CALCIO: LE FRATTURE DA STRESS
Sintomatologia, clinica, diagnosi e trattamento di un infortunio non così frequente, ma da non sottovalutare.
Domenica 21 Febbraio 2016 | Gian Nicola Bisciotti e Piero Volpi
Le fratture da stress sono normalmente causate da un sovraccarico funzionale reiteratamente applicato. Esempi lampanti vengono dalle specialità di fondo dell’atletica leggera, ma possono verificarsi anche tra i calciatori. Per ciò che riguarda il ginocchio, le fratture da stress possono interessare le sedi metadiafisarie esterna del femore e prossimale interna della tibia, del piatto tibiale e della rotula.
CLINICA E DIAGNOSI
La sintomatologia dolorosa è quasi sempre caratterizzata da un’insorgenza progressiva, direttamente correlata alla quantità di attività fisica svolta dall’atleta. Il dolore quindi aumenta d’intensità durante l’attività e generalmente sparisce con il riposo, anche se, in molti casi, può mantenersi, in maniera sorda, anche al termine dell’esercizio stesso. Spesso l’esame radiografico standard si rivela insufficiente. L’esame più specifico è costituito dalla scintigrafia ossea trifasica, che dimostra una sensibilità del 100%. Anche la Tomografia Assiale Computerizzata (Tac) e la Risonanza Magnetica Nucleare (Rm), seppur non nella totalità dei casi, possono portare a una corretta diagnosi.
TRATTAMENTO
L’atleta deve assolutamente essere tenuto a riposo per un periodo compreso tra le quattro e le sei settimane. Può essere talvolta consigliata la rimozione del carico, anche se l’immobilizzazione gessata non è generalmente necessaria. Particolarmente utile, al fine di accelerare i processi di riconsolidamento della linea di frattura, è la magnetoterapia. Ancor più interessante si rivela l’utilizzo di speciali ginocchiere che permettono di esporre l’articolazione a un campo magnetico costante. In alcuni tipi di frattura che, come nel caso di fratture trasverse della rotula, possono scomporsi, è indicato il trattamento chirurgico di osteosintesi.
RIABILITAZIONE E RITORNO ALL’ATTIVITÀ SPORTIVA
Il ritorno all’attività sportiva necessita di tempi lunghi, e comunque deve basarsi su controlli scintigrafici che permettano di stabilire con certezza il totale riconsolidamento della zona di frattura. Inoltre, a guarigione avvenuta, il piano di lavoro dell’atleta deve essere attentamente valutato ed eventualmente modificato, in modo tale da poter evitare eventuali recidive.
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