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Utilizziamo intelligenza e alcuni stratagemmi per stimolare dialogo e spirito d’iniziativa fra i giovani calciatori. L'esperienza di Simone Susio supportata dai consigli di Roberto Mauri
Mercoledì 23 Novembre 2016 | Simone Susio
È il momento di parlare della partita, discuterne con la squadra per esaminarne l’andamento, cosa è andato bene e cosa no. Il mister parla, spiega e chiede la partecipazione dei giocatori, ma nessuno di loro interviene. Alzi la mano chi non si è mai trovato in questa situazione. L’incapacità da parte dei giocatori di dialogare anche in campo o di prendere l’iniziativa e dire la loro nel’intervallo tra primo e secondo tempo sono aspetti che contraddistinguono molte delle squadre di settore giovanile. Queste difficoltà sono spesso legate alla giovane età dei calciatori ma anche all’atteggiamento di noi adulti. Capita che non permettiamo ai nostri giocatori di sentirsi protagonisti delle loro scelte e non stimoliamo la loro autonomia decisionale. Non è facile però possiamo provarci e col conforto dei suggerimenti dello psicologo Roberto Mauri, tutor in questo blog, provo a lasciarvi qualche consiglio sotto forma di metafora.
L’ALLENATORE È UN REGISTA, I GIOCATORI GLI ATTORI
Immaginiamo il calcio come fosse uno spettacolo teatrale, i giocatori attori e l’allenatore il regista. Se ci pensiamo bene: quanto è vicino il mondo della recitazione al calcio? Quanto è importante preparare la scenografia, abbellirla e renderla coinvolgente per presentare uno spettacolo che stimoli le capacità di recitazione dei bambini? Gli allenamenti, nella loro struttura, hanno affinità con l’arte: ci sono creatività, divertimento e comunicazione. Per questo l’istruttore di settore giovanile, oltre che essere un tecnico competente e preparato, deve essere anche un regista. Deve essere bravo a stimolare le capacità interpretative dei suoi attori affinché una volta giunti sul “palco” domenicale non abbiano paura di… “steccare”.
UN SEMPLICE GIOCO CHE DICE MOLTO
Nel video di apertura vi presento un’esercitazione situazionale semplice che ho proposto alla mia squadra. Gli obiettivi su cui ho costruito la seduta sono:
Vi chiedo di analizzare le immagini, tenendo in considerazione questi obiettivi di sviluppo dell’allenamento e una condizione. Volutamente non ho spiegato ai miei giocatori in modo preciso le regole del gioco. Poniamo l’attenzione sulla parte iniziale del video: perché secondo voi i piccoli calciatori non parlano tra loro? Qual è il “vincolo” che non li lascia liberi di essere padroni della scena? I ragazzi hanno la necessità di sentirsi protagonisti dello spettacolo che è stato messo in campo per loro. Per questo al fine di aiutarli a mettere in scena tutto il loro talento artistico l’allenatore ha la necessità di non spezzettare le esercitazioni e lasciare loro spazio d’immaginazione. Tenendo conto di questo analizziamo la seconda parte del video, considerando che sono state eliminate delle variabili per stimolare la creatività dei giocatori:
Che differenze ci sono fra i due momenti di lavoro?
In conclusione sono i veri protagonisti del loro gioco e riescono a prendere decisioni efficaci sull’esecuzione dell’esercizio.
ESERCITAZIONE: “L’ARENA DEL TORERO”
(Clicca sull'immagine per aprire la scheda completa dell'esercizio)
In un quadrato di dimensioni adeguate (l’arena) tre giocatori sono "toreri" che devono trasmettersi palla cercando di non farla prendere a un "toro". Se il toro ruba palla a un torero diventa egli stesso torero e viceversa. I giocatori che giocano sull’esterno si distribuiscono sul quadrato occupandone tre lati su quattro. I giocatori senza palla devono dare sempre due possibilità a chi è in possesso. Se uno degli appoggi non si muove ad aiutare, paga pegno diventando a sua volta toro, così come chi sbaglia il passaggio giocando palla fuori dall’arena.
Guarda gli altri post e le esercitazioni a cura di Simone Susio
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