CALCIO, EURO 2016: LA SLOVACCHIA
Marek Hamsik è la stella e il punto di riferimento di una nazionale che fatica a impostare e soffre in difesa sulle palle esterne.
Lunedì 30 Maggio 2016 | Antonio Tramontano
La Slovacchia si è qualificata per la prima volta alla fase finale del campionato europeo di calcio. Allenata da Jan Kozak, si presenta con sette vittorie (due sconfitte e un pareggio) su dieci partite disputate nelle qualificazioni. Pochi i giocatori di grande spessore nell’1-4-2-3-1 del tecnico slovacco. Oltre a Hamsik (Napoli), Kucka (Milan), Gyomber (Roma) e Skrtel (Liverpool), non ci sono calciatori che militano in grandi club europei. A questa nazionale restano solo tanta corsa e agonismo. L’1-4-2-3-1 in fase di non possesso, specialmente con squadre di spessore tecnico superiore, si trasforma in un 1-4-5-1 con due linee strette, che tolgono la profondità all’avversario a protezione della porta (foto 1).
LA GUIDA È HAMSIK
In fase di costruzione il portiere predilige la giocata lunga per superare immediatamente la linea di centrocampo. I due mediani fungono prevalentemente da interditori e dei tre trequartisti Hamsik, che gioca centralmente, è quello che tende a smarcarsi per ricevere in zona di rifinitura e imbeccare con palloni filtranti il centravanti o gli esterni, che tagliano la linea di difesa avversaria (foto 2).
In attacco la Slovacchia non ha una vera e propria punta di spessore alla quale affidarsi. Basti pensare che chi ha segnato più reti nella fase di qualificazione è stato proprio Hamsik (5 reti). Kozak non sembra avere una scelta preferenziale, nelle ultime tre partite ha schierato tre diverse prime punte: Vittek, Duris e Nemec.
SUBISCE SU PALLE ALTE ESTERNE
Un gran numero di reti subite dagli slovacchi sono arrivate da traversoni in area di rigore. Se per l’imminente campionato europeo Kozak non prenderà provvedimenti, ogni calcio d’angolo a sfavore farà tremare panchina e tifosi. Analizzando le reti subite si nota che chi difende in area inizialmente marca l’avversario, ma poi si distrae guardando esclusivamente la palla e “perdendo” l’uomo. Le possibilità, del resto, che chi li affronti cerchi la manovra aggirante e il pallone scodellato in area di rigore sono alte, proprio per i motivi spiegati in precedenza. La Slovacchia in non possesso si abbassa e si schiaccia, non concede la profondità e quindi “spinge” l’avversario verso l’esterno (foto 3).
Foto 3: nel fotogramma tratto dalla gara Bielorussia – Slovacchia si noti come in area si crei un due contro quattro a sfavore degli ospiti (in tenuta blu) e, soprattutto, come i due centrali evidenziati siano distanti dall’uomo da marcare. Uno di questi, il giocatore 2 in figura, privo di qualsiasi ostacolo, arriverà per primo sulla palla e la metterà in rete.
MEDIANI LENTI E MACCHINOSI
Un altro punto debole di non poca rilevanza è la lentezza dei due mediani nella gestione del pallone. I centrocampisti bassi, non possedendo grandi qualità in palleggio, tendono a perdere palla appena subiscono il pressing avversario, il che in verità accade anche per carenza di smarcamenti in zona luce da parte dei compagni. È, questa, una lacuna che si evidenzia soprattutto quando la Slovacchia supera la sua metà campo e gli avversari sono ben disposti in campo. Se non ha la possibilità di verticalizzare, la squadra di Kozak dovrebbe palleggiare e attendere che si apra qualche spiraglio. Invece, spesso, va in difficoltà subendo la riconquista avversaria (foto 4).
Foto 4: Kucka in possesso palla non ha alcuna traiettoria di passaggio libera. Dei due compagni che vede uno è marcato e l’altro è in zona d’ombra. Nessuno si muove per andare a sostegno o in appoggio. L’unico possibile sfogo alla manovra, il difensore centrale, è alle sue spalle e il milanista, pressato, perderà palla.