CALCIO, PREPARAZIONE FISICA E INFORTUNI
Giambattista Venturati in un'analisi volutamente critica e pungente circa il mondo del calcio e l'approccio al problema infortunio del calciatore. Compiti del preparatore e dell'allenatore.
Faccio una premessa: l'argomento di cui al titolo del post è ampio e interessante e qui l'ho dipinto con un pizzico di umorismo, estremizzando un po'... Nel calcio quando capita un infortunio scattano immediatamente le indagini a caccia del colpevole. Quello che viene indicato come responsabile “antinfortunistico” è generalmente il preparatore fisico, ma non si capisce il perché... Gli stakeholders (le figure di riferimento) della salute del calciatore sono tutti coloro che gravitano attorno al suo mondo. Il primo responsabile della propria igiene di vita è egli stesso, poi il medico, il mister,il preparatore fisico, i fisioterapisti, il nutrizionista e così via... mica solo noi.
CACCIA ALLE STREGHE
Nonostante ciò in caso di incidente si imputa sommariamente al preparatore la responsabilità di avere “caricato” troppo o troppo poco. Già nel parlare di calcio ci sono spazi enormi in cui si infilano tutti - che ne abbiano titolo o meno, competenze o non - con tutti gli argomenti possibili immaginabili, figuriamoci in questi casi se non si scatenano gli ambigui, i para.... e soprattutto gli specialisti dello “scaricabarile”. Prima di entrare nel merito facciamo una premessa: se nell'ambito della squadra si verificano (anche molti) problemi fisici ma ciò avviene in un momento estremamente positivo dal punto di vista dei risultati nessuno ci farà caso più di tanto. Ma alla prima sconfitta ecco che dal nulla i personaggi di cui sopra escono allo scoperto con la classica domanda: «Come mai, prof, tutti questi infortuni?» Scommetto che i miei colleghi che stanno leggendo si stanno sbellicando dalle risate.... vita vissuta.
INNANZITUTTO PIÙ PREVENZIONE
Dicevamo... capita l'infortunio e subito scatta la “task force injury”: riunione con medici, fisio, preparatori, direttore generale... “galattico” e parenti vari. Generalmente, in questi casi, si va a ritroso nello storico del calciatore per capire se ci sono state eventuali falle nella sua gestione o problematiche regresse non valutate attentamente. La filiera della salute dovrebbe invece andare in avanti con studio della prevenzione generale e personalizzata, e poi magari appellarsi a una scienza esatta: la statistica. Ovviamente cerchiamo di difendere il nostro operato e anteponiamo numeri, anche se spesso ci ritroviamo a parlare con la peggior specie di sordi: quelli che non vogliono sentire. Per chiudere e semplificare la questione relativa al rapporto calciatore – infortunio può essere analizzata sotto due aspetti principali:
La gestione dei carichi fra tecnico e preparatore.
La gestione psico motivazionale (ne parlerò' nel prossimo post).
LA GESTIONE DEI CARICHI FRA TECNICO E PREPARATORE
La miscela dei lavori proposti dall'allenatore e dal preparatore gioca un ruolo chiave. Deve essere una scelta equilibrata del carico esterno fatta da quest'ultimo adattata al carico proposto dal mister. Poi il monitoraggio del carico interno, ove è possibile da farsi con parametri scientifici, pilota lo staff verso scelte in termini di aggiunte di lavoro o scarico e recupero. Il lavoro di coppia risulta essere decisivo. Ma mister e preparatore sono al campo con i calciatori 2 o 3 ore al giorno, 4 o 5 se c'è seduta doppia. Durante il resto della giornata, chi è il responsabile della propria igiene e super salute mentre il tecnico e l'allenatore fisico lavorano per salvare il proprio incarico? Ragioniamoci e per piacere smettiamola con le dichiarazioni opportunistiche e l'infantilizzazione del mondo del calcio.
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