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QUALE ALLENAMENTO PER I BAMBINI?

Gli istruttori dedicano, giustamente, tanto tempo al lavoro analitico. Importanti studi dicono però che l’apprendimento vero lo si ha relazionandosi con gli altri, soprattutto gli avversari.

In questo ultimo scorcio dell’anno denso di tornei, tempo di verifiche e bilanci, mi capita spesso, osservando le squadre della nostra scuola calcio, di notare quanto diverso sia l’approccio di ciascuna alla partita. Il calcio è un gioco che ha caratteristiche e richiede requisiti uguali per tutti. Dove sono le differenze? A prescindere da quelle ovvie, l’età lo sviluppo morfologico, gli aspetti tattici, la disposizione in campo e l’impronta che i tecnici trasmettono. Due squadre di ragazzi o ragazze della stessa età si affrontano, a parità di valori tecnico tattici si avverte spesso che l’una in campo “c’è” di più, e l’altra meno. Una gioca con la consapevolezza di essere un tutt’uno, con la tranquillità che le deriva dalla naturale collaborazione fra gli elementi della stessa. Non è soltanto un fatto psicologico o tecnico, ma la certezza che in quella transizione il compagno che mi sostiene lo troverò, che davanti alla porta la zona dove battere il portiere la individuerò. L’altra appare meno attenta, deconcentrata, appoggiata più all’iniziativa individuale che a un intreccio corale di azioni e di idee. Ragioniamo allora sui criteri metodologici e formativi e cioè le strade attraverso cui si arriva ad avere un approccio alla partita piuttosto che un altro.

 

PORTIAMO IN GARA QUELLO CHE FACCIAMO IN ALLENAMENTO

Credo che la differenza stia essenzialmente nel fatto che in gara si riportano le decisioni prese, le intensità, la lettura delle situazioni, le esercitazioni efficaci e il clima vissuto durante gli allenamenti. Allora, come realizzare sedute di allenamento affinché i nostri giocatori possano dare il meglio? Quali scelte deve effettuare il mister? Quali sono le priorità?

Partiamo da quello che fa di solito un tecnico. Sulla base di un modello ideale di esecuzione spiega o mostra ai giocatori le principali componenti tecniche e tattiche da imparare nella seduta. Prova a fornire una chiara comprensione del programma di azione da interiorizzare puntando il focus sul come si svolgono le esercitazioni. Ma trascura, per questioni di tempo o per scelta, l'influenza delle condizioni in cui l'attività si svolge e il coinvolgimento emotivo e cognitivo del giocatore. Questo non è sbagliato, è quello che si fa, che si è fatto sempre è indispensabile. Si riempie il vaso.

Figura 1 – Il concetto di zona di sviluppo prossimale di Lev Vygotskij.

L’APPRENDIMENTO SI REALIZZA CON L’AIUTO DEGLI ALTRI

Solo che sarebbe bene approfondire anche altri aspetti, quelli che ci suggerisce Lev Vygotskij, pedagogista, con la sua zona di sviluppo prossimale (Zsp): l’apprendimento si svolge con l’aiuto degli altri. Ogni giocatore possiede un livello di sviluppo attuale e un livello di sviluppo potenziale che può essere raggiunto solo con l’aiuto di altre persone, che siano il mister i compagni di gioco o gli avversari. Se il processo di allenamento è impostato correttamente, la zona di sviluppo attuale del bambino si amplierà, in altre parole egli diventerà capace di eseguire autonomamente un compito che prima non sapeva eseguire e all'esterno della zona di sviluppo attuale si creerà una nuova zona di sviluppo prossimale (figura 1).

Le informazioni fornite dall’istruttore servono al giocatore per decidere e agire autonomamente poi le sue azioni mutano in base alle informazioni che gli arrivano dal contesto che lo circonda. La manovra della squadra è condizionata da quello che il contesto permette di fare quindi prendere decisioni nel calcio significa ricercare di continuo soluzioni. Ne segue che ha poco senso effettuare esclusivamente esercitazioni analitiche o prese fuori dal contesto di gioco reale. La decisione di un attaccante di tirare in un modo o in un altro avviene in partita nel momento in cui mette a fuoco la posizione del difensore che gli sbarra la strada verso il gol. Determinare a priori quale gesto tecnico o tattico dovranno eseguire i nostri giocatori in una data situazione può essere utile ma a volte fuorviante o deleterio. In quel poco tempo e spazio a disposizione il giocatore attingerà più dalla parte intuitiva che quella razionale del cervello. In conclusione, l’utilizzo della metodologia degli Small Sided Games (video di apertura e figura 2 clicca sull’immagine per ottenere la scheda completa dell’esercitazione) e dei Long Sided Games in cui il tecnico può inserire infinite variabili agli esercizi, risulta utile per riprodurre e provare durante gli allenamenti frammenti di partita.

Figura 2 – Un Ssg pensato per i più piccoli, trasmissione, possesso palla e quattro contro quattro finale.

Saper gestire le variabili durante il gioco e la conseguente consapevolezza che nasce da un lavoro provato e riprovato in allenamento (l’esperienza) potrebbe fare la differenza nelle prestazioni (foto di copertina Casati).

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