CALCIO E GIOVANI, NON DIFETTI MA “CARENZE MIGLIORABILI”
Cari istruttori i vostri calciatori indossano il vestito che cucite addosso loro: siate sinceri ma positivi, sottolineate le loro qualità e non parlate di difetti ma...
Giovedì 3 Agosto 2017 | Isabella Gasperini

Le neuroscienze e in particolare gli interessanti studi compiuti dallo statunitense Allan Schore ci spiegano che l'attaccamento tra un bambino e le sue figure di riferimento sia fatto di una comunicazione che avviene al di sotto della coscienza ed è molto più veloce e chiara della comunicazione cosciente. Se noi adulti siamo tristi e ci mostriamo allegri un bambino riesce a recepire la reale qualità delle nostre emozioni ancor prima che noi gli si dica a parole ciò che stiamo provando. La discrepanza tra ciò che proviamo e ciò diciamo fa ai piccoli con cui abbiamo a che fare molto male. Per garantirci la loro serenità ci dobbiamo concentrare sulla nostra serenità, affinché serenità passi.
QUALCHE CONSIGLIO E LE CARENZE MIGLIORABILI
Con i bambini, così come con gli adolescenti, bisogna essere sinceri e fare di tutto per mostrare loro emozioni positive, provandole davvero. Troppe volte sento allenatori che uscirsene con frasi del tipo... «la mia squadra è composta da un gruppo di schiappe! Che pretendi?». I bambini, i ragazzi, indossano il vestito che gli cuciamo addosso noi e con esso si identificano. Cominciamo a cercare in ognuno di loro una piccola qualità e mostriamogliela. Anziché parlare di difetti o debolezze, rivolgiamoci ai loro limiti utilizzando una definizione che ci insegna Massimo De Paoli: carenze migliorabili. Riusciremo a far passare il concetto come un elemento stimolante, proprio perché ogni ombra di tutti noi spesso nasconde una qualità nascosta allo stato embrionale. Per acquisire questo approccio bisogna tuttavia cominciare investendo sulle carenze migliorabili che percepiamo dentro di noi amandoci, in tal modo, un po' di più.