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LA FRATTURA DELLA ROTULA NEL CALCIO

Sintomi, diagnosi, trattamento e guarigione di un evento traumatico non molto frequente, ma al quale il calciatore può essere soggetto.

Le fratture della rotula rappresentano circa l’1% di tutte le fratture scheletriche. Avvengono quasi sempre per trauma diretto; per esempio, a causa di un violento impatto contro un avversario o una struttura di gioco. Le fratture più frequenti sono rappresentate da quelle trasversali complete, la cui sintomatologia si manifesta con:

  • la comparsa di un solco trasversale palpabile con motilità preternaturale dei frammenti
  • dolore, tumefazione ed emartro
  • l’impossibilità nell’eseguire movimenti di flesso estensione del ginocchio

Le rime di frattura verticali costituiscono un’evenienza piuttosto rara; in questo caso comunque deve essere presa in considerazione la diagnosi differenziale con la rotula bipartita congenita.

 

TRATTAMENTO

Nel caso in cui le fratture non siano scomposte, con una diastasi interframmentaria massima di 2-3 mm, e a patto che l’apparato estensore del ginocchio risulti integro, il trattamento è di tipo conservativo. È raccomandato l’utilizzo di una ginocchiera, che può essere gessata o meno, per quattro settimane, a cui debbono fare seguito altre due settimane di carico parziale associato a fisiokinesiterapia. Il trattamento chirurgico è invece indicato nel caso in cui vi sia una frattura che presenti una scomposizione dei frammenti maggiore di 4 mm associata a eventuale lesione tendinea. In questo caso le opzioni terapeutiche principali sono costituite dall’osteosintesi con cerchiaggio e fili di Kirschner e dall’osteosintesi con viti di Herbet. Il cerchiaggio dinamico è una particolare tecnica di osteosintesi, che sfrutta il movimento al fine di poter ottenere una compressione, di tipo fisiologico, a livello della rima di frattura, accelerando in tal modo i processi di riparazione biologica. Tuttavia questo tipo di osteosintesi impedisce di fatto la riabilitazione accelerata di un atleta, a causa della presenza del mezzo di sintesi stesso. Inoltre, tale trattamento tende a creare un profilo “quadrato” della rotula, al quale si aggiunge il fatto che, al termine del processo di guarigione, si rende necessaria l’asportazione del cerchiaggio. Le viti cannulate, al contrario, avendo un buon effetto compressivo durante tutto l’arco di movimento del ginocchio e resistendo egregiamente al carico tensivo nel corso dell’estensione completa, rappresentano la soluzione ideale nelle fratture traverse. La patellectomia rappresenta l’ultima alternativa chirurgica possibile e in ogni caso si cerca, per quanto possibile, di effettuare una patellectomia sub totale con la conservazione di almeno una metà della superficie articolare.

 

RIABILITAZIONE E RITORNO ALL’ATTIVITÀ SPORTIVA

Già in fase precoce il paziente deve cominciare a effettuare delle contrazioni isometriche sub massimali del quadricipite femorale allo scopo di limitare la formazione di aderenze nel corso del processo di guarigione. In questa prima fase è concesso il carico protetto con due canadesi, ovviamente rispettando i limiti di tolleranza del paziente. Contestualmente si possono abbinare delle contrazioni isometriche a carico della muscolatura dei glutei e degli ischiocrurali. Occorre poi essere in grado, quanto prima, di estendere, a ginocchio esteso, l’anca in tutti i piani spaziali. Nella prima fase riabilitativa, ancora con tutore gessato, si possono cominciare esercizi, a catena cinetica aperta e chiusa, rivolti al potenziamento della muscolatura dell’anca. Alla terza settimana l’apparecchio gessato può essere sostituito con un tutore articolato. Dalla quarta settimana, salvo particolari controindicazioni, possono essere inseriti nel piano di lavoro esercizi di potenziamento sia a catena cinetica aperta sia chiusa e di mobilizzazione articolare. Sempre nello stesso momento, può essere intrapreso un cauto programma di mobilizzazione rotulea, oltre all’inserimento dell’elettrostimolazione, superimposta alla contrazione isometrica, del quadricipite femorale. Dopo la dodicesima settimana si può utilizzare la cyclette per il recupero della forza muscolare. Prima di affrontare la corsa occorre verificare l’appoggio plantare, perché in questo caso un’eccessiva pronazione può essere responsabile di iper sollecitazioni che possono esacerbare la sintomatologia patello femorale. In caso di iper pronazione è consigliata l’adozione di un’ortesi. La ripresa dell’attività sportiva è strettamente dipendente dalla stabilità della frattura e dalle condizioni del tessuto muscolo tendineo eventualmente leso.

Leggi tutti gli articoli del blog curato dai dottori Bisciotti e Volpi

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