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CALCIO: EMOZIONI PULITE E RINASCITA

Giocare in una squadra aiuta i giovani ad affrontare e superare le paure oltre a dare loro emozioni forti, ma genuine, che talvolta cercano per vie sbagliate e pericolose.

UN DEBUTTO DIVERSO DAGLI ALTRI

«È arrivato il tempo del campionato, della prima partita, del debutto della Nazionale di San Patrignano e anche il mio. Ne ho giocate di “prime”, da titolare tra l’altro, ma questa è davvero particolare: sono in comunità, mi sto riprendendo dopo anni di abusi di ogni tipo, che mi hanno segnato fisicamente e psicologicamente. Ho paura, quella che neanche un bambino prova, sono davvero ridotto male, penso dentro di me. La partita è già iniziata, stiamo pareggiando. È l’inizio del secondo tempo, sono in panchina insieme ad altri compagni e devo ammetterlo: ci sto bene come sotto le coperte in una domenica mattina d’inverno. Nelle ultime settimane ho ripreso a giocare dopo anni di stop, la preparazione è stata durissima, mi rendo conto che gli eccessi di questi anni mi hanno cambiato e non di certo in meglio.»

 

LE EMOZIONI GENUINE CHE NON FANNO MALE

«Il mister mi guarda, fa un cenno con la testa, tocca a me. Mi alzo dalla panchina e inizio a correre per scaldarmi. Ritorno per sistemare gli scarpini e i miei compagni si avvicinano: “forza, sappiamo che ce la puoi fare. Entra e fai vedere quello che sei”. Le loro parole mi danno coraggio. L’arbitro fa segno di effettuare il cambio, aspetto Enzo, ci diamo “il cinque” ed entro sul terreno verde. Il cuore va a mille, questi sì che sono “sballi”, emozioni uniche che non hanno prezzo. Mi arriva il primo pallone, mi sembra un missile, sbaglio il controllo. “Non è niente, andiamo, libera la testa”, mi grida Marco, il capitano. Tutti sembrano volermi coinvolgere nel gioco, arrivano palloni su palloni, sembra una vera persecuzione, poi mi accorgo che sto giocando, mi sento leggero, le gambe girano bene, dunque penso solo a giocare, le “pippe” mentali sono passate. Ce la mettiamo tutta, ma il risultato non si sblocca e pareggiamo. Al triplice fischio ci ritroviamo a centro campo per il saluto con i nostri avversari, i miei compagni mi battono pacche sulle spalle e il capitano mi dice: “Hai visto che ti ricordi come si fa?”. Sono felice, conscio che da oggi dovrò lavorare il doppio per migliorare il mio approccio psicologico al confronto con gli altri e con me stesso.»

 

LE PAURE SI VINCONO AFFRONTANDOLE

«È normale che questi ragazzi abbiano paura di mettersi alla prova – spiega mister Marcello Chianese -  hanno evitato il confronto con la realtà, loro stessi e il mondo intero per anni facendo uso di droghe. Solo affrontando i problemi si possono trovare le soluzioni e ogni giorno proviamo a inserire un tassello nel percorso della loro rinascita. Il campionato è iniziato e per loro è un impegno doppio: si misurano con le altre squadre, contro il loro passato e i loro limiti.»

 

Leggi gli altri post a cura della comunità di San Patrignano

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