Un blog al giorno

ALIBI E VITTIMISMO NEMICI DEL CALCIO E DELLA VITA

Amore e incomprensioni con i genitori, l’abbandono e il ritorno a giocare, la parabola di un giovane calciatore scivolato fuori dalla vita e poi rinato.

Lucio è a San Patrignano da neanche un anno. «Fin da quando ero bambino ho sempre avuto la passione per il calcio – spiega – e all’inizio mi piaceva condividere questo sport con mio padre che ha avuto un passato da professionista. Non ha giocato in A, ma ha avuto una bella carriera. Andavamo insieme agli allenamenti e la domenica era sempre in tribuna ad assistere alle mie partite. Quando sono entrato in comunità credevo che i suoi incitamenti fossero la causa del mio declino, ma qui ho capito che il vero problema ero io».

 

NON CHIUDETEVI IN VOI STESSI

«La partita di domenica scorsa con la nazionale di San Patrignano è stata unica – racconta Lucio che ora ne fa parte – mi è sembrato di essere tornato indietro di anni, finalmente mi sono sentito di nuovo libero. Quando ero piccolo mi piaceva rendere felice papà giocando a pallone, il suo sport. Poi questo interessamento da parte sua ai miei occhi ha oltrepassato il limite. Ricordo che il calcio era diventato la priorità, l’unico ed esclusivo modo di rapportarci e la mia grande colpa è stata quella di non dirgli che la sua presenza non mi lasciava giocare liberamente.» Lucio voleva solo giocare a calcio, ma qualcosa lentamente era cambiato: in campo era nervoso, aveva da ridire con l’allenatore e spesso litigava con i compagni. Non stava bene. Si venne a sapere che aveva iniziato a uscire con amici più grandi che facevano uso di stupefacenti. «Ho lasciato il calcio e le sostanze hanno preso il posto di allenamenti e compagni di spogliatoio – continua - sono caduto nel baratro delle dipendenze. Dopo anni ho realizzato che non avevo più una vita».

 

C’È SEMPRE UNA VIA D’USCITA

Lucio in quel momento pensava che il suo malessere fosse legato al calcio e al padre che lo voleva giocatore, ma si sbagliava. «Un giorno, a sorpresa, mi ha portato all’allenamento dei Pulcini - ricorda il giovane -. Quando siamo arrivati ci siamo messi dietro la rete di protezione a bordo campo e l’ho visto commuoversi. S’è voltato è mi ha detto: adesso devi giocare la partita più difficile, quella per ritrovare te stesso, per rinascere da questa situazione in cui ti sei infilato. Io come sempre sarò con te dietro alla rete a sostenerti». È da lì che ho iniziato il cammino per entrare a San Patrignano. Volevo tornare a vivere.

 

NIENTE ALIBI NÉ VITTIMISMI

«Spesso i ragazzi nostri ospiti hanno rapporti difficili con i genitori – spiega Marcello Chianese, il mister della nazionale – ma questa non deve essere una giustificazione per le loro scelte di vita. Capita che gli adulti poggino sulle spalle dei figli aspettative troppo grandi che finiscono per diventare, per i ragazzi, dei macigni. Capire perché si è caduti nelle dipendenze è difficile, le ragioni sono complesse ma certamente non possiamo lasciare credere ai ragazzi che è tutta colpa degli altri affondandoli in inutile e dannoso vittimismo.»

 

Leggi gli altri post a cura della comunità di San Patrignano

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