CALCIO: TECNICA E ALLENAMENTO
Ivan Zauli risponde ai commenti dei nostri lettori e dei membri del gruppo Grandi Allenatori sul quesito inerente il peso del lavoro tecnico nel calcio.
Lunedì 2 Maggio 2016 | Redazione

«Quale peso dare al lavoro tecnico è un argomento che mi sta molto a cuore, come potete immaginare. Per entrare nel concreto, recentemente ho seguito per due giorni gli allenamenti della Juventus e a Torino la tecnica è pane quotidiano: viene proposta con assiduità sino alla categoria Allievi. Sulle basi tecniche si deve lavorare in modo analitico con convinzione, poi il gioco in situazione diventa fondamentale per trasferirla e applicarla in partita. Come allenarla? Ogni giorno, e per tutto l’anno, ci deve essere un momento della seduta (personalmente preferisco la parte iniziale, come sostengo nei post del mio blog su Allfootball), otto – dieci minuti, nei quali ogni giocatore deve avere un pallone. Il calcio è fatto di “sentire” la palla, il contatto e il lavoro quotidiano col pallone facilita, col tempo, l’esecuzione delle basi del gioco, la collaborazione con i compagni, la trasmissione e la ricezione.»
NON TRASCURIAMO NULLA
«È importante che il mister abbia le giuste competenze, deve sapere variare le proposte e deve creare difficoltà al calciatore per “sfidarlo a sfidarsi”. Quello che noto è che in Italia si allena molto trasmissione e ricezione, ma tanti altri fondamentali tecnici vengono trascurati: i controlli aerei o con palla rimbalzante, per esempio, e le diverse modalità di calcio lungo che allenano di conseguenza anche la ricezione. Un aspetto che si allena pochissimo è il colpo di testa, oltre alle diverse tecniche di contrasto. Si pensa alla tecnica solo come guida della palla generale, trasmissione e ricezione, ma spesso solo con traiettorie radenti. La cosa fondamentale e il mio consiglio per tutti è che ogni volta che si propone un obiettivo tecnico preciso, lavorandoci analiticamente, si somministri, subito dopo, un “transfer” immediato in situazione correlata alla ricerca di quello che s’è fatto in precedenza. Vi faccio un esempio: alleno il calcio a parabola e poi propongo subito una partitina a tema, che preveda nell’area di gioco delle zone interdette al passaggio radente del pallone e che quindi devono essere scavalcate con traiettorie a parabola. In definitiva, la progressione corretta è: a) sviluppare il rapporto piede – palla; b) perseguire tramite esercitazioni specifiche un obiettivo tecnico; c) trasferire il lavoro in situazione con partite a tema. Per quanto tempo? I primi due punti al massimo per venticinque - trenta minuti, il terzo in funzione degli altri obiettivi della seduta di lavoro.
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I COMMENTI DEI LETTORI
Sostanzialmente concordo quindi con Gabriele Iannone, Luca Moraca, Simone Tofa, Maurizio Abundo, Antonio Ippolito, Francesco Lima, Umberto Elisa Denicola, Stefano Rattoballi, Oscar Salvetti (anche se quaranta minuti forse sono un pochino troppi, è importante il transfer) e Bernardino Filardi. Trovo molto interessanti i ragionamenti di Massimiliano Osman (nel caso della tecnica, però, il tempo ti dà possibilità di più ripetizioni del gesto, e la ripetizione del gesto porta naturalmente ad acquisirlo, ognuno secondo le proprie capacità) e di Emanuele Tedoldi (che amplia l’argomento). Michele Pappalardo, grazie alla sua grande esperienza di tecnico, offre la soluzione a un oggettivo problema col quale possiamo avere a che fare e le sue sono considerazioni molto sensate. Emanuele Tavernari offre un esempio di seduta molto bella, sicuramente accrescente per i calciatori; io forse farei qualcosa in più di analitico. Francesco Leone ha a che fare con una prima squadra, quindi giustamente adatta alle esigenze dei grandi. Bruno Ray Marini, infine, pone dei quesiti legittimi e condivisibili, del resto l’esercitazione della tecnica così come viene proposta dal mio metodo “La strada dei campioni” prevede esecuzioni ritmiche con forti componenti coordinative… le due cose vanno di pari passo nella crescita dei giovani calciatori.»