CALCIO: PIÙ PREVENZIONE MENO INFORTUNI
Il posturologo di fama mondiale Vincenzo Canali scende in campo per consigliare preparatori e allenatori su come valutare e lavorare con calciatori adulti e di settore giovanile.
Venerdì 27 Gennaio 2017 | Barbara Cologni
Il posturologo di fama internazionale Vincenzo Canali (fra gli atleti da lui seguiti ci sono i campioni di atletica leggera Antonietta di Martino, Giuseppe Gibilisco, Stefano Baldini e Yelena Isinbaeva solo per citarne alcuni) è stato anche consulente relatore del Centro Tecnico Figc di Coverciano ed è figura di riferimento in materia per l’Aipac. Ha lavorato anche con numerosi calciatori e nella sua filosofia il campione di Serie A è uguale al giocatore dei campionati cosiddetti minori, perché come spesso afferma “cambia la serie, ma non il problema”. «L’errore che vedo fare – ci spiega - è proporre lo stesso esercizio, o meglio lo stesso modo di svolgere l’esercizio e gli stessi carichi per tutti. Indistintamente. Il preparatore atletico, invece, dovrebbe personalizzare il lavoro con i singoli calciatori. Gli esercizi a livello funzionale, seppur necessari, daranno risultato soltanto se svolti con qualità e con un contenuto che non può e non deve essere uguale per tutti.»
Da un punto di vista posturale qual è l’aspetto da osservare per primo nel calciatore?
«Il bacino, perché è lì che ogni suo movimento ha il baricentro. Una posizione non corretta influisce sul sistema polpacci – quadricipiti - muscoli posteriori - pettorali ecc., che si accorcia. In questa condizione, il giocatore, quando calcia, chiama agli straordinari le articolazioni del ginocchio e aumenta gli angoli di estensione dell’anca, alzando il rischio di stiramenti e pubalgie. Il posturologo legge le cause che bloccano la posizione del bacino.»
Preparatore atletico e posturologo, come possono collaborare?
«Premettiamo che parliamo di posturologo che cura la riprogrammazione posturale. Il suo compito è mettere in grado il preparatore di lavorare sulla causa del dolore muscolare e non soltanto sulla sua conseguenza, fornendogli gli strumenti adatti: dovrà proporre esercizi da svolgere in angoli accettabili per il singolo calciatore.»
Calciatore adulto e giovane calciatore: cosa cambia?
«Nell’adulto la problematica deriva da uno standard di apprendimento che è già consolidato, quindi il nostro intervento è sì per prevenzione, ma soprattutto per risolvere i problemi quando purtroppo sono già in atto. Saranno quindi soluzioni valide, ma certamente più intense e mirate. I giovani, avendo alle spalle meno anni di attività, hanno automatismi meno accentuati. Il preparatore, in questo caso, dovrebbe far svolgere loro della ginnastica preventiva. I piccoli scompensi che hanno, se non corretti, porteranno a squilibri più accentuati e si consolideranno nel tempo. La ginnastica preventiva gioca un ruolo molto importante, aiuta a limitare e/o diminuire i traumi tipici della crescita, che vengono accentuati dagli atteggiamenti sbagliati del bacino e delle caviglie, due parti del corpo che nel calcio sono molto utilizzate. Con i più giovani basta la classica occhiata generale e semplici test di mobilità articolare. Non serve chissà quanto tempo per rendersi conto se c’è qualcosa da correggere: ci accorgiamo di chi fa fatica a chiudersi in avanti o di chi fa fatica a flettere il ginocchio e così via. E con altrettanti semplici esercizi il problema si risolve velocemente. Prima si dà al ragazzo un minimo di elasticità, che permette di ripristinare le posizioni, poi si insegna il movimento.»
Lei tiene diversi corsi: c’è una parte che predilige?
«Sicuramente la pratica! Per me è tanto utile quanto necessario verificare sul campo quanto viene affermato dalla teoria. Gli esercizi, o meglio, lo svolgimento degli esercizi si impara soltanto con la pratica.»
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