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IL MURO TATTICO DI MIHAJLOVIC

L’Inter mostra progressi in termini collettivi e d’intesa tra le punte, senza però riuscire a scardinare l’attento dispositivo difensivo blucerchiato.

L'articolo è realizzato in collaborazione con la piattaforma Wyscout.

Vittoria della Sampdoria di Mihajlovic nello scontro “fratricida” contro l’Inter dell’amico e maestro Mancini, una conferma dell’ottimo impianto di gioco blucerchiato che ha messo in mostra un buona solidità difensiva e qualità nelle transizioni. Per in nerazzurri, autori di una buona prova nonostante la sconfitta, arrivano comunque indicazioni confortanti.

 

LA DISPOSIZIONE NERAZZURA

L’undici di Mancini, schierato dal tecnico jesino con l’1-4-3-1-2, ha mostrato miglioramenti sensibili nella gestione della palla e nella capacità di attaccare la difesa avversaria schierata. La manovra nerazzurra s’è sviluppata con movimenti senza palla concatenati. Medel molto basso, da regista puro davanti alla difesa, mentre Shaqiri e Podolski, preferito a Palacio, si sono mossi in continuazione tra le linee di centrocampo e difesa avversarie. In aggiunta le due mezzali, Brozovic a sinistra e Guarin a destra, hanno attuato movimenti diametralmente opposti. Il primo spostandosi in alto di fianco a Icardi; il secondo andando largo e basso sull’out di destra. Queste soluzioni hanno favorito le discese sulla sinistra di Juan Jesus, buona la sua prova da terzino, discese che hanno costretto sulla difensiva il grande ex della partita Eto’o (figura 1).

Figura 1: i movimenti coordinati dell'Inter liberano Juan Jesus sulla corsia di sinistra.

SAMP IMPECCABILE

Le note positive per Mancini non finiscono qui: la coppia Podolski - Shaqiri, i due acquisti più importanti del mercato di gennaio, hanno cominciato a mostrare i primi segni d’intesa. Due giocatori complementari e funzionali al gioco nerazzurro. Il tedesco, partendo dalla posizione tipica della seconda punta, è andato incontro al pallone portando “fuori” il centrale avversario e favorendo l’inserimento senza palla dello svizzero. Questi ha attaccato lo spazio, mentre Icardi ha aggredito la profondità dalla parte del secondo centrale (figura 2).

Figura 2: Podolski va incontro e Shaqiri attacca la profondità alla sue spalle.

I meccanismi hanno funzionato ma si sono scontrati con la grande organizzazione, in fase non possesso, della Sampdoria. Come avevamo analizzato in sede di presentazione della partita, l’1-4-3-3 di Mihajlovic in fase di non possesso ha ripiegato in un coperto 1-4-5-1 nel quale ogni giocatore ha avuto un compito ben preciso. Con la linea difensiva il più possibile alta sono stati sempre i difensori a uscire in marcatura sugli interisti tra le linee. Le due ali si sono sacrificate in copertura sui terzini opposti mentre le due mezzali hanno pressato sul portatore di palla per limitarne l’azione. La posizione della punta, Muriel in marcatura su Medel, e quella di Palombo schermo davanti alla difesa, hanno completato la strategia doriana in fase di non possesso (figura 3).

Figura 3: l'ottima organizzazione difensiva della Sampdoria.

INTER POCO PUNGENTE

Nelle rare occasioni in cui la Sampdoria è riuscita a proporre un possesso palla manovrato, Mihajlovic ha chiesto agli esterni bassi, Regini a sinistra e De Silvestri a destra, di giocare molto alti. Alle punte, invece, ha lasciato libertà di movimento. Queste si sono posizionate spesso vicine e accentrate per poi compiere movimenti opposti. Eder sulla profondità per allungare la difesa neroazzurra, Eto’o e Muriel incontro al pallone sulla trequarti (figura 4).

Figura 4: la disposizione offensiva dei tre attaccanti blucerchiati.

Il possesso palla manovrato non è però prerogativa della Sampdoria. Quando ha provato a gestire il pallone nella metà campo dell’Inter, ha prestato il fianco alle transizioni positive neroazzurre fatte prevalentemente di lanci lunghi sugli esterni lasciati sguarniti dai terzini.

L’Inter non ha saputo però sfruttare al meglio le possibilità di ripartenza, al contrario della Sampdoria che fa del contropiede la sua arma offensiva migliore. Con in nerazzurri poco brillanti in transizione negativa i padroni di casa hanno portato attacchi su entrambi i lati alle spalle dell’ultimo difensore di Mancini, risultando sempre pericolosi quando l’Inter ha perso palla (figure 5 e 6).

Figura 5: l'ottimo attacco degli spazi nella fase di transizione positiva della Sampdoria.

Figura 6: troppo spazio lasciato dai difensori neroazzurri al portatore di palla avversario.

L’Inter in gestione del possesso e Samp a difendersi con ordine per poi ripartire velocemente. Questo lo spartito del match soprattutto dopo il gol di Eder. Spinta dall’euforia per la possibile quarta vittoria consecutiva, la Sampdoria ha giocato un’ottima seconda metà di secondo tempo per aggressività e sacrificio (figure 7 e 8).

Figura 7: il pressing aggressivo della Sampdoria nella metà campo dell'Inter.

Figura 8: Recupero in area all'88° di Eto'o: simbolo dello spirito di sacrificio blucerchiato.

Gli uomini di Mihajlovic hanno alzato il pressing ben oltre la linea di metà campo, con Palombo protagonista. Grazie all’ingresso di Okaka per Muriel, hanno poi trovato la fisicità necessaria per gestire palla nella metà campo dell’Inter limitando gli ultimi assalti neroazzurri.

Mancini nel finale ha optato per l’1-4-2-3-1. Palacio (per Brozovic) largo a sinistra, Shaqiri al centro alle spalle di Icardi e Podolski a destra. I risultati, però, non sono stati quelli sperati: col nuovo modulo infatti l’Inter ha perso gli automatismi senza palla che avevano messo in difficoltà la Samp soprattutto nella prima parte del secondo tempo. Attaccanti troppo statici, quindi prevedibili, con i soli tagli verso l’interno di Palacio e Podolski a creare qualche grattacapo alla difesa blucerchiata, troppo poco per agguantare il pareggio.

Con la collaborazione di Jacopo Zogno (New G Project)

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