Un blog al giorno

Viaggio nel mondo dei piccoli calciatori

La crescita di un bambino è il frutto di un gioco di squadra tra gli adulti di riferimento. Tracciamo assieme una strada per aiutare i nostri figli a d acquisire la capacità di affrontare la realtà che li circonda.

Isabella Gasperini circondata da piccoli calciatori

Sono una psicoterapeuta e da lungo tempo mi occupo di bambini. Il mio incontro con voi, attraverso questo blog, è pensato per proporvi spunti di riflessione, suggeriti dalla mia esperienza, vissuta fra tra i bambini e i loro istruttori. Cercherò in questo modo di esservi vicino come se ci trovassimo fianco a fianco a bordo campo di una Scuola Calcio qualsiasi. Lo scopo è anche quello di scambiarci idee e ispirarci a vicenda, ognuno con l'ausilio delle sue conoscenze.

Porre attenzione alle emozioni del piccolo atleta rappresenta, per istruttori e genitori, la possibilità preziosa di acquisire un codice di lettura capace di svelare il prezioso manoscritto, altrimenti a noi oscuro, rappresentato dal mondo interno del bambino. Ogni adulto dovrebbe essere capace di entrarvi in contatto, saper comunicare con esso e comprendere le espressioni controverse con le quali a volte si manifesta.

Questo accade soprattutto nel contesto sportivo, contesto nel quale la personalità del bambino viene scolpita. Dal nostro atteggiamento in campo o in tribuna dipende quanto il bambino sia in grado di imparare ad assumere iniziative autonome, quanto sia capace di esprimere le proprie idee e quanto riesca a favorire l'espressione del proprio talento qualsiasi esso sia. Parimenti, le difficoltà di comunicazione tra istruttore e allievo, i comportamenti inadeguati di alcuni giovani atleti, come per esempio la demotivazione, l'iperattività, l'ansia da gara, sono la conseguenza di un inadeguato approccio dell'adulto che male interpreta ciò che osserva. La mia esperienza in campo mi ha mostrato che il semplice evidenziare alcuni processi ai genitori o agli istruttori, concede loro lo spunto per utilizzare strategie volte a stimolare la soluzione costruttiva delle situazioni. 

Il rapporto tra bambino e istruttore è fondamentale (La Stella©)

Ragioniamo con la testa del bambino

Per esempio di fronte al bambino di 5-6 anni che non vuole fare la doccia nello spogliatoio, ho notato che una cosa è dire a genitori e mister che il bambino non va forzato a farla se lui non vuole. Più efficace è spiegare perché può accadere questo rifiuto, descrivere in modo semplice che la nudità rende fragili, senza difese, soprattutto i bambini timidi, spiegare che fare la doccia con il costume è una piccola strategia che aiuta il bambino a vivere questo momento perché evoca un contesto conosciuto, cioè quello della spiaggia, il quale fa meno paura di uno spogliatoio dove ci si ritrova per la prima volta a contatto con la nudità di altri bambini oltre che con la propria.

Fondamentale è descrivere un processo che coinvolga il bambino, lanciando all'adulto l'occasione di elaborarlo e utilizzarlo in base alla risonanza che suscita, ciò che viene spiegato, all'interno delle sue emozioni, a questo mirano i miei interventi.

Se ci vogliamo prendere veramente cura di un bambino o di un adolescente, affinché il suo percorso sportivo diventi un percorso di crescita personale, noi adulti dobbiamo acquisire gli strumenti per interpretare e accogliere ciò di cui il giovane atleta ha bisogno come persona. Solo così possiamo rendere l'ambiente sportivo congeniale a ciò che possa stimolare in lui la definizione della sua identità e un buon rapporto con se stesso e con gli altri, ovvero le condizioni necessarie per stabilire un'adeguata autostima e per affrontare con tenacia e ostinazione gli eventi frustranti che inevitabilmente il contesto sportivo propone.

Il giovane atleta ha bisogno di percepire che noi adulti riusciamo a vivere le sue emozioni dalla sua prospettiva, solo così si sente accolto. I risultati insiti nell'aspetto inevitabilmente agonistico dello sport, tra cui la vittoria stessa, diventano così una conseguenza dell'appagamento del bisogno primario che il ragazzo ha di credere in se stesso e di sentirsi sicuro delle proprie capacità perché in grado di amarsi pur riconoscendo i propri limiti.

I miei interventi su questo blog mireranno ad approfondire la conoscenza dei processi interiori che il contatto con il pallone suscita nel bambino; lascerò a voi lettori il compito di elaborare tali conoscenze in base all’impatto emotivo e a se e quali delle vostre sensibilità verranno colpite, interessate. Sarete voi, sulla base di quanto ci diremo susciterà in voi, a scegliere il vostro modo personale di sostenere il meglio possibile il piccolo calciatore che a voi sta a cuore.

 

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