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MATTI PER IL CALCIO: FOLLIA E RAGIONE IN CAMPO

Al via, a Montecatini Terme, la manifestazione nella quale si promuove il calcio come strumento di un percorso riabilitativo per chi ha deficit mentali.

Il calcio può essere il luogo dove follia e ragione coesistono. Noi con loro: ecco allora la manifestazione Matti per il calcio. Stefano Cavalli è il responsabile della squadra Va Pensiero di Parma, uno dei 16 team che daranno vita alla X Rassegna nazionale dei Centri di Igiene Mentale, che si terrà a Montecatini Terme (Pistoia) dal 22 al 24 settembre, organizzata dall’Uisp. «Ho iniziato come infermiere nel 1992 nella Ausl di Parma – ci racconta -. Un’attività che per me non è mai stata soltanto un impiego, sentivo che avevo la possibilità di sfruttare la mia esperienza precedente nella quale avevo praticato varie attività sportive, soprattutto calcio. Immaginavo che lo sport poteva fare qualcosa, trasmettere la capacità di mettersi in gioco e responsabilizzarsi, perché ciascuno di noi è responsabile della propria salute. Penso che le strutture debbano puntare a rendere autonome le persone con disagio mentale invece che assisterle in un percorso di cronicità della malattia».

 

RISVEGLIARE PASSIONI ED EMOZIONI

«C’erano ragazzi giovani con disagio mentale che trascorrevano intere giornate a letto, mangiavano e prendevano medicine, gli altri decidevano e a loro rimaneva soltanto un ruolo passivo. Vedevo che in questa realtà le passioni e le emozioni divenivano rami secchi. Ho tenuto duro e non mi sono scoraggiato.  Ho fatto grossi sforzi anche per dimostrare alla struttura sanitaria l’importanza dello sport. All’inizio venivo tollerato, ma col tempo gli utenti dimostravano di apprezzare questo approccio. Le parole chiave del mio intervento, in campo e fuori, sono passione e condivisione.»

 

AIUTIAMOLI A ESSERE DI NUOVO AUTONOMI

«Il mio lavoro è motivare: anche far uscire uno di casa non è facile, quando in casa ha tutto – prosegue Cavalli - . All’inizio si tratta di spingere queste persone a badare a loro stesse, a diventare responsabili delle loro giornata, a uscire per comprare ciò di cui c’è bisogno. Adesso sono loro che tengono agli allenamenti e alle partite, hanno un gruppo di amici nel quale nessuno li giudica, conoscono persone nuove. Questi sono segnali importanti di autonomia e di autostima. Se ho un riferimento? Cesare Prandelli, lui sì. Uno che prima di tutto si preoccupava che i giocatori andassero d’accordo tra di loro. Lo abbiamo incontrato a Coverciano nel 2012, allenava la nazionale di calcio e passò un’intera giornata con noi, abbiamo fatto un allenamento e una partitella. Mi è rimasta in testa la sua umiltà, pur non conoscendo i ragazzi si vedeva che lo faceva col cuore, stabilì subito un rapporto di confidenza e di fiducia.»

 

LE STORIE DEI PROTAGONISTI

L’obiettivo di Matti per il calcio è quello di abbattere barriere e pregiudizi attraverso un torneo che è il punto di arrivo di progetti e interventi che l’Uisp promuove con continuità a livello territoriale ormai da circa trent’anni. Un modello che unisce e tiene insieme molti interventi di sport sociale e per tutti, con continuità e concretezza. Chi sono i protagonisti di Matti per il calcio? Il portiere della squadra "Fuori di pallone" di Torino è Roberto, ventiduenne con una insufficienza mentale, tecnicamente molto bravo, fatica però a riconoscere la sua difficoltà. La fiducia che ha riposto nei suoi allenatori gli ha permesso di intraprendere un percorso che lo infastidiva e non voleva riconoscere. Solo dopo aver iniziato a giocare nel torneo di Matti per il calcio, infatti, ha cominciato a fare domande sulle problematiche dei suoi compagni di squadra, a riflettere sulla loro condizione. Dopo un percorso lungo un anno, Roberto ha cominciato a porsi domande anche su se stesso, arrivando alla conclusione che una disabilità può essere anche intellettiva e che ottenere la certificazione di invalidità lo avrebbe potuto aiutare in alcuni ambiti della vita quotidiana. Una volta presa la decisione ha fatto la certificazione e ha capito che il certificato non lo discrimina né lo stigmatizza, ma anzi lo aiuta in alcune questioni pratiche.

 

DA BARI E DA VERONA

Tra i ragazzi di Bari c’è Donato, 38 anni. Da sette è inserito in una Comunità riabilitativa psichiatrica ad alta intensità e dal 2009 partecipa attivamente alle attività proposte, in particolare a quelle sportive, soprattutto il calcio. Questo percorso gli ha permesso di realizzare sensibili miglioramenti a livello sia psichico sia affettivo, tanto da essere inserito in strutture a minore intensità, quali i Gruppi appartamento. Inoltre, recentemente ha iniziato a sperimentare un progetto di convivenza con la sua compagna, in accordo con il CSM. ”Il tulipano” di Legnago (VR) partecipa per la prima volta alla rassegna nazionale Matti per il calcio. In campo ci sarà anche Giuseppe: poco più che ventenne, ha grandissime difficoltà di socializzazione e un eloquio ridotto al minimo, oltre a essere molto schivo. Soffriva molto dell'effetto stigmatizzante del servizio psichiatrico, mentre il contesto esterno, l’ambiente prettamente maschile, il linguaggio del corpo che prevale su quello verbale, il gioco con le sue regole come mediatore di relazione hanno permesso una migliore espressione di sé, facilitando l'acquisizione di autostima.

 

IL CALCIO PER COMBATTERE LA SCHIZOFRENIA

Nell’Atletico Niguarda di Milano giocano Pasquale, Alessandro, Valerio e Franco della comunità riabilitativa dell’ospedale. Sono giovanissimi, hanno dai 20 ai 23 anni e una diagnosi di schizofrenia. Dall’anno scorso giocano a calcio una volta alla settimana, il mercoledì, nel campionato regionale. Però una volta ogni sette giorni era poco per loro, così hanno trovato un campo all’interno dell’ex ospedale psichiatrico Pini, dove vanno tutti i venerdì a giocare con alcuni ragazzi della zona. Per raggiungere il campo prendono la metropolitana e impiegano mezz’ora. Inoltre, hanno cercato altri ragazzi con cui giocare e ci hanno fatto amicizia: per un paziente psichiatrico è una cosa molto positiva. Tutti e quattro da fine settembre inizieranno un percorso di inserimento lavorativo, ma vogliono mantenere il mercoledì libero per l’attività sportiva.

 

Leggi gli altri post a cura di Ivano Maiorella e dell’Uisp

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