IL CALCIO CHE SERVE A FORGIARE IL CARATTERE
Le esperienze sportive sul campo, quelle positive e quelle negative, sono palestra di vita per i calciatori: lo sport, anche nelle delusioni, migliora e rafforza.
Lunedì 5 Dicembre 2016 | San Patrignano

«Ce l’abbiamo fatta, questo sofferto pareggio lo portiamo a casa e stiamo giocando contro una pretendente alla vittoria del campionato!». Era il pensiero emozionato ed entusiasta dei ragazzi della Nazionale di San Patrignano a pochi minuti dalla fine, poi è arrivata la batosta, il gol della cocente sconfitta, in pochi attimi tutto è cambiato.
IL CONFRONTO CON I PRIMI, STIMOLI E PAURE
Era iniziata molto bene la domenica di campionato. I ragazzi erano pronti, gli allenamenti settimanali sono stati intensi e tutti si sono concentrati preparando la partita al meglio. «Dobbiamo mettercela tutta oggi – ha spiegato il mister negli spogliatoi prima del fischio d’inizio – come sempre dobbiamo dare il nostro meglio in campo, sia come atleti sia come uomini. Affrontiamo una delle candidate alla vittoria del campionato, una squadra unita che non molla mai. Dobbiamo essere e restare concentrati fino alla fine». Scendiamo in campo, vogliamo giocare e confrontarci con i migliori. La partita scorre via veloce, il ritmo è alto, riusciamo a tenerli a bada. Entriamo negli spogliatoi dopo i primi quarantacinque minuti a reti inviolate. Spingiamo molto, forse troppo, infatti subiamo il contropiede degli avversari, pochi tocchi e arrivano davanti alla porta. Uno a zero, siamo sotto.
NON ABBASSARE LA GUARDIA, SI RISCHIA MOLTO
Il nostro capitano ci incita mentre riporta la palla a centrocampo: «Forza ragazzi, fino alla fine, non molliamo, non lasciamo andare la partita. Finora abbiamo giocato bene, stiamo lì con la testa». Riprendiamo a giocare, il gol subìto sembra lontano, spingiamo forte e finalmente agguantiamo il pareggio con una bella azione corale che ha portato Lucio a segnare di testa dopo uno splendido cross dal fondo. Mancano cinque minuti alla fine, abbiamo pareggiato. Negli occhi dei miei compagni vedo appagamento, come a dire «abbiamo raggiunto il nostro obiettivo, abbiamo il pareggio in tasca». Sono pensieri che spesso portano ad abbassare la guardia. Dopo tre minuti dal nostro pareggio per un errore banale a centrocampo perdiamo palla. Quella corsa dell’avversario verso la nostra porta sembra infinita, quasi a rallentatore, poi arriva il gol del due a uno. Abbiamo perso, eppure mancava così poco. Rabbia e delusione, qualcuno guarda storto chi ha perso palla, altri guardano in basso, insomma non è davvero aria.
IL CAMPO È COME LA VITA, SI GIOCA FINO ALLA FINE
«I ragazzi devono capire che le partite non finiscono mai – spiega Marcello Chianese, il nostro allenatore – in campo come nella vita l’attenzione deve essere sempre alta. In una squadra poi si è tutti responsabili, non si può indicare un giocatore come il colpevole solo per salvarsi la coscienza. In una squadra tutti hanno bisogno di tutti. Non possiamo permetterci, questo vale anche per il loro percorso di recupero, di credere di essere già arrivati, di aver già centrato l’obiettivo. Abbassare la guardia può davvero essere un rischio perché fuori di qui ci si gioca molto più di una partita».
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