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Le attività senza palla

Nel Metodo Castello, le A raccolgono tutte le attività senza palla. Ecco come sono identificate e suddivise.

La classificazione secondo Giulio Sergio Roi

La tipologia di attività A è caratterizzata dall'assenza della palla e di conseguenza gli obiettivi relativi a queste esercitazioni sono di tipo coordinativo-motorio o condizionale, ovvero correlati alla resistenza, alla forza e alla velocità. Tali proposte sono incentrate sulla ripetizione, attuata dal giocatore, di un gesto o di un atto motorio, inserito all'interno di un sistema la cui intensità varia secondo la fascia d'età, la categoria, il periodo della stagione e le finalità.

Elementi imprescindibili nelle attività A sono: il numero di serie, di ripetute, le distanze, i tempi di lavoro e di recupero, il numero dei gruppi. Se si considerano i parametri dell'intensità e del tempo (di lavoro e recupero), le esercitazioni inserite in questa tipologia possono seguire un andamento, secondo una classificazione introdotta per primo da Giulio Sergio Roi, di questo tipo:

a onda quadra - si verifica un passaggio da un'intensità di riposo a una maggiore, che viene di seguito mantenuta costante per un determinato periodo per poi tornare alla condizione di riposo;

a triangolo - quando la progressione prevede un aumento di carico continuo (esercizi a carichi crescenti) per intervalli discreti;

intermittente - il susseguirsi di alcune fasi di esercizio a intensità costante o variabile, intervallate da periodi di riposo o da momenti di minore intensità;

misto - esercizi che si caratterizzano per la combinazione delle tre precedenti forme.

Lavori intermittenti

La componente metabolica è, per certi aspetti, uno degli elementi tradizionali del calcio fin dalle sue prime espressioni, l'innovazione che il Metodo ha introdotto riguarda l'applicazione dell'intermittenza non solo a lavori "a secco" a connotazione condizionale, ma anche a tutta una serie di esercitazioni senza palla propedeutiche a gesti tecnici, a movimenti di tattica individuale (A2) e di tattica collettiva (A3).

Il medesimo esercizio, ad esempio, può essere analizzato dal punto di vista dell'intensità (metabolica) con cui i giocatori lo eseguono, ma anche dal punto di vista degli stili di corsa che adottano, delle traiettorie che percorrono, degli stimoli percettivi a cui sono sottoposti, degli spazi in cui lo eseguono, dei tempi che devono rispettare, intesi questi ultimi non solo come mero scorrere del cronometro, ma anche come differenziazione degli interventi nell'esercizio (tempo dello smarcamento, tempo dell'inserimento, tempo della presa di posizione…).

Anche il linguaggio è un elemento importante che può essere applicato alle attività di tipo A, sia tramite parole chiave, soprattutto con i giocatori di fasce d'età medio-alte, sia sotto forma di metafora indirizzata prevalentemente ai più giovani.

Una particolare applicazione delle attività di tipo A può essere quella dei percorsi coordinativo-motori: i giocatori devono compiere un determinato tragitto, composto da una serie di gestualità specifiche, spostamenti, esercizi senza palla; articolato in più tratti semplici, bivi, scelta di soluzioni, regime di pressione temporale. Questo permette sia l'acquisizione da parte del giocatore dello schema motorio o della gestualità prevista, sia il suo inserimento in un contesto ludico/di gioco che lo avvicina di più alla situazione di gara. Non ultimo, abitua chi lo esegue alla soluzione dei problemi coordinativo motori (ad esempio scelta dello stile di corsa più adatto, la variazione di ritmo per raggiungere un determinato obiettivo, e così via…) in un regime temporale determinato, ma flessibile, fisso e variabile al tempo stesso.

Nel prossimo post analizzeremo in maniera dettagliata le diverse applicazioni che possono avere le attività della tipologia A.

 

Scopri il prossimo appuntamento con Massimo De Paoli

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