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Si chiude la serie dedicata ai dilettanti di livello basso e medio basso con le indicazioni per una corretta strutturazione del lavoro atletico in previsione del campionato.
Mercoledì 15 Luglio 2015 | Gianluca Ciofi
La collaborazione con Giorgio D’Urbano ci ha regalato moltissime indicazioni e utili consigli. Senza entrare troppo nel dettaglio siamo riusciti anche riusciti a farci dare anche qualche consiglio utile per predisporre una preparazione precampionato adatta per la categoria di nostro riferimento e cioè la fascia di dilettanti bassa e medio bassa. Abbiamo dapprima ragionato sui tempi. Per mettere a punto un programma adeguato quanti giorni dobbiamo investire? Ho messo al suo vaglio la seguente idea di massima. Per ventun giorni cinque allenamenti a settimana, poi per altri ventun giorni tre allenamenti a settimana (intanto il campionato è presumibilmente iniziato) prima di andare a regime con le canoniche due sedute.
QUANTO TEMPO DEDICARE?
«Avrei bisogno di qualche indicazione più precisa – mi ha spiegato - su come ognuno di voi allenatori intende impostare il lavoro però se mi chiedi delle indicazioni a carattere molto generale io farei così. Se si ha la possibilità di effettuare il doppio allenamento (mattina e pomeriggio) ne farei tre doppi e due singoli per tre settimane. Un totale di cinque giorni alla settimana il che significa otto sedute di cui cinque anche di lavoro fisico e tre con la palla nei giorni in cui al mattino c’è la parte atletica. Per il periodo successivo, potreste continuare come hai suggerito tu. Se invece non sono previsti doppi allenamenti allora cinque sedute a settimana sono corrette, tre quarti d’ora a secco e un’ora con la palla ciascuna, ma senza spingere. Tenete conto comunque che il tempo di lavoro non sempre è proporzionale alla fatica, può dipendere anche dall’organizzazione delle sedute. Se si fa attività in palestra, ad esempio, il tempo necessario può risultare maggiore».
COME ALTERNARE LE CAPACITÀ CONDIZIONALI
Altra questione: inseriamo le amichevoli sin da subito o è meglio aspettare di avere un minimo di condizione atletica? «Io le metterei in programma dopo la prima settimana per dare tempo all’organismo di essere preparato ed evitare il rischio infortuni. Per il resto tenete pure conto che sono un ottimo sistema per entrare in forma». È pericoloso fare cambi tipo calcetto in preparazione? Cioè giocatori che escono stanno fermi un po’ e poi rientrano? «Non lo è, però bisogna tenersi caldi, non rientrare… a freddo». Infine qualche indicazione un poco più specifica.
POTENZA AEROBICA, FORZA E VELOCITÀ, QUANDO?
Poste tre le macro categorie da allenare dal punto di vista fisico (potenza aerobica, forza e velocità), ci sono dei principi da rispettare per scegliere quando e dove inserirle nelle sedute? «L’argomento è abbastanza complesso, l’unico principio da rispettare è che la corsa di qualunque tipo non va mai insieme alla forza. Questa va introdotta subito assieme a lavori intermittenti di potenza aerobica e appena possibile le esercitazioni di velocità. Io direi una settimana di corsa a bassa intensità al mattino e forza al pomeriggio e poi cominciare subito con lavori intermittenti e velocità. Se invece c’è una sola seduta giornaliera fare o aerobico o forza».
GRADUALITÀ E COSTANZA PER LA PREPARAZIONE FISICA
Le vecchie teorie inoltre, fra i dilettanti ancora diffuse, prevedono un massiccio, molto poderoso carico di lavoro in avvio, per poi buttarsi di più sulla palla, sulla tecnica e sulla tattica e fare il cosiddetto richiamo nella pausa invernale. Io non lavoro così non credo sia particolarmente producente. Cerco la gradualità sui carichi sia interni che esterni (inizio con leggeri e in preparazione cresco costantemente anche in base a come i ragazzi reagiscono) per arrivare al picco una decina di giorni se possibile altrimenti sette dalla prima di campionato, poi comunque nel corso della stagione non le abbandono mai. Magari taro il lavoro settimanale in base alla difficoltà della partita della domenica, se l’avversario è molto forte mi concentro più proposte tattiche e sull’aspetto psicologico e motivazionale. «La prima parte del tuo discorso sui carichi a mio parere non fa una piega. Ritengo invece che non ci debba essere una sostanziale differenza sia che si incontri una squadra debole sia che s’incontri una forte: almeno per quanto concerne i carichi e l’intensità del lavoro. La differenza la farà la testa con le motivazioni, per quanto riguarda l’aspetto tattico, invece, credo sia qualcosa che prescinda da tutto».
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