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CALCIO: COME GESTIRE IL LEADER NEGATIVO

Alcuni giocatori, involontariamente, assumono atteggiamenti che minano la crescita del gruppo. Quale comportamento deve adottare l’allenatore?

Nel precedente post abbiamo visto come l’energia propositiva che motiva una squadra di calcio passi da tre figure fondamentali: il mister, il capitano e il leader positivo del gruppo. Purtroppo, però, le emozioni che s’intrecciano tra i componenti dello spogliatoio, come quelle che vivono all'interno di ognuno di noi, non sono soltanto positive.

 

DA COSA NASCONO LE NEGATIVITÀ

Come nell'animo di ogni essere umano, anche nelle dinamiche di gruppo esistono tensioni meno funzionali allo spogliatoio, magari espressioni di aree spigolose e irrisolte. In genere si tende a ripudiarle, ignorandole. Se iniziamo a non essere così convinti di vincere la partita, questo stesso pensiero, nonostante si cerchi di allontanarlo, può condizionarci da un punto di vista emotivo facendoci tendere al disfattismo. Se ad assumere un atteggiamento controproducente è non un pensiero ma un elemento del gruppo, il cosiddetto leader negativo, questi trascinerà con sé altri compagni, i più vulnerabili da un punto di vista psicologico. Nella squadra una tale situazione può generare caos anziché unione, destabilizzare anziché costruire e dar vita a “falli di reazione” perpetrati verso il gruppo stesso.

 

NON È PRODUCENTE ANDARE ALLO SCONTRO

Nel gruppo i leader negativi ricoprono lo stesso ruolo che le nostre parti ostili, osteggiate e rimosse, hanno nei confronti della nostra personalità. Bramano per essere accettati e amati e percependosi rifiutati si inaspriscono ancora di più diventando elementi potenzialmente negativi per tutta la squadra. Si tratta di quei calciatori che appaiono più turbati, più ribelli e che si creano attorno un alone di malessere percepibile quasi fisicamente. La situazione spesso si esaspera quando nei loro confronti si “scatena” tutta l’opposizione e il risentimento che l’allenatore possiede, più o meno latente, nei confronti dei suoi limiti personali e lati negativi. Ciò lo porterà, inconsapevolmente, a prendere le distanze da questi giocatori, servendosi delle stesse modalità che di solito utilizza verso i suoi difetti, analoghe mine vaganti e potenziali portatori di autodistruzione. Ma tutto ciò che viene ripudiato riemerge, prima o poi. 

 

ACCETTIAMOLI, LIMITIAMOLI E GUIDIAMOLI

La soluzione per cercare di gestire il leader negativo e i suoi “seguaci” all'interno del gruppo, così da evitare che limitino la crescita della squadra, è non osteggiarli, cercando anche di rendersi conto se ciò avviene senza volerlo. Queste personalità vanno accolte per quelle che sono e osservate con occhi in grado, da un lato, di apprezzarne le qualità, dall’altro di tollerarne le negatività. In ogni essere umano non c'è solo luce o solo ombra, esse coesistono e gli elementi negativi dell'anima, così come quelli del gruppo, vanno accolti e capiti. Per di più, se la squadra vede che il suo allenatore è in grado di comprendere e trasformare un leader negativo in un “generatore” di ostinazione e tenacia, si rasserenerà traendo vantaggi da questa situazione. L'azione positiva del mister su un elemento difficile, inoltre, è da esempio per tutti gli altri e regala alla sua attività di istruttore una valenza terapeutica che va oltre il calcio, invadendo l'area personale e umana dei calciatori. Se così accade, i leader negativi si troveranno in una condizione tale da non voler deludere colui che sta dando loro fiducia. E sarà questa fiducia che li renderà capaci di canalizzare la carica di energia, potenzialmente negativa, all’interno di un percorso più utile e costruttivo.

 

AUTOCONTROLLO E POSITIVITÀ

Con i leader negativi il mister deve essere così bravo da non perdere la sua lucidità e il suo equilibrio, consapevole che sono capaci di stimolare i suoi limiti attivando repulsione e stizza. Riconoscere dietro un atteggiamento così osteggiante una richiesta di attenzione e di comprensione può consentirgli di trasformare la “pecora nera” del gruppo in una risorsa. Perché ciò avvenga il mister deve prima di tutto riconoscere e accettare le sue difficoltà, convinto che l'equilibrio interiore non dipende da quanto si è perfetti ma da quanto si riesce a convivere serenamente con le proprie imperfezioni.

 

Leggi gli altri post a cura di Isabella Gasperini

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