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CALCIO E GIOVANI: SPECIALIZZAZIONE SI O NO?

Nel settore giovanile è meglio far sperimentare ai calciatori più ruoli e arricchire il loro bagaglio di esperienze o dare subito loro specifiche competenze?

L’argomento, si sa, è da sempre molto discusso. Alla tendenza, più moderna, di lasciare che i giovani calciatori sperimentino le più disparate situazioni di gioco possibili si oppone con fermezza chi non concorda. Secondo questi ultimi, come avviene in molti altri sport, le caratteristiche distintive di un giovane calciatore vanno allenate e curate specificatamente sin dall’inizio per esaltarle nel ruolo a lui più adatto e nel quale sono più utili. Ecco cosa ci hanno scritto i nostri lettori e l’opinione di Christian Botturi già responsabile del settore giovanile del Mantova oggi direttore del centro di formazione Fc Internazionale di Montichiari.

Christian Botturi

L’OPINIONE DI CHRISTIAN BOTTURI

«La fascia d'età dell'attività di base, dai 5 anni 12 anni, è molto delicata a causa del continuo mutamento delle caratteristiche fisiche, motorie, psicologiche del giovane. Dal punto di vista motorio e coordinativo piccoli assorbono come delle spugne qualsiasi input che gli viene dato, che siano semplici giochi per lo sviluppo degli schemi motori di base o esercizi sullo sviluppo situazionale. Ed è per questo che la specializzazione in questa età, dal mio punto di vista, non deve esistere ma tutte le proposte che vengono somministrate devono essere viste come un'opportunità di crescita generale. È chiaro che, tatticamente parlando, già a otto anni si può capire se un giovane è più predisposto a giocare dalla metà campo in su piuttosto che avere attitudini a ruoli difensivi. Ma è giusto che il bambino o la bambina sperimentino più posizioni perché assimileranno esperienze che, più avanti, li renderanno completi.»

E QUELLA DEI LETTORI

Alberto Casazza ci scrive sulla stessa falsariga: «i giovani sono soggetti a continui cambiamenti fisici e mentali, credo sia opportuno assecondare tali variazioni anche nel calcio, dapprima facendo sperimentare e in seguito scegliendo un ruolo. Nel calcio degli adulti si richiede di essere pronti, di saper giocare, è quindi necessario fornire ai calciatori più conoscenze possibili, queste aumenteranno anche le loro chance d’essere impiegati in campo. E per chi eccelle in un ruolo suggerisco di non cambiargli definitivamente il posto in campo ma utilizzare le partite per migliorarne determinate capacità. Per esempio un attaccante messo a centrocampo migliorerà nel possesso palla, la capacità di smarcarsi o nel tiro da fuori; un difensore inserito a centrocampo migliorerà la gestione del pallone sotto pressione e così via…»

 

LASCIATELI LIBERI E OSSERVATELI

Dice Roberto Bruscagin: «Ho otto anni di esperienza come allenatore di settore giovanile e penso che si debba dare loro libera scelta di poter cambiare. Poi deve essere l'allenatore capire chi è più portato per un ruolo chi per un altro e per capirlo deve provare il giocatore in diverse posizioni e situazioni. Porto l’esperienza di mio figlio passato da grande portiere a ottimo difensore e ora che è uno juniores è un perfetto attaccante. Quello che sostengo è… lasciamoli giocare, in genere se li scelgono loro o vengono spinti da amici… “stai tu in porta perché sei il più bravo”…». Per Fabio Liberali «Meglio sperimentare tutti i ruoli per saper scegliere e risolvere la situazione in tutte le zone di campo che richiedono spazi, tempi e percezione di verse di gioco. Questo fino ovviamente al completo sviluppo del giocatore quando si decide il ruolo specifico per caratteristiche morfobiologiche e cognitive acquisite durante il processo di crescita». Claudio Motta, invece, sta dalla parte della specializzazione: «in altri sport si specializza sin da subito, nell’hockey su ghiaccio per esempio si orientano subito i giocatori a ruoli difensivi o offensivi perché gli stili di pattinata sono completamente differenti. Dal mio punto di vista, dunque, se si notano chiaramente delle caratteristiche distintive è opportuno quando sono giovani, dunque in grado di apprendere in fretta, di dar loro l’imprimatur fondamentale per quel o quei due ruoli nei quali possono eccellere e solo successivamente, volendo, fargli ampliare gli orizzonti».

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