CALCIO: PIANIFICARE L’ALLENAMENTO FISICO
Dall’ex preparatore della nazionale i principi per strutturare correttamente il lavoro, anche nell’arco di più stagioni. Consigli e obiettivi da perseguire.
Anche nella preparazione fisica del calciatore dilettante possiamo puntare alla personalizzazione del carico o almeno alla differenziazione del training. In tal caso non possiamo non ragionare in termini di periodizzazione del lavoro. In questo post affronterò questo aspetto relativamente complesso cercando di fornirvi delle linee guida operative. Per ragioni didattiche e propedeutiche e per aiutarvi a organizzare la vostra pianificazione definiremo anche i cicli temporali di lavoro.
RAGIONIAMO E PIANIFICHIAMO GLI OBIETTIVI
Innanzi tutto fissiamo dei punti - dei capisaldi sui quali (volendo) si può anche ragionare - ad esempio i cinque obiettivi fisiologici prioritari, che per me sono:
- una soglia anaerobica superiore a 14 Km/h
- il miglioramento del rapporto massa muscolare/massa grassa
- il miglioramento del pool di forza (l’ideale sarebbe utilizzare una palestra; se non se ne ha una a disposizione, si può sfruttare il sistema delle serie lente a scalare del professor Alberti, ne parleremo nei prossimi post)
- garantire il benessere psicofisico del calciatore
- trasmettere la corretta cultura agonistica sportiva.
LE UNITÀ DI MISURA TEMPORALI
Suddividere cronologicamente la stagione sportiva serve per il piano, l'organizzazione e lo sviluppo del proprio programma e dei suoi obiettivi. Le “unità di misura” allora sono:
- il macrociclo = l’anno agonistico
- il mesociclo = il mese agonistico (può anche essere fatto di 3 settimane di lavoro)
- il microciclo = la settimana agonistica (da partita a partita)
- il nanociclo = 2-3 sedute (2 nano cicli equivalgono a un microciclo).
La “cellula” è la seduta d'allenamento; nei dilettanti le sedute possono essere due, tre o quattro. Questo dipende generalmente dalla categoria del campionato di appartenenza.
I PRINCIPI GENERALI AI QUALI ATTENERSI
La struttura del programma di allenamento dovrebbe essere molto dinamica, elastica - soprattutto per le squadre che fanno due o tre sedute -, pensata e proposta sul campo senza farsi condizionare dal risultato delle partite. La scelta dei giorni di riposo dovrebbe essere analizzata in equipe tra tecnico, preparatore, medico, fisioterapista e anche calciatori, che devono sentirsi parte attiva del progetto. L'appartenenza a un progetto, infatti, crea condivisione, una forza dal grande valore ai fini della riuscita dello stesso. Non dimenticatevi mai di programmare con oculatezza la giornata di recupero: è determinante per la costruzione del carico perché, per spiegarvi il concetto con una metafora, un bicchiere troppo pieno un po’ va svuotato, altrimenti l'acqua fuoriesce... Una società di calcio, inoltre, dovrebbe programmare due o più stagioni, indipendentemente dallo staff tecnico al quale sarà di volta in volta affidata la squadra. Il club dovrebbe sposare una filosofia di lavoro chiara nella quale si identifichi e ricercare lo staff tecnico congeniale a quella filosofia.
UN CONSIGLIO PRATICO
Per un corretto monitoraggio del lavoro svolto e una programmazione efficace nel medio lungo periodo può essere molto importante utilizzare il lasso di tempo che intercorre tra una stagione e un’altra (macrociclo 1 e macrociclo 2) per effettuare delle verifiche e capire se si è in linea con gli obiettivi (vedi inizio dell’articolo) che ci siamo posti. Un esempio che propongo è il seguente:
la stagione termina i primi di giugno, seguono vacanza e riposo per quattro o cinque settimane.
A luglio (se ci fossero anche i nuovi acquisti sarebbe meglio) potreste scegliere una settimana in cui fare una batteria di test e spiegare ai calciatori come mantenere la forma e la condizione fisico atletica tramite un programma personalizzato, in attesa di rivedervi al raduno di inizio, che presumo avvenga dalla metà di luglio a metà agosto, in base alla categoria delle squadre che andrete ad allenare.
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