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CALCIO DONNE, ECCO LA SVOLTA

Obbligo di tesserare 20 ragazze under 12 per i club professionistici maschili di serie A e B. Diventeranno 40 dalla prossima stagione, per quattro anni consecutivi. Una rivoluzione.

Nell’anno che vedrà l’Italia ospitare la finale della Women’s Champions League (Reggio Emilia, 26 maggio 2016) è arrivata, in sordina ma sostanziale nei contenuti, la svolta epocale. Un calcio femminile italiano organizzato, elevato per dignità e risorse a quello delle più importanti nazioni europee e mondiali, non è più una chimera. Due iniziative adottate, di recente, dalla Figc possono essere la pietra su cui costruire il tempio di una vera e propria rivoluzione. Primo atto: la federazione obbliga, con un comunicato ufficiale le società professionistiche di A e B a tesserare almeno venti giocatrici Under 12, che diventeranno quaranta da qui ai prossimi tre anni per ogni stagione agonistica. Ne consegue l’obbligo di partecipare al campionato Giovanissimi e, a età raggiunta, Allievi, gli albori delle prime squadre di calcio femminile adulte costruite e preparate sotto l’egida e l’apporto di strutture e tecnici professionisti. Ma non è finita.

 

ASSORBIRE LE SOCIETÀ FEMMINILI?

Il Consiglio Federale del 26 maggio ha approvato una precisa modifica regolamentare che recita: Con specifico obiettivo di dare maggiore impulso allo sviluppo del calcio femminile in Italia e per favorire l’apparentamento di club femminili con società professionistiche maschili, è stata deliberata la modifica che permette per le prossime due stagioni sportive l’acquisizione del titolo sportivo, la conclusione di accordi di licenza o l’acquisizione di partecipazioni da parte dei club professionistici. Il che vuole dire, in sostanza, che è consentita ai club professionistici maschili, l’acquisizione dei club femminili. È, con ogni probabilità, l’inizio di una nuova era, con grave ritardo finalmente anche il belpaese si sta muovendo nella giusta direzione. I recenti campionati del mondo disputatisi in Canada hanno fatto registrare il record assoluto di spettatori (oltre un milione per 52 partite), 26mila paganti di media a gara (record assoluto per Canada-Inghilterra 56mila), inoltre, giova ricordarlo, il calcio femminile è disciplina olimpica. Premiati, dunque, gli sforzi della Commissione federale per lo sviluppo appositamente creata nel 2013 e attualmente presenziata da Rosella Sensi.

BERTOLINI: «È UN’OPPORTUNITÀ, NON UN’IMPOSIZIONE»

«Avrei sperato in misure molto più drastiche – ci spiega Milena Bertolini, coordinatrice nazionale dei responsabili regionali di calcio femminile, tecnico del Brescia e istruttrice presso i corsi federali per allenatori – ma capisco che trattandosi di un cambiamento enorme si sia scelta la gradualità e forse è meglio così. È il frutto della spinta di tutti, delle componenti istituzionali che da anni lavorano per il movimento, della base delle calciatrici italiane che da sempre generano una grande domanda alla quale non è mai stata corrisposta un’offerta adeguata. Penso che anche l’Uefa sia stata determinante, in Italia siamo indietro, troppo indietro, l’organismo europeo a fronte di concreti aiuti in termini economici ha chiesto alla federazione fatti altrettanto concreti. Ciò che auspico, è che i club professionistici non guardino all’iniziativa come a una sorta di imposizione ma la vedano come un’opportunità come è accaduto in Francia e in Inghilterra. Sarebbe importantissimo che bambini e bambine cominciassero presto a giocare assieme a calcio, come avviene all’estero».

Katia Serra (responsabile Aic per il calcio femminile) ci conferma che il piano di sviluppo è di ampio respiro. «Alcune società si sono già mosse, mi vengono in mente lo Spezia e il Livorno, ma so per certo che molte altre si stanno muovendo o lo faranno a breve (il Milan e l’Udinese, per esempio, n.d.r.). L’evoluzione del piano di sviluppo, della durata di sette anni, dipenderà dalle decisioni prese in merito all’assegnazione delle licenze alle società professionistiche. Non è escluso che in futuro, se tutto va bene come auspichiamo, si possa estendere la normativa anche alle società di Lega Pro e inferiori». Per chi volesse approfondire ecco il link al comunicato ufficiale della federcalcio 260/L del 2 aprile.

 

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