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CARI ALLENATORI, NON COSTRUITE SOLDATINI

I consigli di Renzo Ulivieri per gli istruttori a poco più di un mese dal suo intervento allo stage di Piedimulera, le sue indicazioni per costruire giocatori pensanti.

La fase offensiva, nel calcio, è quella nella quale in più che in ogni altro momento della costruzione del gioco serve fantasia, creatività e imprevidibilità. D'altro canto ai giovani andrebbero e vanno insegnati anche i movimenti collettivi codificati e i corretti tempi di gioco d'attacco. Come si conciliano le due cose? È un po' la scommessa che gli istruttori di settore giovanile devono vincere nel loro lavoro con ragazzi e ragazze. Renzo Ulivieri, a poco più di un mese dal suo intervento previsto nello stage per allenatori di Piedimulera, ci regala alcuni consigli, sui quali torneremo con lui in aula e sul campo.

 

Scopri il prossimo appuntamento con Renzo Ulivieri

 

CHE CERCHINO E TROVINO LORO LE SOLUZIONI

«Per insegnare qualsiasi aspetto del calcio la prima scelta che l’allenatore deve fare – spiega il presidente dell'Aiac - è scegliere i mezzi da usare, poi i criteri d’insegnamento.Con i giovani la prima cosa da fare è non dare loro soluzioni precostituite. Lasciate che siano i ragazzi o le ragazze a cercare e trovare la soluzione. Lasciate loro libera scelta su come comportarsi e spingeteli a farlo per ogni situazione di gioco: il calcio ne propone un’enormità. Questo perché con i giovani che sono all’inizio del percorso formativo si corre altrimenti il rischio di creare dei soldatini che eseguono a memoria e pedissequamente le indicazioni impartite dal tecnico. Lasciate che sviluppino le loro capacità creative. Lo faranno provando e anche sbagliando ma si costruiranno col tempo un prezioso patrimonio di esperienze. Se creiamo dei meri esecutori d’ordini faremo veramente poca strada e di questo gli allenatori devono assolutamente tenere conto.»

 

E I TEMPI E GLI SPAZI DI GIOCO?

Tempi giusti e un corretto utilizzo degli spazi di gioco, soprattutto in fase offensiva, però vanno trasmessi... «Certamente sì! Ma la via esperienziale con i giovani resta la più indicata. Meno segno il campo e meglio è. I giocatori sono così costretti a dover eseguire gli adattamenti necessari per partecipare in modo positivo a qualsiasi azione trovando loro i riferimenti. Per ciò che riguarda i tempi di gioco l’opinione prevalente, l’indicazione che mi sento di fornire, è quella di non limitare i tocchi. Il calcio è un gioco che ha tempi variabili. Per farsi dare palla il tempo di uno smarcamento viene dato anche da chi la palla ce l’ha, dal suo comportamento, questo dipende dai suoi tempi, dalle sue caratteristiche e dalle sue scelte. In sostanza la nostra scuola, quella italiana, sullo scegliere se lavorare sul pensiero semplice o sul pensiero complesso, punta decisamente a quest'ultima via. A ogni situazione corrispondono più soluzioni, non una sola e sono sia individuali sia collettive.»

 

PARLIAMO MENO E STIAMO ATTENTI A QUELLO CHE DICIAMO

Quale consiglio ai giovani allenatori che approcciano per le prime volte al calcio dei giovani, agli istruttori che hanno un ruolo così delicato, importante e fondamentale nella crescita di ragazzi e ragazze? «Molto semplicemente far sentire poco la loro voce durante gli allenamenti, i protagonisti sono i giovani calciatori. Vanno osservati, capiti e aiutati e ci sono tanti e diversi momenti della vita di squadra nel corso dei quali le cose possono essere dette in modo proficuo. E poi bisogna anche che stiate molto attenti a quello che dite...»

 

Leggi le altre interviste a cura di Gianluca Ciofi e della redazione di Allfootball

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