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ULIVIERI: «METTETE IL GIOCO AL CENTRO DEL CALCIO»

Dal presidente dell’Aiac consigli e indicazioni per tutti i tecnici. Quali le priorità negli allenamenti settimanali? Qualità del gioco e divertimento. Al via una stagione come tutor di Francesco Leone (Asd Filvilla) nella sezione Alleniamoci Insieme

Una stagione con i consigli di Renzo Ulivieri. Quest’anno nella sezione “Alleniamoci insieme” di Allfootball Francesco Leone, sulla panchina del Filvilla, formazione di seconda categoria toscana, si avvarrà del prezioso supporto del  presidente dell’Associazione Italiana Allenatori di Calcio e Direttore della Scuola Allenatori di Coverciano.  Un viaggio all’interno di una stagione tipo nel corso del quale Leone girerà al suo tutor dubbi e difficoltà, si confronterà sulle soluzioni da adottare e sulle scelte intraprese, sia a livello tecnico tattico sia di gestione del gruppo. Un viaggio che documenteremo, per farne un momento di discussione e di confronto. Eccolo, allora, il tecnico di  San Miniato con le prime semplici indicazioni in attesa che si entri nel vivo della stagione e si parli di situazioni di gioco, allenamento e soluzioni pratiche utili per tutti.

 

Con l’inizio degli allenamenti uno dei compiti che qualsiasi tecnico deve porsi è definire delle priorità sugli obiettivi da perseguire. Le cose che si vorrebbero e dovrebbero fare durante la seduta sono tante. Esistono dei criteri di base sui quali creare una sorta di “scaletta” di preferenze?

«Proprio perché non abbiamo tempo a sufficienza - spiega l’attuale tecnico del Pontedera femminile - il mio consiglio è quello di prendere come riferimento il gioco. Mettiamo come priorità tutto ciò che serve alla squadra per migliorarlo. Purtroppo fra i dilettanti ci sono spesso problemi legati alle strutture. I campi sono in condizioni pessime, lo spazio è ridotto e si comincia e finisce di corsa per rispettare chi c’è prima o chi viene dopo. Ma se un campo brutto, una palla giocata male o una condizione esterna sfavorevole ci condiziona fino a portarci a buttare via il pallone invece che giocarlo non andiamo da nessuna parte. Dobbiamo insegnare a giocare a calcio. Anche in queste situazioni oggettivamente scomode il gioco deve essere al centro. Ogni esercitazione deve essere pensata per fare esprimere al meglio la propria squadra.»

 

Quanto è giusto condividere idee di gioco e metodi di lavoro con la squadra? Qualche volta non si corre il rischio di trovare dissensi e creare attriti?

«Condividere non è solo giusto, è obbligatorio! Rendete i giocatori partecipi del vostro lavoro, spiegatevi e confrontatevi. I ragazzi o le ragazze si sentiranno coinvolti, seguiranno di più e con più entusiasmo. È importante anche il modo con il quale vi ponete loro: il linguaggio deve essere leggero, evitate toni duri o aspri. Che poi qualcuno non sia completamente d’accordo con quanto voi proponiate o con l’idea di calcio che volete portare avanti va messo in preventivo. A questo punto dovrete essere attenti e bravi a trovare gli argomenti giusti e affinché non si creino attriti, parlate con loro. Il confronto è sempre positivo perché genera crescita. Se un vostro calciatore vi dice “Ma io sono abituato a fare in quest’altra maniera…“ l’approccio giusto che dovete avere è quello positivo. Potreste rispondergli che va certamente bene anche come è abituato, ma che potrebbe anche provare a fare in un altro modo. Intanto per imparare qualcosa in più, che è comunque accrescente per il calciatore, poi per valutare assieme come sono andate le cose.»

 

Nell’approccio alla squadra viene prima il modulo di gioco o l’idea, il modello? Spesso, soprattutto nei dilettanti, si vorrebbe giocare con un sistema di gioco, ma sul campo le attese vengono deluse, magari perché mancano i giocatori con le giuste caratteristiche. Che fare dunque? Piccoli o grandi aggiustamenti, ma sempre all’interno del sistema prediletto o cambiare radicalmente sistemazione in campo?

«Il mio consiglio è quello di adattare il sistema di gioco alle caratteristiche dei vostri giocatori, dare preferenza quindi al modello, all’idea e stante le qualità dei calciatori trovare il modulo migliore. Tenete anche conto che i singoli possono anche migliorare. Lavorate anche sulle loro necessità. Se ci si trova nella situazione di cui abbiamo parlato, cioè progetto condiviso, ricerca del gioco e allenamenti orientati a imparare a giocare a calcio, la squadra sarà coinvolta e più entusiasta. Si presterà a esercitarsi un po’ di più anche singolarmente su ciò che va migliorato.»

 

Il calcio è tacciato d’essere un sport dove c’è poca cultura del lavoro rispetto ad altri e, in effetti, capita che ci si trovi di fronte a calciatori che mal digeriscono la fatica. Eppure i sacrifici sono necessari per ottenere risultati in termini sia di miglioramento sia di vittorie. Come si gestiscono eventuali reticenze a richieste d’impegno importanti?

«Non dimentichiamoci che questi ragazzi e queste ragazze vengono da una giornata di lavoro o di scuola (che è comunque pesante) e giustamente vogliono divertirsi, vivono il calcio come la loro passione e momento di svago. Mettere fatica, in un gioco, al termine di una giornata già di per sé faticosa non è così piacevole. Dunque ripartiamo da ciò che vi ho detto prima: la vostra bravura deve essere quella di farli lavorare sodo attraverso il divertimento. Si può fare: con un po’ di fantasia e di competenze la seduta di allenamento può essere gradevole e allenante allo stesso tempo. Allenarsi in modo serio ma giocoso sono le due linee guida del vostro lavoro sul campo»

 

Fine prima parte

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