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SPARITO IL GIOCO È RIMASTO L’AZZARDO

Lo scandalo (annunciato) che ha coinvolto la Fifa dice, ancora una volta, che il calcio dei ricchi è lontano dai valori per cui nasce e vive in chi lo pratica per le strade.

È sparito il gioco, è rimasto l’azzardo. Per questo il calcio non è più sociale. O meglio, non lo è più complessivamente, nel suo insieme unitario. Così come non lo è la partecipazione politica. La secessione è nei fatti, la frattura per essere ricomposta avrebbe bisogno di nuovi valori, nuove facce e nuove regole. Chissà, domani.

La ricomposizione del calcio, come quella tra cittadini e politica, richiederebbe motivazioni che la rendano possibile. Per ora i governi nazionali hanno altro da fare, la politica internazionale anche, l’ordinamento sportivo rimane un buco opaco pure nelle Università. La corruzione nei vertici Fifa ha mosso Interpol ed Fbi, che cosa produrrà? Possibile che nei Palazzi nessuno si fosse mai accorto di aver convissuto con venti anni di criminalità organizzata? Eppure già un anno fa il Sunday Times aveva pubblicato un dossier sul Qatargate (http://www.thesundaytimes.co.uk/sto/news/uk_news/fifa/article1417325.ece). Ed era partita la solita macchina del fango e quella delle lobbies. Ci sono due mondi del calcio, che si stanno allontanando tra di loro sempre di più.

La city, dove il calcio dei campioni e degli affari è un fenomeno sociale, nel senso che tocca la vita di masse di persone, le emoziona e le inebria. Quello in cui scorrono fiumi di denaro, dove la dirigenza ne è consapevole e ci lucra. Non lo molla, difesa da un sistema oligarchico e non democratico, che gli consente tutto o quasi. E riproduce se stessa, come la classe politica. Il signor Blatter, che è stato rieletto dal suo parlamentino come se niente fosse, si è dimesso ma rimarrà in carica sino al marzo 2016. Cosa che gli permetterà di amministrare la Coppa America del centenario e oculatamente vigilare affinché i Mondiali assegnati alla Russia di Putin nel 2016 e quelli al Qatar del 2022 non vengano spiegazzati.

C’È UN CALCIO CHE GENERA INTERAZIONE E UNISCE

Poi c’è la strada, il calcio sociale, quello del territorio, quello che unisce, quello “scarpone”, selvaggio e polveroso. Mai così distante dall’altro, suo malgrado, come in questo momento. Qui il calcio produce socialità, valori, identità. In questo senso è social, genera interazione, è un campo aperto di partecipazione e integrazione. Non ha interessi da difendere, non è quotato in borsa. Forse in cielo sì, ma quello è un altro discorso. E il gioco più bello del mondo, istintivo e popolare. Il calcio sociale è il linguaggio più diffuso al mondo. Sognare di essere Messi non costa niente, ma la cosa davvero importante è correre dietro a una palla, la lanterna magica alla portata di tutti. Persino per i bambini del popolo Sarawhi, gente nomade abituata a spostarsi velocemente da una zona all’altra del nord del deserto del Sahara, segregata in campi profughi da Marocco e Algeria. Per loro è stato inventato un pallone speciale, indistruttibile. Per favorirne l’acquisto e la distribuzione è partita una catena di solidarietà internazionale, che si chiama One World Football Projet (http://www.oneworldplayproject.com/).

 

LE INIZIATIVE UISP IN ITALIA

In Italia, la Lega calcio Uisp del Piemonte, organizza ogni anno da aprile a giugno una serie di tornei in decine di città del territorio (http://www.uisp.it/calcio/index.php?contentId=402).

Le Finali nazionali del calcio Uisp coinvolgeranno 63 squadre dal 24 al 28 giugno nella Riviera Romagnola. Calcio giovanile, amatoriale e femminile (presente con 12 team) che farà incontrare duemila persone da tutta Italia (http://www.uisp.it/calcio/index.php?contentId=435). Dal 1 al 5 luglio tornano i Mondiali Antirazzisti: cinquemila giovani da tutta Europa, 170 formazioni e altre 60 tra basket, pallavolo e rugby, 400 partite no-stop, 300 volontari, 24 campi ricavati nel parco di Bosco Albergati, alla periferia di Castelfranco Emilia (Modena). Il calcio d’inizio è previsto giovedì 2 luglio alle ore 15: da quel momento prenderanno il via partite non stop, autoarbitrate, con squadre miste composte da migranti, tifoserie ultrà, ragazze e ragazzi di varie città italiane ed estere. La novità di quest’anno è la collaborazione con l’Aic (Associazione Italiana Calciatori), che sarà presente con una squadra e col suo presidente Damiano Tommasi e che venerdì 3 luglio alle 18 darà vita all’incontro “Diamo un calcio a questo calcio”. Insieme a lui ci saranno anche Renzo Ulivieri, Luca Di Bartolomei, Carlo Paris, Matteo Marani e Vincenzo Manco. (http://www.mondialiantirazzisti.org/new/). Sui campi di periferia, quelli del calcio giovanile, si dice che i ragazzi vivono dell’esempio spesso negativo dei campioni del calcio maggiore. Così come i loro genitori che pensano che la sola cosa importante per i propri figli sia vincere. L’invito è quello di approfittare di questo periodo estivo per conoscere da vicino il calcio sociale.

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