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Presente e futuro della fase di non possesso

Il difensore moderno e la sua naturale evoluzione. Dai movimenti codificati alla corretta lettura delle situazioni di gioco.

Angelo Pereni (La Stella©)

Il gioco del calcio nella sua cavalcata, dai suoi albori a oggi, è passato dalla pura intuizione alla esasperazione tattica, soprattutto nella fase di non possesso. È difficile fare previsioni, ma è ragionevolmente certo che il football che verrà sarà caratterizzato dal miglioramento sia delle capacità individuali offensive e difensive sia dalle capacità mentali e cognitive dei singoli atleti. Ciò porterà inesorabilmente alla redistribuzione dei giocatori in campo, attraverso una diversa occupazione degli spazi; alla creazione, quindi, di un calciatore sempre più in grado di pensare, decidere e agire individualmente e molto molto meno… “guidato”. E quindi, mentre per la fase offensiva l’iniziativa individuale ha avuto e avrà sempre una grande importanza, per quella difensiva bisognerà lavorare sui particolari dell’organizzazione collettiva.

 

DAL POSIZIONAMENTO COLLETTIVO ALLA LETTURA PREVENTIVA DELL'AZIONE

Finora le difese si sono preoccupate di applicarsi in movimenti ben precisi e codificati, basati sul posizionamento, volto a proteggere la propria porta tramite una corretta e dinamica occupazione dello spazio. Ma i nuovi passi in avanti in tema di esecuzione efficace della fase di non possesso si stanno orientando verso una lettura più dinamica (intellettivamente parlando) delle diverse situazioni di gioco.  Sia individualmente sia collettivamente si punta alla capacità di anticipare le giocate compagno-avversario e a saper leggere le intenzioni dell’avversario senza dimenticare di esercitare “pressione” sul portatore di palla per ridurne le possibilità di appoggio. In sostanza, difese sempre più attive. Il futuro riguarderà l’evolversi dei compiti e delle funzioni dei singoli all’interno del meccanismo difensivo di reparto, e l’allenatore resterà comunque determinante. Le sue scelte dovranno tener conto delle caratteristiche precipue di ogni elemento, dei concetti in cui crede e dell’elasticità mentale dei propri giocatori, poiché le situazioni di gioco varieranno, sempre più velocemente secondo la posizione della palla, della zona da difendere e delle attitudini degli avversari.

La difesa dell'Aston Villa attaccata da Robin Van Persie e Radamel Falcao del Manchester United (Italyphotopress©)

Un esercizio per lavorare sulla pressione individuale, clicca sull'immagine per aprire la scheda completa

IL PENSIERO TATTICO

La tattica, da dizionario, è: “Insieme di azioni, scelte, comportamenti finalizzati al raggiungimento di uno scopo”. Tattico si dice di azione studiata, accorta, l’etimologia ci dice che deriva dal greco taktikόs; “che serve a ordinare”. Ebbene nella fase difensiva è sempre predominante il “pensiero tattico”, poiché in questa fase è decisivo percepire, scegliere, decidere e infine eseguire l’azione motoria, sia essa individuale o collettiva (ordinatamente quindi). E deve essere la più idonea alla situazione di gioco da affrontare. I difensori, ovverossia tutta la squadra in fase di non possesso, devono parlare una “lingua comune”, ragionare all’unisono, perché solo ciò può consentire loro di capire e leggere le diverse e articolate situazioni di gioco in modo univoco. Non si può parlare, infatti, di schemi difensivi ma di concetti difensivi che si traducono sul campo in atteggiamenti singoli e collettivi.

 

IL DIFENSORE PRIMO ATTACCANTE DELLA SQUADRA

Gli atteggiamenti, quelli corretti, sono indispensabili per costruire l’elasticità necessaria, atta ad avere la capacità di modificare velocemente il comportamento secondo disposizione avversaria e reali situazioni di gioco. Fra i comportamenti caratteristici del difensore prossimo futuro c’è un ritorno all’essere molto attivo nella zona, un difensore che si proponga con la mentalità di un attaccante. Temi che approfondiremo nei prossimi post, ma eccovi un’esercitazione orientata ad allenare questo aspetto (esercizio nel riquadro).Il concetto che si vuol mettere a fuoco è che bisogna essere in grado di riconoscere immediatamente quando, come e dove muoversi col minor sforzo e nel minor tempo possibile; a questo proposito è fondamentale allenare la mente… per allenare il corpo.

 

Clicca qui per leggere gli altri articoli a cura di Angelo Pereni 

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