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IL LESSICO DEL CALCIO, FACCIAMO CHIAREZZA

Non confondiamo i principi con i concetti di gioco e non usiamo“a vanvera” la parola transizione

Qualsiasi opinione o intervento scritto e parlato in un campo vasto come quello calcistico è pieno di insidie e si presta a ogni tipo di rilievo e riconsiderazione. Sarebbe però importante imparare a distinguere quelli che fanno ben comprendere il calcio utilizzando un corretto linguaggio rispetto a quelli che vengono espressi in modo pressapochistico da chi vuole apparire grande esperto. A questo proposito facciamo un po' di chiarezza su lessico e interpretazioni nel calcio.

 

IL CALCIATORE PENSANTE, ORA LO VOGLIONO TUTTI

Finalmente, dopo tanto tempo, sento parlare di giocatore intelligente, giocatore pensante… Era ora, ed è proprio vero che qualsiasi novità - soprattutto nel calcio italiano - prima viene avversata a prescindere, poi discussa e, alla fine, accettata. Fatto questo iter passa nel lessico comune di tanti “inventori” che però erano stati i primi a ostarla. Un'altra anomalia lessicale riguarda l'utilizzo di “principi di gioco” quando sarebbe più corretto parlare di “concetti di gioco”. E qui vorrei pregare chi s'inventa un nuovo significato, senza tener conto della lingua italiana, di consultare un qualsiasi vocabolario. La definizione di principio è: inizio, origine, concetto fondamentale su cui ci si basa. Quella di concetto è: idea che la mente si forma, pensiero attivo, rappresentazione mentale di qualcosa, disegno. Sta a voi lettori capire quale dei due termini è il più appropriato.

 

LA TRANSIZIONE È UN FATTO MENTALE E NON TATTICO

Un altro termine calcistico che è diventato mediatico è “transizione”. Anche qui ognuno si sbizzarrisce a dare la sua interpretazione vantandone la primogenitura e in tanti sbagliano. Transizione vuole dire: passaggio da a, capacità mentale di reagire a una nuova situazione, modifica di un atteggiamento. È prettamente un fatto mentale non tattico. È la mente che dirige il giocatore non la tattica. Basta schemi, finalmente, anche questo è passato dopo anni di istupidimento dei giocatori. Ora sono i concetti le priorità da allenare. Basta allenare il movimento, alleniamo i giocatori all’azione che è cosa completamente diversa. Ogni ciclo, anche calcistico, ha la sua storia, ma non si può guardare sempre al passato, vivere con la testa all’indietro e osannare, all’infinito, i profeti di un tempo che furono anche se hanno portato straordinarie innovazioni. Il passato conta tantissimo ma perché ha creato le condizioni del presente. Il lessico va rispettato e non stravolto per intestarsi qualcosa che si è capito tardi. Mi piacerebbe, al proposito, che qualche “inventore” mi rispondesse... dovessi essere io che sbaglio.

 

Leggi gli altri post e guarda le esercitazioni a cura di Angelo Pereni

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