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DISTORSIONE ALLA CAVIGLIA: COME EVITARE LE RICADUTE

Come prevenire gli eventi distorsivi della caviglia: semplici e chiari metodi che possono evitare la comparsa di instabilità cronica.

Come nel suo meraviglioso romanzo (l’insostenibile leggerezza dell’essere), Milan Kundera, si chiedeva se la vita vada metaforicamente vissuta con “pesantezza” o “leggerezza”, allo stesso modo, sebbene in maniera molto meno filosofica, il calciatore dopo un infortunio può trovarsi a vivere una condizione di difficoltà e paura per un eventuale ricaduta o essere attivo e consapevole (per così dire “leggero”) nel cercare di prevenirla. In questa chiave la leggerezza non va intesa come atteggiamento di superficialità, ma proprio all’opposto: la consapevolezza di come prevenire una determinata condizione permette all’atleta di gestire e affrontare meglio l’infortunio stesso. Un perfetto esempio di questa situazione si ha proprio negli infortuni da trauma distorsivo della caviglia dove il calciatore molto spesso vive il rischio di una recidiva quasi come un evento ineluttabile che mette a rischio la sua carriera agonistica. Al di là di questo suggestivo paragone, nel nostro ultimo post abbiamo delineato in maniera evidente come un infortunio di questo tipo possa poi evolvere, specie se non adeguatamente trattato, in problematiche croniche ben più invalidanti e come sia delicato e impegnativo il percorso riabilitativo che in alcuni casi deve essere intrapreso. Ecco quindi che la domanda sorge spontanea: come posso prevenire tutto questo?

 

QUALE ALLENAMENTO?

Gli allenatori, in accordo con staff medico e preparatori atletici, possono impostare un training specifico direttamente sulla tecnica individuale di gioco, cercando di migliorare la coordinazione e la fluidità dei singoli gesti atletici. Sarà importante insistere sulla ripetizione dei movimenti maggiormente correlati al rischio distorsivo, quali l’atterraggio dopo il salto, i cambi direzionali e l’allungo. Nei programmi di allenamento sarà necessario dedicare ampio spazio agli esercizi propriocettivi e di equilibrio, le cui caratteristiche sono state ampiamente descritte nel post dello scorso mese. Attenzione inoltre va posta sull’eventuale debolezza selettiva di ciascun gruppo muscolare attivo sull’articolazione, specie durante la ripresa dell’attività dopo periodi inattivi.

BENDAGGI FUNZIONALI, TUTORI E PLANTARI

A scopo preventivo sono stati spesso proposti bendaggi funzionali e tutori. L’indicazione all’utilizzo di questi ausili è da riservare solo ad atleti affetti da instabilità per lesioni pregresse (prevenzione secondaria). L’utilizzo a scopo preventivo è poco incisivo in atleti sani o perfettamente guariti (prevenzione primaria). L’uso di un bendaggio funzionale anelastico (taping) da applicare prima di allenamenti e competizioni è ormai abitudine consolidata in alcuni sport quali il calcio ma anche il basket e il volley. L’utilità del suo impiego risiede nel rinforzo della stabilizzazione passiva, nella limitazione del movimento articolare e nella riduzione dei tempi di reazione dei muscoli della caviglia, interferendo il meno possibile con la normale biomeccanica. Realizzare un bendaggio a regola d’arte e quindi stabilizzante, non è però facile. In molti casi è l’atleta stesso che si “benda” e, purtroppo, questo non è garanzia di qualità. Il rischio è quindi di utilizzare materiali costosi senza un vero e valido motivo. Anche nel caso di un bendaggio a regola d’arte, va comunque ricordato come durante il gioco e con il passare dei minuti il taping possa rilasciarsi sino a perdere le caratteristiche meccaniche iniziali per via del sudore e dei frizionamenti sulla cute. In particolare nel calcio, al contrario degli sport citati in precedenza, questo fenomeno è accelerato in caso di condizioni climatiche sfavorevoli. Ragionevolmente si potrebbe concludere che solo un taping ben confezionato, su un atleta che pratica sport indoor (calcio a 5), magari riconfezionato durante l’intervallo, può dare garanzia di efficacia.

 

L'USO DEI TUTORI

Per questo motivo, in chi riuscisse a sopportarli, è assolutamente appropriato l’utilizzo di tutori (o ankle braces), la cui facilità d’uso, la possibilità di riutilizzo e il tensionamento variabile dei lacci, rendono molto pratico l’utilizzo sia in allenamento sia in partita, anche in condizioni climatiche sfavorevoli. Nel caso poi in cui fossimo in presenza di un piede cavo-varo che, come spiegato, si può correlare a un aumentato rischio di recidiva di distorsione della caviglia, può essere necessario l’utilizzo di solette plantari personalizzate. Tali prodotti favoriscono una migliore distribuzione del peso corporeo e un appoggio più corretto al suolo. Anche in questo caso, l’indicazione è solo per atleti che presentino sintomatologia da riferire a instabilità secondaria.

 

Realizzato con la collaborazione del dottor Cristiano Sconza

 

Leggi gli altri post a cura del dottor Respizzi

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