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CALCIO: GERMANIA, A SCUOLA DAL BAYERN

Seconda parte dell’intervista a Steven Turek: il contropressing di Guardiola e l’influenza della sua squadra sulla filosofia di gioco tedesca.

La Germania del calcio è esempio di come si può risorgere dalle proprie ceneri e tornare grandi grazie a un progetto serio, strutturato nel tempo e radicale. Continua la chiacchierata, iniziata col precedente post, sulla rinnovata scuola tedesca e sul "contropressing” con Steven Turek, classe 1990, di Hannover, una delle figure emergenti nel panorama degli istruttori di setttore giovanile in Germania.

 

Quale tipo di progressione usate dopo l’1 contro 1? Passate al 2 contro 2 oppure iniziate a lavorare sul concetto di inferiorità numerica 1 contro 2?

«Lo step successivo, secondo il mio parere, dipende dalla sensibilità dell’allenatore – spiega Turek -. A volte è più conveniente lavorare sull’inferiorità 1 contro 2 perché allena il difensore a tagliare fuori un attaccante e ad attaccare chi è in possesso palla. Da un altro punto di vista il 2 contro 2 è più semplice e crea più facilmente situazioni di successo personale nel difendere. L’unica cosa che conta è che le esperienze dei ragazzi in allenamento siano fedeli alle situazioni che troveranno poi in partita.»

 

Quante tipologie di “difesa preventiva” considerate mentre una squadra è in possesso e quali altre se la squadra ha già perso palla?

«Lo stile del gioco d’attacco influenza considerevolmente il sistema di difesa. Per esempio, giocando con esterni alti sempre larghi in profondità per cercare unicamente l’ampiezza, si crea molto spazio fra i giocatori e quando la squadra perde palla i calciatori devono per forza correre indietro a coprire lo spazio fra palla e porta. Il modello del Barcellona ha avuto in questi anni una notevole influenza in Germania sul modo di interpretare il primo atteggiamento da adottare in questi casi. La fase di possesso e di attacco viene effettuata con giocatori più vicini fra di loro, almeno quattro nei pressi della palla; quindi la soluzione migliore, se l’avversario ottiene la riconquista, è ormai la pressione immediata e la copertura dello spazio in zona. In altre parole, il “contropressing”. Non credo ci sia un modo migliore o peggiore di difendere, in generale. L’allenatore deve creare la strategia migliore per la squadra che allena, alcuni dettagli fanno sicuramente la differenza ma questa è solamente qualitativa, non di metodo.»

 

Quali sono i vantaggi del contropressing secondo la tua opinione?

«Credo innanzi tutto che dia ai giocatori l’idea di dominare fisicamente e mentalmente la partita. Perché arretrare per difendere se c’è la possibilità di recuperare palla più avanti mettendo immediata pressione sull’avversario? Altro punto importante è che rende molto più complicato il contropiede alle squadre che si difendono solamente. Nell’esercitazione che segue (figura 1) l’allenatore gioca in uno dei due quadrati (simulando un errore) e i giocatori in maglia gialla devono mettere subito pressione in zona palla; se i giocatori in maglia rossa riescono a completare quattro passaggi, i gialli devono lasciare lo spazio di gioco. In questo modo viene riprodotto il tempo (limitato) in cui è possibile difendersi in contropressing come in partita.»

Figura 1: clicca per aprire la scheda completa dell'esercitazione

Guardiola ha cambiato il comportamento dei giocatori in caso di perdita del possesso, quali novità avete riscontrato dal suo arrivo al Bayern di Monaco?

«Il suo stile di gioco è il contropressing per antonomasia interpretato nel miglior modo possibile per dare risposta alle seguenti domande: come mettere pressione all’avversario che è in possesso palla? Come controllare lo spazio intorno alla palla? Come indirizzare l’avversario a giocare corto o lungo? Come possono i centrali difensivi controllare lo spazio dietro alla zona di contropressing? Uno spunto interessante che Guardiola ha introdotto è il comportamento degli esterni bassi destro e sinistro del Bayern, che con la squadra in possesso e l’avversario che si difende non giocano larghi sulla linea laterale facendo densità in zona centrale. Giocano quasi da playmaker nel centro del campo e sono perfettamente posizionati in caso di perdita del possesso del pallone. Tatticamente parlando una soluzione davvero particolare.»

 

Leggi la prima parteLeggi gli altri articoli e guarda gli altri esercizi delle scuole estere

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