CALCIO: L’ALLENATORE LEADER
Il tecnico che vuole lasciare il segno deve saper intervenire sull’aspetto tecnico tattico, ma anche mentale della squadra. Ecco qualche consiglio
Lunedì 2 Maggio 2016 | Angelo Pereni

Un allenatore che si appresta ad affrontare un incarico in una nuova società, se vuole essere un vero leader e vuole, nello stesso tempo, portare innovazione, deve soprattutto saper gestire due aspetti della sua proposta: la fattibilità di campo e di progetto. Per ciò che riguarda il primo aspetto deve ragionare su quali siano i provvedimenti migliori da adottare per raggiungere lo scopo e avere le idee ben chiare. Parliamo di interventi sulla squadra di natura tecnico tattica oppure orientati a lavorare sulla mentalità e sulla psicologia del gruppo. Il tecnico deve anche essere lungimirante, pensare alle strategie necessarie per accompagnare e proteggere il progetto nel corso del tempo sino a suo compimento. L’allenatore deve avere ben chiara ogni conseguenza delle sue scelte per evitare eventuali effetti non controllati e perversi che potrebbero compromettere il successo del suo lavoro.
TRASFORMARE LE IDEE IN REALTÀ
L’allenatore leader è quello che sa trasformare le idee in realtà. È quello che prende le decisioni avendo previsto cosa, come e quando accadrà qualcosa. È colui che crea un modello di gioco all’interno del quale i calciatori non subiscono gli eventi, ma fanno accadere le cose consapevolmente. L’allenatore leader sa adattare l’organizzazione di squadra a quello che i giocatori sanno (ma anche a quello che pensano di sapere). È quello che sa riconoscere e trasformare le informazioni ricevute dai suoi calciatori nel fondamento del suo lavoro. Un tecnico di questo spessore è saggio, riesce a far in modo che le persone agiscano convinte di quello che hanno appreso, ed è una persona umile perché sa insegnare molto. Si è leader se si sa portare i giocatori a osservare, partecipare, valutare e scegliere e se si sa organizzare le sedute di allenamento secondo le esigenze specifiche del gruppo, adeguando le situazioni ai singoli elementi. A questo proposito vi lascio un semplice esempio a mero titolo esemplificativo. Il tecnico deve allenare una squadra di giovani che denotano carenza nell’atteggiamento del “perdo palla – vado alla riconquista”. Potrebbe proporre, inizialmente, una semplice progressione come quella seguente per cominciare a “inculcare” nella squadra l’atteggiamento voluto. (Figure 1, 2 e 3).
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PERDO PALLA E RICONQUISTO
PRESSIONE E RICONQUISTA PALLA
PRESSIONE E RICONQUISTA PALLA NEL TRIANGOLO
INFLUENZE ESTERNE E STAFF
Per rendere compatibile il progetto con chi nella società ha influenza (società, tifosi, genitori…) il tecnico deve capire su quali appoggi e alleanze può contare e quali compromessi dovrà adottare. Inoltre, un leader che voglia veramente innovare ha assolutamente bisogno di uno staff, soprattutto di campo: collaboratori scelti per le loro qualità e competenze che lo aiutino a fronteggiare tutte le questioni e le difficoltà nel cammino verso l’obiettivo prefissato. Tanto più lo staff sarà di qualità quanto meno il leader dovrà contare su aiuti esterni e ciò lo incoraggerà circa la riuscita del progetto. Di converso sono assolutamente da evitare collaboratori di mero contorno che non hanno capacità. Peggio ancora se è il tecnico stesso a delegittimarli temendo e frenando la loro personalità per paura del confronto. Un compito importante dello staff, d’altro canto, è quello di proteggere il leader dalla trappola psicologica di “lasciarsi galleggiare” e puntare solo a sopravvivere: questo può mettere a repentaglio la riuscita del progetto. Un leader che vuole veramente innovare deve dare molta attenzione e credito alle scelte dei suoi collaboratori, anche se sono in contraddizione con le sue opinioni, perché i “praticoni” e i “signorsì” possono essere utili solo ad accompagnarlo verso un probabile fallimento.