CALCIO, EURO 2016: L’ISLANDA
La vera sorpresa delle qualificazioni: fase difensiva ordinata e priva di sbavature e tanto lavoro in catena sugli esterni. Se pressata alta, però, va in affanno.
Mercoledì 1 Giugno 2016 | Paolo Tramezzani
Una delle più grandi sorprese delle qualificazioni è sicuramente l’Islanda. La squadra allenata da Lars Lagerback, arrivata seconda nel suo girone, ha lasciato dietro di sé la Turchia e, soprattutto, l’Olanda grazie a una difesa che definire solida è poco. Solo sei i gol subiti dalla selezione scandinava, ben otto in meno della Repubblica Ceca che ha vinto il raggruppamento. Nella rosa di questa nazionale spiccano giocatori conosciuti come Sigurdsson, Bjarnason e Hallfreddson, ma è il lavoro di squadra che ha permesso all’Islanda di arrivare alla fase finale dell’Europeo per la prima volta nella sua storia.
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Il sistema di gioco di Lagerback si fonda su un 1-4-4-2, che in fase di possesso palla assomiglia più a un 1-4-2-4 grazie all’avanzata degli esterni alti. Nonostante alcuni limiti tecnici, soprattutto nel reparto difensivo, gli islandesi provano sempre a imbastire l’azione palla a terra, appoggiandosi immediatamente a uno dei due centrocampisti centrali, che a turno si abbassano per ricevere il pallone. Sin dall’inizio della manovra, i due terzini si allargano e si alzano. Lagerback sfrutta molto le catene esterne per allargare gli avversari, cercare la superiorità numerica in fascia e approfittare delle sbavature difensive di avversari con ali che tornano poco.
PUNTE AFFIATATE
Le due punte giocano spesso vicine muovendosi l’una in funzione dell’altra. Gli attaccanti sfruttano molto il movimento a elastico: uno va incontro al pallone e l’altro attacca la profondità nello spazio lasciato libero dal compagno (foto 1).
L’Islanda in questo modo ha non solo l’opzione della palla a terra, ma anche quella, ed è la più usata contro avversari sulla carta nettamente più forti, del lancio lungo. Giocando con gli esterni molto larghi per saltare il pressing avversario viene utilizzato il cambio di gioco che regala spesso la superiorità numerica e crea i presupposti per il cross del terzino, molto utilizzato, o il dribbling a rientrare dell’esterno alto.
LINEA CHE SCAPPA SU PALLA SCOPERTA
In fase di non possesso, l’Islanda compatta le proprie linee di centrocampo e di difesa assumendo un atteggiamento attendista senza concedere linee di passaggio in verticale (foto 2).
La linea difensiva sa comportarsi con efficacia quando c’è da scappare in caso di lancio lungo ed è in grado di difendere con ordine anche al limite della propria area di rigore senza andare in affanno. In caso di riconquista del pallone, le ripartenze vengono affidate per lo più ai due attaccanti e agli esterni alti, gli altri coprono preventivamente l’eventuale riperdita di possesso della palla per essere efficaci in transizione negativa (foto 3).
SOFFRE IL PRESSING ALTO
Il punto forte dell’Islanda è sicuramente la fase difensiva. Tutti gli avversari che ha incontrato nel corso delle qualificazioni hanno faticato molto per trovare un varco utile oppure sono stati costretti alla conclusione dalla distanza. Fra i punti deboli, oltre alla panchina corta, visti i limiti tecnici dei giocatori meno conosciuti, c’è l’uscita dal pressing palla al piede. Se incontra squadre che pressano molto alto, come per esempio l’Austria, emergono i limiti tecnici dei due difensori centrali che vengono costretti al lancio lungo, in genere poco preciso e facile preda degli avversari.
Scritto in collaborazione con Jacopo Gornati (New G Project).
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