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CALCIO: LASCIATE AI BAMBINI LE SOLUZIONI

Costruiamo giochi “aperti”, sfide nelle quali per raggiungere l’obiettivo i piccoli calciatori devono esplorare, scoprire e fare nuove esperienze.

La continua ricerca e sperimentazione sul campo mi portano spesso a creare attività grazie alle quali i bambini mi aiutano a capire come decifrano i loro comportamenti individuali e collettivi. La loro creatività richiede nuove esperienze di gioco. I “paradigmi” che sono alla base dell’insegnamento, qualche volta, possono essere cambiati perché comunque i piccoli tendono a essere fantasiosi e a dare più risposte a una proposta didattica. La loro tendenza è quella di creare quello che io chiamo “il pensiero divergente”.

 

LA PROPOSTA SUL CAMPO

La proposta di questo post, come quelle precedenti, è sempre legata alla sfida, al gioco e alla partita (che regala tanti spunti di discussione). L'esercizio prevede otto giocatori, il campo con due porte, un gruppo da quattro giocatori dentro il campo e l'altro fuori. Chi è dentro si sfida in un uno contro tre. Il pallone è in possesso dell’unico attaccante, questi ha il portiere a supporto e deve affrontare tre difensori (senza portiere). Se lo fa l’attaccante, il gol vale tre punti, se lo fanno i difensori uno. Alla fine per decretare il vincitore si sommano i punti fatti.

 

Primo step: l’attaccante ha il pallone in mano e decide lui quando iniziare il gioco, un aspetto che stimola molto la fantasia dei bambini (“sono io che decido come e quando giocare”). Chi ha il pallone può muoversi sul campo liberamente, quando fa cadere palla inizia la sfida: se l’attaccante avanza (arretra) i tre difensori arretrano (avanzano). Se chi ha il pallone si muove lateralmente, i tre difensori si spostano di conseguenza, e nasce così il primo approccio alla tattica collettiva in fase di non possesso. E chi guida la minilezione? Il mister con informazioni a volte poco chiare e inefficaci? No, sono i bambini stessi a sperimentare tutto attraverso il gioco. Chi dà l'avvio al gioco, se perde il possesso della palla, deve essere dal canto suo bravo a non subire a sua volta la manovra dei tre avversari in quello che diventa un tre contro uno più il portiere. Obiettivo: non prendere gol e cercare la riconquista della palla.

Secondo step: l’attaccante può giocare anche con i due compagni esterni, sempre con le mani, e quando il pallone cade o viene lasciato a terra si gioca la sfida come in precedenza. Il movimento correlato di chi inizia il gioco e degli appoggi esterni modifica il comportamento dei tre difensori.

Terzo step: il gioco viene iniziato dal portiere, sempre palla in mano (i portieri devono sempre essere coinvolti nei giochi dei bambini).

Quarto step: quando l’attaccante inizia il gioco con i piedi, può coinvolgere nell'azione all'interno del campo i compagni esterni passando a uno di loro il pallone: se è bravo, l’azione di uno contro tre si può trasformare in un quattro contro tre. 

Una delle situazioni di gioco previste dall'esercizio

L'ESPERIENZA DI QUATTRO BAMBINI

Vi riporto il comportamento di quattro dei miei giovani calciatori, che dimostra quanto possa essere accrescente un semplice gioco e come da caratteri e caratteristiche tecniche diverse emergono diverse modalità di comportamento ed esperienze. Marco, il più introverso e timido di tutti, inizialmente era contrario al gioco, ma quando ha visto che Davide era riuscito a fare gol da solo, vincendo la sua sfida, ha voluto immediatamente giocare. Davide è un tiratore nato, lui con il pallone tra i piedi ha solo un obiettivo: fare gol. Infatti il suo gioco è iniziato e finito in tre secondi: palla a terra, tiro in porta e gol… Più facile di così… Davide è anche il migliore amico di Marco e gli ha dato dei consigli per essere vincente. Luigi è da poco con noi e non ha mai fatto scuola calcio. Si è subito messo a disposizione iniziando lui l'esercizio; credo che il fatto che giochi molto tempo con i suoi amici sotto casa ha fatto sì che affrontare tre avversari non rappresentasse, per lui, un problema. La strada porta sempre a giocare contro tutto e tutti. Le sue difficoltà, infatti, sono emerse quando ha dovuto collaborare con i compagni. Nicola è il più estroverso e il più talentuoso, non vuole mai perdere, il risultato è fondamentale e se perde finisce il mondo (mi dice «mister non vengo più a giocare, oggi abbiamo perso»). Nicola, di fronte a tre avversari, ha subito messo a fuoco il fatto che se perdeva palla rischiava di perdere la sfida, quindi ha escogitato strategie sempre diverse per iniziare il gioco ingannando i rivali, e anche quando ha perso il pallone ha difeso strenuamente la porta: piuttosto che perdere non ha esitato a buttare via la palla… se non posso vincere per lo meno non perdo…

 

Come già proposto in precedenza vi chiedo:

  • cosa osservare e come intervenire;
  • che tipo di comunicazione utilizzare;
  • come modificare lo spazio;
  • come utilizzare progressioni che siano sempre coerenti ai principi del gioco;
  • quali feedback bisogna dare.

Leggi gli altri articoli e guarda gli altri esercizi a cura di Simone Tofa

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