CALCIO, L'ALLENATORE E I GIOVANI CALCIATORI
Esortate i bambini a osare, spronateli ad affrontare paure e timori e lasciate che liberino la loro fantasia. Per loro il calcio è palestra di vita.
Venerdì 3 Giugno 2016 | Isabella Gasperini
Per riconoscere il grande valore educativo del calcio, bisogna provare a individuare, dietro le situazioni che caratterizzano allenamenti e partite, le condizioni della vita di tutti i giorni. Facciamo un esempio: due bambini si contrastano per il dominio della palla, entrambi vogliono entrarne in possesso, gestire l’azione, superare gli avversari e arrivare di fronte alla porta per fare gol. In una situazione come questa si ha a che fare con tutte quelle occasioni della vita in cui c’è una meta da raggiungere, uno stesso strumento per farlo, la disputa con un altro essere umano, degli ostacoli da superare e l’opportunità di realizzare un progetto. Quante volte, attraverso il calcio, i giocatori si cimentano, senza rendersene conto, in sfide come questa?
FARE ESPERIENZE ARRICCHISCE
In queste circostanze è il nostro cervello a suggerire come comportarci, è una sorta di contenitore dove sono archiviati gli innumerevoli schemi mentali che abbiamo appreso affrontando ogni stimolo derivante da una situazione di vita. Il modo in cui ci adattiamo alla realtà dipende dalla scelta di quelli da utilizzare di fronte agli eventi che ci coinvolgono. Se usiamo schemi adeguati siamo in sintonia con l’ambiente, viceversa possono emergere difficoltà e malesseri. Un altro esempio. Se di fronte a un collega che ci vuole sopraffare reagiamo nascondendoci in un angolino dell’ufficio per evitare la disputa, rimane inespressa l’aggressività stimolata dal sentirci vulnerabili quando viene toccato profondamente il rispetto di noi stessi. Tale aggressività si trasforma in inquietudine, diventa una carica esplosiva difficile da controllare che rischia di trovare sfogo nella nostra vita privata perché lì possiamo essere noi stessi senza rischiare nulla.
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INCORAGGIATELI A OSARE
Se il giovane, di suo, osa “si butta” cerca una soluzione per risolvere il problema lasciate che liberi la sua fantasia. Ma il bambino che in campo evita di mettersi in gioco schivando il pallone quando potrebbe intervenire o tende a nascondersi per non farsi notare, mostra di essere concentrato non sulla vittoria, ma sul tentativo di non perdere. In lui prevale la paura di fallire e quindi rinuncia. Così facendo evita la lotta e il rischio e si ritrae dall’opportunità di essere protagonista di qualcosa di decisivo, in grado di arricchire la sua esperienza e motivazione a fare sport, ovvero il piacere della sfida. In queste situazioni l’intervento dell’allenatore, che con sguardo attento ed esperto si accorge del comportamento arrendevole del bambino, è l’input per spingerlo a sperimentare un atteggiamento diverso dal suo abituale. L’incitamento dell’istruttore dà la forza al piccolo calciatore di osare invece che rimanere fermo.
CHE AFFRONTINO LE DIFFICOLTÀ
Allora vedremo il piccolo calciatore scattare, conquistare il pallone e tirare in porta in una situazione fortemente competitiva che diversamente non avrebbe affrontato. Se ciò accade non è importante dove andrà a finire il pallone, se farà gol o meno, è fondamentale invece che il giovane non si nasconda nell’angolino di un ufficio quando sarà grande, perché un passo alla volta, sul campo, avrà osato un po’ di più. Quando il giovane si accorgerà che la cosa fondamentale non è compiere una buona prestazione per rendere felici gli altri ma aver tirato la palla e aver sfogato in questo modo la sua carica di adrenalina, il suo cervello si sarà arricchito di un nuovo schema togliendo potere a un altro meno funzionale che con il tempo sarebbe diventato inamovibile.
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