CALCIO E STUDIO, INSIEME È MEGLIO
Se il figlio va male a scuola spesso i genitori addossano la colpa anche all’attività sportiva, ecco perché è un errore ed è opportuno coltivare entrambe, in parallelo.
Giovedì 3 Settembre 2015 | Roberto Mauri

Con l’estate sono arrivati puntualmente i verdetti, sia quelli sportivi sia quelli scolastici, fra poco si ricomincia: la scuola che accresce mente e conoscenze, lo sport fisico e salute. Per un intero anno le due attività sono andate avanti, ciascuna secondo i suoi ritmi e percorsi, a volte intrecciandosi, a volte ignorandosi, a volte scontrandosi, sempre comunque alla ricerca di buoni risultati e migliori prestazioni, fino al traguardo finale. Pur nella loro autonomia, scuola e sport hanno molto in comune: condividono logica e obiettivi, puntando entrambi a sollecitare il giovane a dare il meglio di sé, sviluppare le sue qualità e andare il più lontano possibile. Ambedue si basano sul rispetto delle regole, sul confronto leale, sul riconoscimento dell’impegno e del merito. Entrambi mettono il ragazzo o la ragazza costantemente alla prova alzando, nel tempo, l’asticella da superare.
E SE A SCUOLA VA MALE?
Tutto funziona finché il giovane riesce a gestire con successo l’impegno sui due fronti. La convivenza tra scuola e sport entra invece in crisi quando i risultati ottenuti su un versante, di solito quello scolastico, non sono positivi. In pratica, quando l’impegno nello studio sembra essere inferiore alle attese, scatta nei genitori una reazione negativa nei confronti dell’attività sportiva, quasi essa ne fosse responsabile. Ciò che era a tutti gli effetti una positiva alleanza educativa diventa un confronto tra realtà antagoniste, a scapito il più delle volte della pratica calcistica. Spaventati dall’insoddisfacente esito scolastico i genitori, con l’avallo più o meno esplicito dell’insegnante, tendono ad accusare l’attività fisica e agonistica di distrarre e affaticare il giovane. Ne consegue, in molti casi, un uso strumentale dello sport, che diventa un premio o un divieto in funzione dell’applicazione nello studio.
PERCHÉ NON HA SENSO CONTRAPPORLI
Sappiamo tuttavia che esistono e vanno coltivate intelligenze diverse, non solo quella di tipo cognitivo: quella emotiva, quella sociale, quella motorio spaziale, sono egualmente importanti per la crescita. Scuola e sport operano entrambe nello sviluppare l’autostima, la fiducia in se stessi e la resilienza, ovvero la capacità di tollerare lo stress e reagire positivamente a difficoltà e insuccessi. Non ha senso, né particolare efficacia educativa, contrapporli o usare l’uno quale carota per l’altro. Piuttosto esse consentono di offrire maggiori opportunità, percorsi ed esperienze. Lo sport non solo non distrae dalla scuola ma, al contrario, crea nuove opportunità. Ricordate: le esigenze di recupero nello studio non si favoriscono negando l’attività calcistica, così come una deludente stagione sportiva non porta a impedire di leggere un libro o guardare un buon film.
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