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CALCIO: IL PIEDE DELL’ADOLESCENTE

Dai nove ai dodici anni i piedi sono soggetti a una crescita che può portare all’insorgenza del morbo di Haglund. Prevenzione e cura.

Lo sviluppo del piede termina indicativamente intorno agli otto anni, da quel momento in poi possiamo cominciare a considerarlo alla stregua di quello di un calciatore adulto. Nello stesso tempo non dobbiamo confondere lo sviluppo con la crescita. Come tutti sappiamo, i piedi di un bimbo di otto anni non sono gli stessi di un uomo di venti. Continueranno, infatti, a crescere fino al termine dello sviluppo fisico, aumentando in lunghezza e nelle capacità muscolari. In questo post trattiamo la prevenzione di una patologia molto seria che può compromettere per sempre la carriera dei giovani calciatori.

 

IL MORBO DI HAGLUND

Questo è il termine scientifico di una patologia che interessa la faccia posteriore del calcagno, per l’esattezza il punto del piede nel quale si inserisce il tendine di Achille. Quando, nella fascia d’età dai 9 ai 12 anni, i giocatori hanno un dolore persistente nella parte inferiore del ginocchio, si teme che possa essere causato da una nota patologia legata alla crescita: l’osteocondrosi della tuberosità tibiale o morbo di Osgood Schlatter. Lo stesso tipo di dolore che si sviluppa nella parte posteriore o inferiore del tallone viene generalmente trascurato. Le cause che determinano questa patologia sono le stesse che provocano il dolore al ginocchio, cioè un sovraccarico muscolare che determina un’infiammazione nel punto in cui si inserisce il tendine (nucleo di accrescimento del tallone). È una patologia molto conosciuta in medicina, ma poco nota negli ambienti sportivi nei quali spesso viene confusa con una semplice tallonite o fascite plantare. I giocatori che ne soffrono cominciano a lamentarsi in maniera insistente di un dolore nella faccia posteriore del calcagno, un fastidio simile a quello provocato da una calzatura troppo rigida.

 

SE IL DOLORE AUMENTA ANDIAMO DA UNO SPECIALISTA

In un secondo momento il fastidio iniziale può trasformarsi in una vera e propria zoppia che compare nella parte iniziale dell’allenamento e che nel corso delle settimane aumenta sempre di più, obbligando il giocatore a interrompere l’attività fisica. Durante questa seconda fase può essere presente anche un gonfiore e un rossore a livello della faccia posteriore del calcagno, a testimonianza della presenza di uno stato infiammatorio che in caso di cronicizzazione può arrivare a modificare la struttura ossea. Il consiglio è quello di porre molta attenzione a questo genere di patologie. Non è mia intenzione allarmare allenatori e genitori. All’inizio della sintomatologia dolorosa è anche possibile proseguire regolarmente l’attività sportiva in attesa di una risoluzione spontanea del problema, ma qualora il dolore dovesse persistere vi consiglio di rivolgervi quanto prima a un professionista del settore. Maggiore sarà la tempestività della diagnosi, minore sarà il tempo di interruzione dell’attività sportiva.

Leggi gli altri post a cura di Riccardo Fenili

 

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