VIENE PRIMA L’UOMO O LA ZONA?
Angelo Pereni propone un percorso didattico per insegnare, con giochi ed esercizi, la marcatura nelle diverse età del calciatore.
Mercoledì 13 Aprile 2016 | Angelo Pereni
In tema di marcatura il calcio è la “sintesi” dei due concetti: a uomo e a zona. Gli insegnamenti vanno miscelati secondo l’età e la capacità di apprendimento dei giocatori, tenendo conto delle qualità individuali fisiche, tecniche e cognitive di ciascuno di essi. Posso offrire qualche suggerimento dettato dall’esperienza e dal buon senso senza che si pensi sia la verità assoluta, bisogna infatti mettersi sempre in discussione per il bene dei giocatori. Nei Piccoli Amici si lavora molto sull’uno contro uno, e quindi l’insegnamento della marcatura a uomo rappresenta il 90% del lavoro tattico. È chiaro del resto che se il tecnico introduce il concetto di spazio, come è giusto che sia, sta già parlando di zona perché quest’ultimo ne è una componente (clicca e scopri il prossimo evento con Angelo Pereni)..
A partire dai Pulcini, il bagaglio dei giocatori deve essere ampliato con esercitazioni che, partendo dall’uno contro uno, in base alle capacità del gruppo possono anche arrivare al quattro contro quattro. Si lavora quindi sulle corrette posture della marcatura a uomo, introducendo esercitazioni in cui è preminente il concetto di spazio: giocando un po’ con i numeri si passa a un rapporto 80 - 20% tra uomo e zona.
QUANDO INTRODURRE LA ZONA
Salendo di categoria l’insegnamento della zona diventa sempre più importante e credo comunque che solo dopo aver ben assimilato correttamente tutti i dettami della marcatura a uomo si possa iniziare, concretamente, a inserire i concetti della zona. Immagino che questo avvenga intorno ai dodici - tredici anni. Di conseguenza, le esercitazioni sono sempre più improntate a insegnare marcamento e copertura, senza tralasciare i necessari richiami alla marcatura a uomo, perché si gioca a zona ma si marca a uomo.
Quello che deve guidare un allenatore, comunque, è soprattutto il buon senso, saper fare delle scelte oculate e attente secondo l’età e la qualità dei propri giocatori e, soprattutto, verificare spesso quello che viene proposto. Il bravo tecnico è quello che sa, anche, tornare indietro perché si mette a disposizione dei giocatori e non viceversa.