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CALCIO: LA FINALE DI COPPA AMERICA

Cile e Argentina ancora di fronte, negli Usa, nella finalissima dell’edizione del centenario. L’analisi tattica, pregi e punti deboli delle due nazionali.

L'articolo è stato realizzato in collaborazione con la piattaforma Wyscout

La finalissima della Coppa America del centenario sarà un remake di quella dello scorso anno: di fronte l’Argentina di Gerardo “El Tata” Martino e il Cile di Juan Antonio Pizzi. Le due squadre si sono già incontrate nella fase a gironi (vittoria albiceleste per 2-1) e Messi & Co. partono con i favori del pronostico, anche se da quel momento in poi il Cile ha vinto tutte e quattro le successive gare disputate. In cinque partite i cileni hanno messo a segno sedici gol subendone cinque: gli argentini arrivano in finale con ben diciotto reti all’attivo e soltanto due al passivo.

 

ARGENTINA COL TRIDENTE

Martino, con ogni probabilità, si disporrà coll’1-4-3-3. Il ct argentino nelle prime tre gare, nelle quali Messi era assente, ha adottato l'1-4-2-3-1, ma con il ritorno della stella del Barcellona ha preferito giocare col tridente. Dovrebbero giocare in porta Romero (Manchester United), in difesa centrali Mori (Everton) e Otamendi (Manchester City), sugli esterni, a destra, Mercado (River Plate) e, a sinistra, Rojo (Manchester United). Davanti alla difesa si schiererà Mascherano (Barcellona) e i due interni di centrocampo saranno Banega (Inter) e Fernandez (Atletico Madrid). In attacco con Lavezzi (Hebeir China Fortune), infortunatosi nell’ultima gara, e Di Maria (Paris Saint-Germain), non al meglio della condizione, certi del posto sono Higuain che agirà centralmente, Messi che giocherà sulla destra. Sulla sinistra staffetta tra Aguero (Manchester City) e Gaitan (Benfica).

CILENI A SPECCHIO, CON UN DUBBIO SULL’ALA DESTRA

Anche Pizzi è orientato all’1-4-3-3, già messo in campo nel corso della competizione. Si schiereranno in porta Bravo (Barcellona), in difesa a destra Isla (Marsiglia) e a sinistra Beausejour (Colo-Colo), centrali Medel (Inter) e Jara (Universidad de Chile). In mediana dovrebbe giocare Diaz (Celta Vigo), mentre gli interni di centrocampo saranno Vidal (Bayern Monaco) e Aránguiz (Bayer Leverkusen). In attacco ci saranno Vargas (Hoffenheim) e Sanchez (Arsenal), sulla sinistra. C’è incertezza su chi occuperà il lato destro: se Pizzi preferirà un calciatore più conservativo schiererà Fuenzalida (Universidad Católica), che nasce come terzino destro, altrimenti potremmo vedere uno tra Puch (LDU Quito) e Orellana (Celta de Vigo).

 

I MOVIMENTI OFFENSIVI ARGENTINI

L’Albiceleste, senza alcun dubbio, ha fatto vedere il miglior calcio di questa competizione: linea difensiva alta, squadra corta e una quantità impressionante di palloni recuperati a centrocampo, grazie al pressing portato in modo asfissiante. Appena recupera palla, la squadra accelera a grande velocità e mediante appoggi in verticale cerca di raggiungere i pressi dell’area di rigore avversaria nel minor tempo possibile. In quest’Argentina la differenza vera la fa l’alto tasso tecnico dei componenti della rosa: in molti riescono a creare superiorità numerica grazie alle straordinarie doti nell’uno contro uno. Le ali, inoltre, tendono a entrare dentro il campo per servire la punta centrale che taglia oppure per sfondare centralmente utilizzando le combinazioni nello stretto (figura 1).

Figura 1

Anche se appare difficile trovare una sbavatura in questa macchina che a oggi appare perfetta, l’Argentina presenta una costante negativa: subisce troppo spesso gol di testa. Sulle traiettorie aeree, da azione o da palla inattiva, il reparto arretrato spesso si fa trovare impreparato.

 

L’ANIMA DEL CILE È A METÀ CAMPO

La Roja è una squadra che lotta su ogni pallone, molti gol sono arrivati grazie all’opportunismo dei suoi attaccanti sempre pronti a ribadire in rete respinte o palloni vaganti in area di rigore. I tre attaccanti sono perennemente supportati dai due interni di centrocampo, che hanno tra le loro caratteristiche l’inserimento senza palla tra le maglie della difesa avversaria e lo smarcamento in zona di rifinitura per poi cercare di servire i compagni con dei filtranti (figura 2).

Figura 2

Le reti subite hanno visto protagonista, in negativo, il portiere Bravo che non è stato impeccabile, ma il vero problema di Pizzi sono le marcature preventive. Quando perde palla a centrocampo, il Cile appare vulnerabile perché il reparto di difesa è molto scollegato da quello di centrocampo e in fase di transizione negativa si mostra lenta nel chiudersi a protezione della porta (figura 3).

Figura 3: nell’immagine il Cile ha perso palla, con un solo passaggio gli avversari servono la punta centrale che può attaccare a campo aperto. Si nota come non siano state predisposte marcature preventive e come i calciatori che compongono il reparto di difesa non stringano immediatamente dopo aver perso il possesso.

Sarà una gara aperta a qualsiasi risultato. Certo, l’Argentina appare favorita grazie alla rosa di cui dispone, ma il Cile ha dimostrato di essere una squadra che in campo getta il cuore oltre l’ostacolo.

 

Leggi gli altri post con gli approfondimenti tattici a cura degli esperti di Allfootball

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