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CALCIO: PORTIERI E SCELTE TATTICHE

Preferite un portiere coraggioso, che rischi uscendo spesso fuori dai pali o uno che assuma un atteggiamento più prudente a sola difesa dei pali?

Nel “Cosa ne pensi” di settembre vi abbiamo sottoposto un aspetto che fa parte delle scelte tattiche del portiere moderno. Semplificando (leggi il post), si parla della valutazione del se e quando tentare l’uscita alta in area di rigore piuttosto che adottare una soluzione conservativa, cioè rimanere a protezione della porta. Un nostro lettore, Nicola Testi, in merito, ci ha scritto alcune interessanti considerazioni, che abbiamo poi girato al presidente dell’Apport Claudio Rapacioli.

 

L’OPINIONE DEI LETTORI

«Penso che per i motivi descritti nel link – ha scritto il nostro lettore - è diventato molto più complesso, rispetto al passato, uscire sulle palle alte. Credo però anche che bisogna aiutare il nostro portiere ad avere una mentalità aggressiva. Per mentalità aggressiva intendo non solo il coraggio di uscire, ma soprattutto adottare il corretto posizionamento in base all'avversario che sta per effettuare il cross. Spesso si notano portieri troppo schiacciati sulla linea della porta su cross destinati ad avere una traiettoria “a uscire”. Credo che quindi sia necessario lavorare tanto sul posizionamento. Inoltre, sono aumentate le palle messe a rientrare ad altezza uomo: con le ali invertite se ne vedono sempre di più. Per questo reputo corretto allenare tanto anche le uscite a 1 e 2 pugni in tuffo (mentalità aggressiva appunto). Quindi, in conclusione, indurre il portiere ad avere nel tempo una mentalità positiva, aiutarlo nella valutazione traiettoria in modo che possa decidere il più velocemente possibile se andare o recuperare porta per difenderla».

 

LE CONSIDERAZIONI DI CLAUDIO RAPACIOLI

«Innanzitutto concordo con il lettore sul fatto che è importantissima la posizione da assumere prima che parta la palla. Questo aspetto, in allenamento, va curato molto tramite esercitazioni situazionali che coinvolgano anche altri portieri, per rendere l’azione allenata più vicina possibile a quella della partita. Quindi vanno bene le classiche esercitazioni che prevedono sagome fisse a disturbo ma ancora meglio utilizzare colleghi o altri giocatori affinché le situazioni di lavoro siano più possibili simili a quelle della gara. Per questo consiglio, inoltre, di far effettuare il cross non sempre con palla ferma ma anche in movimento dopo aver spostato o guidato per alcuni metri la palla. Per quanto riguarda poi l’atteggiamento da assumere con i nostri numeri uno ritengo che, almeno in allenamento, dobbiamo avere il coraggio di incoraggiare a “sbagliare”: far sì che i nostri portieri osino, provino a fare anche le cose che non sanno fare, senza accanirsi contro di loro se sbagliano ma esortarli a fare qualcosa in più.»

 

DOVE VERRÀ IMPATTATA LA PALLA?

«Poi quando, come e se uscire in partita dipende da situazione a situazione e se decido di uscire, devo farlo con convinzione, protetto dai miei compagni possibilmente. Se invece opto per proteggere la porta, è decisivo per il nostro comportamento la zona dove la palla (presumiamo) verrà impattata. Tre le aree di riferimento: a) fra porta e area piccola; b) fra area piccola e dischetto del rigore; c) fra dischetto del rigore e oltre. Nel primo caso, in generale, c’è poco da fare: o mi colpiscono addosso o si prende gol, quindi cerchiamo di offrire più superficie possibile a copertura della porta. Nel caso b devo prendere posizione praticamente sulla linea di porta per mettere più spazio tra e il colpitore e avere di conseguenza più tempo per poter intervenire. Il tempo di reazione al tiro in genere mi concede di effettuare almeno una leggera spinta con le gambe per cercare l’intervento. Se l’attaccante non tira troppo angolato o preciso, ho buone possibilità di evitare il gol. Se l’impatto invece avviene più lontano, devo considerare la possibilità che si generi una seconda palla, cioè un pallone che rimane in area di rigore e quindi devo concedere qualcosa in profondità (il tempo per recuperare dovrei averlo) senza schiacciarmi vicino alla linea, per essere pronto preventivamente a un'uscita a protezione dello spazio.» (Leggi a questo proposito gli articoli a cura di Claudio Rapacioli sul blog dedicato dell’Apport).

 

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