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BAMBINI, CALCIO GIOCO E CREATIVITÀ

Chi insegna ai giovani calciatori, dai più piccoli agli adolescenti, non può limitarsi a schemi ed esercizi. Deve solleticare la loro fantasia.

Con i bambini non basta parlare. Il linguaggio che contraddistingue noi adulti, nella maggior parte dei casi, non arriva ai più piccoli, e neanche agli adolescenti. È necessario colpirli, entrargli dentro, accendere la loro fantasia e il loro inconscio. Per questo chi insegna una disciplina sportiva ai giovani deve acquisire competenze affettivo emotive. Tra educatore e giovane calciatore si stabiliscono una serie di comportamenti e una relazione alla base delle quali c’è un mondo inconscio che agisce. Un mondo sotterraneo nel quale le nostre emozioni tendono alla gioia o al malumore senza che ce ne rendiamo conto, influenzando il nostro stato d’animo e il nostro modo di fare. È questo un substrato che accomuna tutti gli esseri umani i quali, sempre a livello inconscio, comunicano tra di loro attraverso canali di energia.


SIMBOLI E PAROLE CHIAVE

La mia consapevolezza della necessità di sensibilizzare l'allenatore a una maggiore coscienza di se stesso e dell'altro non nasce da valutazioni teoriche dei fatti, ma dalla pratica sui campi di calcio. Se il mister riesce a raggiungere i suoi allievi nel profondo, il suo operato è senza dubbio più efficace e stimolante. Porto spesso l’esempio di Massimo De Paoli e del suo metodo Castello. De Paoli si avvicina ai ragazzi puntando su aspetti simbolici legati al tempo e allo spazio, utilizzando parole chiave soprattutto con i giocatori di fasce d'età medio alte e l'uso della metafora prevalentemente con i più giovani (leggete il post “Le attività senza palla nel Metodo Castello. Ecco come sono identificate e suddivise). In questo modo riesce a rendere il giocatore più ricettivo all'acquisizione delle competenze proposte dai diversi esercizi.

 

MITI E SUPEREROI

Possiamo individuare due punti cardine nell’approccio di Massimo De Paoli:

  • la sollecitazione del territorio emotivo che risiede nella profondità di ciascuno di noi. Spesso i suoi esercizi prendono spunto da storie mitologiche. I miti come le favole sono colmi di simboli che si legano a verità comuni a tutti, che a livello cosciente possiamo anche non recepire, ma che arrivano a stimolare direttamente l'inconscio e per questo incidono profondamente sulla personalità. La loro funzione è quella di mostrare, in forma simbolica, i tipici conflitti interiori proponendo in maniera subliminale possibili soluzioni parlando direttamente all'inconscio. Quindi le fiabe, come i miti, non vanno spiegate ma utilizzate.
  • Trasformare un racconto o un esercizio in qualcosa che assume un valore simbolico, così da attivare l'inconscio del giovane calciatore, che a quel punto apprende in modo più diretto. Una cosa è far esercitare i bambini a correlare lo spazio al tempo attraverso esercizi rivolti a stimolare elementi visivi propriocettivi e di conoscenza dello spazio, e una cosa è utilizzare il mito del filo di Arianna, come fa appunto De Paoli, un mito che rappresenta come all'interno di uno spazio completo e caotico come il labirinto sia possibile visualizzare un percorso. In questa maniera gli esercizi che lui propone simboleggiano il modo concreto con il quale Arianna salva Teseo e attraverso questa metafora, mostrano tutte le possibili modalità con cui strutturare un percorso coordinativo motorio o tecnico tattico. Dietro ogni metafora si nasconde il linguaggio universale con cui si assorbono schemi mentali efficaci senza che ce ne rendiamo conto.

Nella pratica questo significa che l'istruttore, nell'utilizzare esercizi simbolici con i bambini come per esempio "il lupo e l'agnello", dovrebbe essere educato a comprendere i meccanismi affettivo emotivi che sottostanno all'esercizio, per renderlo consapevole di ciò che fa interagendo a livello profondo con gli allievi. Questo è anche quello che spetta a noi psicologi che dobbiamo avvalerci di competenze avendo ben presente che possiamo parlare di inconscio e delle sue dinamiche solo se per primi noi abbiamo le abbiamo vissute sulla nostra pelle attraverso un percorso analitico.

 

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