IL CALCIO NEL DNA: BEPPE E REGINA BARESI
Per la serie “buon sangue non mente”, intervista al grande centrocampista nerazzurro e a sua figlia, centravanti e capitano dell'Inter femminile. Due carriere tinte di nero e... Azzurro.
Venerdì 19 Giugno 2015 | Gianluca Ciofi
Di virtù calcistiche che si tramandano di padre in figlio è piena la storia, presente e futuro di questo sport non mancheranno di regalarci gesta di calciatori (uomini) grazie ai quali il classico “buon sangue non mente” resterà un must fra i detti popolari. L’Italia sta scoprendo solo ora che vale anche tra uomo e donna. Citiamo doverosamente i fratelli Gabbiadini: Manolo (Napoli, nazionale italiana) e Melania (Agsm Verona, nazionale italiana) e i Nainggolan: Radja (Roma, nazionale belga) e sua sorella gemella Riana (Res Roma, nazionale belga). Gli emblemi sono però Beppe Baresi e sua figlia Regina. Papà non ha bisogno di presentazioni, sua figlia, 23 anni, è una giovane attaccante emergente, in forza all’Inter (guarda caso) femminile da poco premiata dal Ct della nazionale italiana Antonio Cabrini con una convocazione in azzurro. Una passione nata sin da piccola, dopo avere provato diversi sport ha scelto il calcio, la famiglia ha deciso di assecondarla e i risultati sono stati ottimi. Ai media nazionali, ovviamente, la bella favola non è passata inosservata e le hanno dedicato ampio spazio, noi di Allfootball ci siamo cimentati in un mini faccia a faccia:
In cosa lei (lui) è più forte di te?
Beppe: «è tecnicamente più brava».
Regina: «in campo aveva molta più grinta di me».
Qual è, invece, il suo punto debole?
Beppe: «le manca un po’ di cattiveria in area di rigore».
Regina: «non posso rispondere, non me lo ricordo molto come calciatore…».
Qual è la cosa più emozionante in una partita di calcio? Il pallone che entra in rete, un assist perfetto…
Beppe: «il fischio finale dell’arbitro quando stai vincendo una partita importante».
Regina: «L’esultanza subito dopo avere segnato un gol!».
Il momento più brutto?
Beppe: «quando stai vincendo quella stessa partita importante e tutto va in fumo nel finale perché l’avversario ti rimonta, se poi eri in vantaggio di tanto, tipo tre gol, è terribile…».
Regina «Perdere una partita che conta, oppure quando ti infortuni».
Un gesto scaramantico prima di entrare in campo?
Beppe: «tenevo la maglietta fuori dai pantaloncini, se l’arbitro me lo consentiva».
Regina: «non ne ho».
Quando perdo….
Beppe: «tornavo a casa e passavo una nottataccia a pensare e ripensare agli errori e alle cause della sconfitta»
Regina: «io resto delusa da morire per tutta la sera».
Sei solo/a davanti al portiere ma forse c’è un compagno/a piazzato/a meglio… che fai?
Beppe «da buon centrocampista qual ero opto per l’appoggio sicuro».
Regina: «Se posso segno, altrimenti passo il pallone… come dici? Ho solo un attimo per pensare? No, no allora tiro in porta…».
Le tre calciatrici più forti di tutti i tempi?
Beppe «…al mondo non so, conosco le italiane e allora dico Morace, Panico e Gabbiadini».
Regina «…la brasiliana Marta, l’americana Alex Morgan e Melania Gabbiadini…».
Giocheresti (avresti mai giocato) nel Milan?
Beppe: «beh nella vita non si può mai dire mai, ma per come è andata… certo che no (sorride)».
Regina: «no».
Prima non prendere gol o farne sempre uno in più dell’avversario?
Beppe: (senza esitazioni) «prima non prenderne!».
Regina: «cercare di farne sempre uno in più perché se ti fanno gol e non sai segnare non vinci».
Cosa deve fare l’Italia per far crescere il calcio femminile al pari delle nazioni al top in Europa?
Beppe: «occorre investire sulle ragazze, dare loro strutture, allenatori e dirigenti capaci, altrimenti non si può crescere come si vorrebbe».
Regina: «serve che gli italiani e le istituzioni credano di più nel nostro sport, in modo da ottenere maggiore visibilità, con tutto ciò che ne consegue».