CALCIO: PRIMA L’UOMO O IL TALENTO?
Anche a San Patrignano è tempo di selezioni per far parte della “nazionale”. Le scelte di mister Marcello Chianese vanno oltre l’aspetto tecnico.
Domenica 5 Giugno 2016 | San Patrignano
Per gli aspiranti futuri calciatori della “nazionale” è tempo di mettersi in mostra. È iniziato a maggio e terminerà a giugno il campionato di calcio interno alla comunità: il “Renzo Pesco”. Due mesi durante i quali le squadre dei diversi settori di formazione si affrontano sul campo per mettere in pratica quanto preparato negli allenamenti: il confronto è sempre molto acceso. Nei limiti della correttezza sportiva non mancano entrate dure, discussioni fra mister e giocatori, recriminazioni per falli non assegnati o scuse accampate per facili palle gol clamorosamente sbagliate. Partite molto sentite, perché da un lato goliardicamente, per un anno, i settori si prenderanno in giro ricordando vittorie e sconfitte, dall’altro è attraverso il “Renzo Pesco” che ogni anno vengono scelti i ragazzi che faranno parte della squadra di San Patrignano, quella che qui chiamiamo nazionale e che partecipa al campionato di seconda categoria. Per chi nella vita ha vissuto anni di fallimenti e si sta rialzando grazie alla comunità poter cercare di tenerne alto il nome in un vero campionato di calcio è il massimo, anzi un onore. Ma, attenzione, i ragazzi che vengono scelti per costituire la rosa non sempre sono i migliori calciatori in senso strettamente tecnico.
I VALORI DELL’UOMO PRIMA DI TUTTO
«Come per ogni squadra, a maggior ragione a San Patrignano, la scelta non ricade per forza sui più bravi a giocare a pallone – spiega Marcello Chianese, l’allenatore –. Ciò che a mio parere serve in ogni formazione è l’equilibrio fra i giocatori stessi. E poi come dovrebbe essere in ogni settore giovanile, noi dobbiamo guardare alla crescita dei nostri ragazzi. Si deve guardare allo stesso tempo sia alla crescita umana sia a quella tecnica. Per questo di anno in anno scegliamo quei giocatori a cui crediamo che lo spogliatoio possa fare bene, quelli che possono trarre giovamento dal mettersi in competizione con i loro compagni e con gli avversari. Ragazzi che prima di tutto meritano di far parte della squadra per il percorso che stanno portando avanti piuttosto che perché hanno capacità tecniche indiscusse. Insomma, proprio perché per noi lo sport ha un forte ruolo educativo, scegliamo di premiare prima il lato umano e poi quello sportivo».
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