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Il difensore aggredisce per proteggere la porta, gli atteggiamenti, i tempi, le distanze e gli esercizi per pressare la punta e limitarla.
Giovedì 21 Maggio 2015 | Francesco Leone
Il tempo vola, la stagione volge agli sgoccioli, i ragazzi sono, devo dire, entusiasti di quest’avventura che ci vede “monitorati” da Mario Beretta nello sperimentare alcune fra le tante esercitazioni che sono utili per imparare il fondamentali dell’uno contro uno in chiave difensiva. In qualche caso ho dovuto chiedere loro di effettuare un’oretta di lavoro supplementare, oltre a quelle canoniche, compatibilmente con gli impegni familiari e di scuola, la risposta è stata sempre entusiasta. È la dimostrazione che se ai nostri giovani vengono fatte proposte interessanti e soprattutto convincenti dal punto di vista dell’insegnamento non lesinano impegno e partecipazione. A questo punto del percorso didattico oltre alla pratica di quelle in situazione con porta e portiere (esercizi 1 e 2, clicca sull’immagine per ottenere la scheda completa) ci siamo soffermati su tre ulteriori tipi di esercizi (vedi video in apertura). Il primo simula una nostra respinta corta e alta recuperata dalla punta che, quindi, ci attacca palla al piede. Qui la difficoltà per il difensore sta nel riorganizzarsi e non farsi trovare “sulle gambe”. Dopo aver respinto è importante avanzare un poco per rubare qualche metro all’avversario e successivamente usare i tempi e i riferimenti di uscita che abbiamo già visto nel post precedente. Frenare quando l’avversario controlla, posizionarsi in anteroposteriore e mantenere una posizione decentrata rispetto alla palla in modo da coprire lo spazio davanti al piede forte dell’avversario.
LA PRESSIONE: BISOGNA TROVARE TEMPI E DISTANZE GIUSTE
Il pallone è elemento di grande disorientamento per i ragazzi. Un suo spostamento spesso determina la perdita dei corretti equilibri podalici e della giusta postura da adottare. Un ruolo importante, nella tendenza all’errore, ho notato che la fa la fretta di intervenire per la riconquista: spesso i miei giovani ci provano anche in condizioni di equilibrio precario oppure utilizzando il piede con il quale non riescono a fare forza (quello anteriore).
Abbiamo iniziato poi ad andare a duello attaccando l’avversario che è spalle allo spazio da difendere, la valutazione corretta delle distanze e dei tempi di intervento determinano l’esito della sfida. Ho notato in questa stagione che molto spesso con l’attaccante girato di spalle all’inseguimento la palla l’azione del difensore ha portato a due sostanziali esiti: il suo fallo (entrata troppo irruenta) oppure un uno contro uno frontale perché alla punta è stato dato il tempo per voltarsi. In tutti e due i casi abbiamo concesso all’avversario, che partiva da una posizione di svantaggio perché spalle alla porta, di essere di nuovo pericoloso. Dare delle indicazioni precise sulla distanza da tenere e i tempi della pressione è piuttosto complicato. Per la distanza da tenere spesso come unità di misura si fa riferimento alla lunghezza del braccio. Io ho preferito darne loro due, la minima e la massima. La minima (troppo vicino) è appoggiarsi all’avversario, il che vuol dire dare un riferimento fisico alla punta, concedere l’opportunità di usarci come perno e farlo girare. Troppo lontano significa dargli la possibilità di voltarsi fronte a noi e puntarci. Il difensore, insomma, non deve subire la punta, deve aggredirla, è il concetto di attaccare per difendere. Confido che con la ripetizione delle esercitazioni, dei duelli e dell’esperienza acquisita provando e riprovando i ragazzi migliorino sempre di più, al di là del talento che il singolo può esprimere di suo.
Esercizio 3 Uno Small sided game con l'uno contro uno messo in situazione tramite una partita a ranghi ridotti
QUANTO TEMPO DEDICATE ALL’ANALITICO INDIVIDUALE?
Certo resta la questione di quando e come inserire delle attività così analitiche in un contesto dilettantistico nel quale si ha poco tempo a disposizione e le cose da fare sono tante. Per questo cerco di razionalizzare il tempo a disposizione e, fatto il possibile sull’analitico, scelgo delle esercitazioni situazionali nelle quali vengono inseriti i particolari sui quali abbiamo lavorato (Esercizio 3, clicca sull’immagine per ottenere la scheda completa). Le esercitazioni del nostro programma didattico vengono certamente utili quando, e vi sarà capitato, per disparati motivi ci si ritrova all’allenamento in otto/dieci elementi. Prima della partitella direi che rappresentano un ottimo menù per la seduta. D’altro canto è importante intervenire nei casi in cui i ragazzi abbiano gravi lacune. Ritenere di non avere tempo perché occorre lavorare sulla tattica di squadra è un diffuso modo di fare che è a mio parere sbagliato. Investire il nostro tempo in quello che è la formazione del singolo calciatore può apparire una strada in salita e senza sbocco ma aiuterà molto nella costruzione del collettivo. Mi spiego. Io posso avere dei difensori che conoscono molto bene i movimenti della linea difensiva, ma se andando in pressione sul portatore di palla vengono saltati facilmente che cosa abbiamo risolto? Questo molto spesso è argomento di discussioni tra allenatori, mi piacerebbe sapere voi che cosa ne pensate.
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