CALCIO E SIGARETTE
Il fumo influisce sia sulla prestazione sia sulla salute del calciatore. L’attività sportiva, però, aiuta chi vuole smettere.
Mercoledì 24 Giugno 2015 | Rodolfo Tavana

Sui pacchetti di sigarette, tutti lo sappiamo, c’è scritto “Il fumo nuoce gravemente alla salute”. Nel caso dello sportivo, potremmo aggiungere…. anche alla prestazione, e in merito la scienza ci dice che:
- la sigaretta comporta l’assunzione di monossido di carbonio che sottrae ossigeno al sangue e questo incide negativamente sulla performance;
- il fumo è un vasocostrittore e quindi riduce la vascolarizzazione, causa una peggiore irrorazione dei muscoli, ritarda la guarigione dei processi infiammatori e accelera quelli degenerativi;
- si è afflitti maggiormente dalla bronchite che è poco compatibile con un buon allenamento;
- il fumo crea dipendenza e può essere causa di ansia;
- compromette progressivamente la capacità respiratoria incidendo negativamente sulla qualità dell’allenamento e sulla possibilità di esprimere buone prestazioni;
- è un elemento di rischio cardiovascolare, poiché la nicotina, la vera causa della dipendenza del fumatore, danneggia l'apparato cardiocircolatorio e causa un aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa;
- il fumo è cancerogeno.
Per questi motivi il calciatore che fuma “invecchia” più in fretta e accorcia la propria carriera, e in ogni caso gli effetti della sigaretta sono “democratici” poiché causano gli stessi problemi al professionista e al dilettante.
Lo sport però aiuta a smettere, sia perché chi svolge attività fisica apprezza maggiormente il miglioramento della capacità respiratoria dopo l’abbandono delle sigarette, che in pochi mesi arriva anche al 10%, sia perché la produzione di endorfine generata dal movimento compensa la mancanza delle stesse sostanze dovute all’assunzione di nicotina.