JUVENTUS MILAN: VINCONO QUALITÀ E COLLETTIVO
Polemiche prospettiche a parte, la partita di Torino ha rispecchiato la diversa organizzazione tattica delle due squadre. Da un lato quantità e qualità al servizio del collettivo, dall’altra 11 giocatori ancora in cerca d’autore.
Martedì 10 Febbraio 2015 | Michele Santoni
Il Milan ha mantenuto il possesso più del previsto, ma è stato fine a se stesso perché i rossoneri hanno evidenziato la mancanza di una solida base tattica. Gli uomini di Inzaghi sono stati veramente pericolosi solo su palla inattiva, grazie alle doti del neo acquisto Antonelli autore del momentaneo pareggio. La Juventus oltre confermare un solido impianto di gioco, ha creato parecchie occasioni da gol. E quindi il risultato è più che giusto.
A caccia di Pirlo
Analizziamo il Milan. Avevamo ipotizzato che si sarebbe schierato con il classico 1-4-3-3. Honda, invece, è stato sacrificato su Pirlo in entrambe le fasi, prima per contrastarlo e poi per sfruttare le sue debolezze e giocare nello spazio dietro al centrocampista della Juventus, un po’ come Théréau domenica scorsa nell’Udinese. Accorgimento tattico riuscito a metà, Pirlo è stato sicuramente ostacolato in fase di possesso, ma nella transizione Honda non ha trovato gli spazi desiderati. Questo esperimento ha in parte condizionato la prestazione del Milan in fase di possesso. Nella ripresa, infatti, a causa dei cambi e col diverso modulo di gioco Honda e il Milan hanno incrementato il possesso palla, soprattutto nella metà campo avversaria (vedi immagini 1, 2, 3 e 4).
La “costruzione” dei rossoneri
Il Milan, rispetto alle aspettative, ha provato ad attuare una fase di costruzione più accurata, partendo da dietro ed evitando spesso la palla lunga. Questo ha dato la sensazione che i rossoneri fossero in partita più del previsto. Una sensazione resa possibile anche dal fatto che i due moduli contrapposti offrivano molto spazio alle iniziative dei terzini del Milan. Marchisio e Pogba, infatti, avevano bisogno di un tempo di gioco in più per aggredire l’avversario. Il Milan avrebbe potuto approfittare meglio della situazione, sfruttando l’ampiezza e i cambi di gioco, se i centrocampisti avessero dimostrato maggiore intesa e collaborazione (vedi immagini 5, 6, 7 e 8).
Da notare anche la differente predisposizione alla costruzione, come possiamo vedere dalle immagini. La Juve occupa al meglio lo spazio e garantisce più soluzioni al portatore di palla per uscire dal pressing offensivo. Se Pirlo scende fra i centrali, questi occupano in ampiezza quasi tutta la metà campo dove salgono anche e i terzini, mentre il Milan fatica ad allargare i due centrali (vedi immagini 9 e 10).
Diversi anche i tempi di gioco: quando il mediano scende fra i due centrali difensivi, Pirlo riceve palla già orientato per giocare in avanti, Essien o Muntari invece sono sempre rivolti verso la propria porta.
Menez e Pazzini
Menez non era sicuramente in giornata, anche a causa di problemi fisici. Il Milan, però ha sicuramente iniziato a giocare meglio dopo l’ingresso di Pazzini, non per motivi tecnici o fisici ma strettamente tattici. Menez, non essendo una vera punta, interpreta il ruolo di “falso centravanti” e tende sempre a cercare lo spazio fra le linee o in ampiezza. Questo rende inizialmente la vita molto facile a difensori aggressivi e capaci come Bonucci e Chiellini (vedi immagini 11 e 12).
Pazzini invece, da vera punta, cerca sempre prima la profondità e poi si sposta creando situazioni di 1 contro 1 (vedi immagini 13, 14 e 15).
Diavoli aggressivi
Ovviamente la sconfitta con la Lazio ha fatto pensare molto Inzaghi e durante la gara abbiamo registrato una linea difensiva molto più aggressiva e capace di accorciare in avanti. Un accorgimento necessario, se si analizzano bene il gioco della Juve e i movimenti di Tevez (vedi immagine 16).
Purtroppo per Inzaghi questi miglioramenti non sono stati sufficienti, soprattutto perché, se i due centrali accorciano in avanti ma non ricevono la copertura di un terzino, si può diventare vulnerabili nello spazio. E il primo gol di Tevez è l’esemplificazione pratica di questo concetto: Zaccardo prima è troppo lontano dall’azione e poi prova un disperato tentativo di mettere Tevez in fuorigioco senza grandi risultati (vedi immagine 17).
Centrocampo a confronto
La Juve è stata superiore in tutto, ma quello che, da tecnico, mi è saltato all’occhio è la diversa collaborazione, in fase di possesso, dei centrocampisti. Da una parte Pirlo, Marchisio e Pogba e dall’altra Essien, Muntari e Poli (la Juventus giocava con Vidal trequartista, ma in fase di possesso lo considero più un attaccante aggiunto che un centrocampista). Vero che sulla sponda bianconera abbiamo forse tre dei più grandi interpreti del ruolo, ma l’aspetto che risalta maggiormente non è la differenza sul piano tecnico ma su quello tattico.
I centrocampisti bianconeri gestiscono ampiezza e profondità al meglio, riescono sempre a smarcarsi fra le linee e sono sempre orientati col corpo per fare la giocata giusta, verso la profondità o lo spazio (vedi immagini 18 e 19).
Imbarazzante invece il Milan dove, escluso Poli, abbiamo Muntari ed Essien sempre in linea, che non sfruttano mai l’ampiezza e poco la profondità e vengono sempre a prendere palla riducendo gli spazi e facilitando il pressing avversario. Anche un semplice controllo orientato per trovare il terzino nello spazio opposto diventa quindi difficile (vedi immagini 20, 21, 22 e 23).
Aspetti tattici
La Juventus è difficile da battere per chiunque e da amante del gioco organizzato è un piacere analizzare questa squadra, soprattutto l’evoluzione dalla macchina da guerra alla Conte nel 1-3-5-2 a questo 1-4-3-1-2 alla Allegri.
Potrei elencare parecchi accorgimenti tattici, ma voglio soffermare su due aspetti offensivi. Ho fatto questa scelta perché, all’interno di un sistema di gioco, è più complesso far esprimere elementi creativi come gli attaccanti, per cui un ulteriore chapeau ad Allegri.
Iniziamo segnalando l’ottima collaborazione fra Tevez e Vidal. Quest’ultimo, da trequartista, è sempre pronto ad allungare la difesa avversaria attaccando la profondità, fra il centrale e il terzino del Milan, mentre Tevez, abile a smarcarsi fra le linee di difesa e centrocampo, è sempre pronto ad attaccare l’area o concludere in porta (vedi immagini 24, 25, 26 e 27).
Il secondo dettaglio tattico, è la capacità di creare superiorità numerica da parte degli esterni nella metà campo avversaria, molte volte per liberare il terzino (più Evra di Padoin) al cross. Morata e, a turno, Vidal e Tevez, si allargano sempre per bloccare il terzino, il centrocampista dalla parte della palla viene affrontato dal avversario di reparto e, grazie alla grande velocità di trasmissione di palla e i giusti tempi della giocata, i due terzini della Juve sono stati spesso in vantaggio rispetto all’avversario (esterni del Milan) o alla scalata terzino-centrale del Milan (vedi immagini 28, 29 e 30).
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