LA LEZIONE DI VITA DEI PICCOLI CALCIATORI
La purezza dei bambini nell’affrontare il gioco è una sana lezione anche per noi adulti, non pensano troppo non fanno congetture, vivono lo sport, come la vita, con stupore e spontaneità.
Venerdì 3 Luglio 2015 | Isabella Gasperini
È estate e il rettangolo verde è avvolto dal silenzio... Sembra un mare calmo che si riposa al sole, dopo aver tanto ondeggiato delle grida di piccoli calciatori. Grandi onde fatte di lunghe corse, improvvisi scatti e cambi di direzione... E quando, nei pomeriggi di allenamento, si colorava di cinesini e conetti gialli, blu e rossi, questi sembravano boe intorno alle quali l'energia limpida di ogni bambino si orientava nel perseguire la sua rotta. Anche sotto la pioggia di dicembre, sotto le nubi di coriandoli a febbraio e quando, in aprile, tra i fili d'erba cominciavano a comparire delle piccole margherite. Anche allora quel mare continuava a respirare di piccole onde, di faccette piene di entusiasmo e vita che all'unisono con il vento e l'azzurro del cielo compivano il loro moto cristallino. Ora che la scuola calcio si è conclusa quel mare è calmo. Una calma di attesa. Come le aule di scuola avvolte anch'esse dal silenzio, come gli zaini e gli scarpini momentaneamente riposti nell'angolo di una cameretta. Se ci poniamo a osservare un campetto vuoto forse riusciamo a comprendere il vero senso del calcio così come lo vivono i bambini, nello stesso modo in cui si osserva il mare, o come si osserva un paesaggio meraviglioso d’alta montagna oppure un fiore di cactus che sboccia miracolosamente da una pianta abituata a vivere in un terreno arido.
IL CALCIO PER I PICCOLI È STUPORE E ISTINTO
Il calcio per i bambini è stupore. Loro non sanno che i saggi maestri Zen esortano a vivere di sensazioni immediate e a non pensare e ripensare a ciò che si fa per non intorpidire le acque della mente di rimuginii che ci allontano dal senso di assoluto e di pace. I bambini lo fanno spontaneamente, perché la vita non li ha ancora intorpiditi di congetture. E nel giocare a pallone provano gioia e diventano un tutt'uno con la natura, con la bellezza. Loro incarnano la purezza in tutto ciò che fanno. Con questo atteggiamento il mondo è nelle loro mani, perché ne sono parte integrante e ogni loro movimento è così in armonia con tutto il resto che procura loro quel benessere che noi adulti spesso aneliamo e cerchiamo a destra e a manca, ogni giorno. Ci sono alcuni di noi che lo cercano attraverso il denaro, nelle soddisfazioni fittizie, nelle abbuffate di cibo o di abbigliamento, nel vincere mere competizioni con altri simili e anche, a volte, nella solitudine. Forse alla base della sconfitta mentale, che talvolta ci sembra inevitabile così come nel calcio sembra esserlo una partita fatalmente persa, c'è proprio questa attitudine a concentrarsi disperatamente sul raggiungimento del successo, a cercare soddisfazioni nelle cose materiali ed effimere.
E LA VITTORIA AVVIENE IN UN LAMPO
Un grande maestro Zen, Taisen Deshimaru, insegna: «se desideriamo vincere, non vinceremo», vale a dire che non bisogna concentrarsi sul desiderare, ma agire senza pensare a niente, spinti solo dalla propria energia e dalla voglia di combattere «come se fosse in gioco la vita stessa». Proprio come fanno i samurai quando, con un fiore di ciliegio posto sotto l'armatura, scendono in campo. Lo sport dovrebbe essere praticato concentrati solo sui propri gesti, sulle emozioni del momento e senza pensare a nulla, come a nulla pensano le onde del mare o le gocce di pioggia che bagnano i k-way indossati dai bimbi in allenamento. «Se l'atteggiamento è quello giusto», come dicono i maestri Zen, «la vittoria avviene in un lampo». Quindi proviamo a vedere il rettangolo verde con gli occhi del bambino che siamo stati e anziché suggerire ai piccoli calciatori come fare per vincere; lasciamoci ispirare da loro a reimparare a vivere nell'immediato e in modo semplice. Forse lo stupore e la pace giungerà in un attimo anche dentro di noi. (Foto di copertina Roberto Casati)