l’80% dei gol subiti nell’attività di base provengono da errori individuali ed è per questo che è fondamentale sviluppare le capacità difensive dei singoli.

 

IL FUORIGIOCO? LO IMPARERANNO NATURALMENTE

Ritengo infine che sia importante che ogni ragazzo debba essere messo nelle condizioni di imparare e riconoscere tutti moduli difensivi, per saper giocare in qualsiasi situazione aumentando il proprio bagaglio tecnico e cognitivo. Il fuorigioco? Cose da grandi… verrà riconosciuto in maniera naturale, l’assenza dei guardalinee, tra l’altro, spesse volte provoca nei ragazzi solo frustrazioni, magari anche litigi sugli spalti e in panchina tra pseudo allenatori.

 

Leggi gli altri post a cura di Christian Botturi e i suoi collaboratori.

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