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La forza delle calciatrici

È l’aspetto più evidente rispetto al quale, nel calcio, ragazzo e ragazza differiscono. Quantifichiamola e vediamo come può essere allenata.

Il calcio femminile in Italia? Una sorta di eterno incompiuto. Se negli Usa, in Canada, nei paesi del nordest europeo, in Scandinavia oltreché in Germania si può ben parlare di una realtà da tempo e fortemente radicata nel tessuto sociale, in Italia rappresenta un fiore sbocciato, tardivo, in un terreno arido e inospitale. Un fiore caparbio, che ha fatto capolino da sottoterra solamente una quarantina d’anni fa. Testardo, non sempre ben visto, quando non visto del tutto; il virgulto, che è anche piuttosto introverso, spinoso assai e poco incline ad aprirsi, non è mai maturato del tutto, in perenne lotta con sé stesso e con l’habitat poco accogliente; ma si sta facendo comunque strada. La sua forza è la spinta che arriva dalla base, la domanda, sempre crescente, di calcio, che si legge negli occhi, nei desideri, nella voglia di tante bambine. È un quarantenne che sembra avere un destino, benché lontano, certo, inesorabile; l'acquisizione di una dignità che non ancora gli viene riconosciuta. Alcuni  paesi vicini, gli anglosassoni e i francesi, hanno già fatto passi avanti, aprendo alle ragazze nei grandi club maschili. Noi ci arriveremo, coi nostri tempi (purtroppo). Intanto, mentre le squadre italiane di serie A si affacciano alla Uefa Women’s Cup (La Champions in rosa per intenderci) ottenendo, anche se in modo alterno, progressi, le nazionali, quella maggiore e le giovanili, danno precisi segnali di crescita.

Allfootball entrerà con voi nel merito delle specificità del calcio femminile, analizzandole sotto tutti i punti di vista, in un blog aperto alle calciatrici, ai tecnici, ai dirigenti e a tutti coloro che si interessano a questo mondo ma non lo conoscono o lo temono. L’esperienza mia, nostra e degli esperti ci dice che c’è ancora molto da capire, da migliorare, da sviluppare; proviamo, assieme, con Gaia (l'autrice di questo blog), col vostro contributo e la vostra interazione…

Gianluca Ciofi

Regina Baresi (Inter) salta il portiere (Italyphotopress©)

La forza nel calcio femminile 

È evidente, agli occhi di tutti, che le prime differenze riscontrabili fra un ragazzo e una ragazza che disputano una partita di calcio, oltre a quelle antropometriche (peso e altezza), consistono in media nella minor atleticità, potenza e velocità delle donne.

Le ragazze saltano poco; un’impressione comune fra coloro che guardano una gara di calcio femminile. Lo si nota nel portiere, osservando le uscite alte, o nella giocatrice di movimento che si cimenta in un duello aereo di testa. Si percepisce chiaramente una scarsa esplosività. Perché?

Le differenze prestative tra i due sessi cominciano a manifestarsi attorno alla pubertà (12-14 anni), in precedenza le caratteristiche fisiche, e di conseguenza le relative performance, sono molto simili. Questa età corrisponde, all’incirca, al momento in cui è più efficace e preferibile effettuare l'allenamento sulla forza, più precisamente 6 mesi dopo il picco di crescita per le ragazze (intorno ai 12 anni). Siamo inoltre, in Italia, quasi nella fase in cui una bambina non può più essere tesserata con i pari età maschi ed è costretta a migrare in una squadra femminile.

I dati numerici riportati da alcuni studiosi, già dagli anni '80, ci indicano che nell’uomo, dal picco di crescita in poi, la secrezione del testosterone favorisce un notevole aumento della massa muscolare; la donna, invece, risulta possedere una statura e un peso corporeo inferiori di 10-12 cm e 14-18 kg rispettivamente, e una massa grassa maggiore di 3-6 kg. Ancora si osserva che i massimi valori di forza degli arti inferiori delle atlete sono pari a circa il 60-70% di quelli maschili di pari livello.

Senza dubbio, le calciatrici hanno una forza nettamente inferiore rispetto ai calciatori, 40-60% in meno negli arti superiori e del 25-30% negli arti inferiori.

Qualità e quantità

Ma attenzione, bisogna distinguere tra la forza assoluta e quella relativa: se si considera solo una parte del muscolo la forza espressa risulta quasi la stessa tra uomo e donna, semplicemente il maschio nel complesso ne esprime di più in quanto possiede più massa muscolare. Da recenti studi, quando la forza è espressa in relazione al peso corporeo la differenza tra i sessi si riduce al 5-15%, mentre pare quasi annullarsi in relazione alla massa magra. Quindi, non c’è diversità tra i due sessi per quanto concerne qualità e controllo motorio a parità di volume, ciò che fa la differenza è la quantità.

Pensate che fino a una trentina di anni fa l’allenamento della forza era considerato inadatto alle donne, poiché si pensava che i bassi livelli di testosterone non avessero portato a incrementare la massa muscolare. Studi successivi hanno invece dimostrato che anche per le ragazze è vantaggioso lavorare su questa fondamentale componente condizionale; si possono ottenere miglioramenti addirittura fra il 20 e il 40%.

 

Come si allena dunque?

Ma che cos’è la forza nel calcio e a cosa ci serve? È intesa come la capacità di saltare, opporsi e vincere contrasti, cambiare rapidamente direzione, senso della corsa e colpire il pallone. È sviluppata, nel calcio, da gesti complessi e mai uguali proprio perché si tratta di uno sport di situazione. Questa capacità si esprime attraverso accelerazioni, frenate e sprint; in forma esplosiva e in regime di forza resistente, a causa dei tempi di recupero spesso incompleti. Peculiarità del calcio, inoltre, è che l’appoggio sia prevalentemente monopodalico (ovvero su un solo piede) si pensi ad esempio all’atto del calciare. Nelle eventuali espressioni di forza in appoggio bipodalico (su entrambi i piedi) vi è comunque e sempre un arto dominante. Nei prossimi post entreremo nel dettaglio, esempi e consigli pratici per migliorare una capacità condizionale che, fra le calciatrici, può fare la differenza.

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