MILAN ROMA: LE CHIAVI TATTICHE DEL MATCH
Dominio in fascia e gestione del pressing, con queste due armi e un’Honda imprevedibile Inzaghi ha dato scacco a Garcia.
Lunedì 11 Maggio 2015 | Paolo Tramezzani

Nella vittoria che regala una boccata d’ossigeno a Inzaghi schieramenti identici e contrapposti per Milan e Roma al via ambedue coll’1-4-3-3. Come intuito alla vigilia le sfide sugli esterni hanno avuto un ruolo determinante. Alla catena di destra rossonera, Abate – Honda, s’è opposta quella di sinistra giallorossa formata da Torosidis e Gervinho. Sull’altro lato del campo Antonelli e Bonaventura si sono contrapposti alla coppia Florenzi – Ibarbo.
Il duello più entusiasmante, e che poteva spostare gli equilibri di tutto il match è stato quello tra Abate e Gervinho. Il terzino italiano ha spinto molto sull’out di destra, sfruttando l’ottimo movimento di Honda che s’è accentrato attirando su di sé Torosidis (Foto 1), ma ha dovuto sempre preoccuparsi delle rapidissime transizioni di Gervinho che, in campo aperto, è un giocatore devastante soprattutto se messo in condizione di puntare frontalmente avversari più lenti (Foto 2).
Foto 1 Il movimento di Honda seguito da Torosidis libera la corsia di destra per la discesa di Abate non assorbita da Gervinho.
Foto 2 Sul ribaltamento dell'azione Gervinho è libero di puntare Alex e questa volta è Abate a essere in ritardo.
HONDA ACCELERA E SVARIA, ROMA IN DIFFICOLTÀ
E proprio il giapponese Honda, sorprendentemente scelto da Inzaghi a discapito dei più quotati Cerci e Suso, ha spostato gli equilibri in campo a favore dei rossoneri con una partita di grande atletismo condita da continui movimenti sempre tatticamente perfetti. Il numero 10 rossonero ha sfoderato una prestazione di assoluta qualità svariando su tutto il fronte dell’attacco, mettendo in imbarazzo la difesa della Roma e non concedendole punti di riferimento (Foto 3). Numerosi e repentini i tagli in profondità proposti in combinazione con Destro a scambiarsi la posizione. Movimenti combinati che hanno costretto la retroguardia giallorossa ad allungarsi e a concedere spazio al portatore di palla (Foto 4).
Anche a sinistra il Milan s’è fatto preferire: Antonelli s’è sganciato con continuità determinando superiorità dei rossoneri in questa zona di campo. Il continuo movimento ad abbassarsi e accentrarsi di Bonaventura, inoltre, ha portato spesso Florenzi fuori posizione costringendo così gli esterni d’attacco giallorossi, Ibarbo e Gervinho, a improbabili recuperi in corsa contro gli spavaldi esterni bassi di Inzaghi (Foto 5).
Foto 5 La superiorità sugli esterni del Milan è evidente: Gervinho costretto a rincorrere Antonelli.
I GIALLOROSSI CERCANO LA VERTICALITÀ PER USCIRE DALL’IMPACCIO
Col Milan superiore sulle fasce la Roma ha trovato una valida alternativa per lo sviluppo della propria manovra offensiva nelle verticalizzazioni. La velocità del trio offensivo giallorosso, Ibarbo – Doumbia – Gervinho, ha messo in apprensione la retroguardia del Milan che ha cercato di non concedere la profondità agli attaccanti giallorossi giocando più bassa del solito. Così facendo le distanze tra le linee di difesa e di centrocampo si sono ampliate e per la Roma è stato relativamente semplice servire le due mezzali, Nainggolan o Pjanic, che si sono proposte in verticale nello spazio concesso (Foto 6).
Per favorire la verticalità del gioco molto spesso è stato Pjanic (anziché De Rossi) il centrocampista dotato di maggior tecnica fra i romani, ad abbassarsi tra i due difensori centrali per iniziare la manovra offensiva (Foto 7).
Foto 7 Roma troppo sbilanciata: i terzini sono entrambi alti e Pjanic non garantisce un'adeguata copertura.
Purtroppo per Garcia la mossa s’è rivelata ben presto un boomerang. La Roma s’è sbilanciata notevolmente, per via della posizione sempre molto avanzata di entrambi gli esterni bassi, e ha perso quel filtro contro le transizioni avversarie che è sempre stato garantito proprio da De Rossi: Pjanic, per caratteristiche fisiche e atletiche, non può svolgere lo stesso compito con altrettanta qualità.
Il Milan, in questo quadro tattico, s’è dimostrato più attento e volitivo della Roma, ha variato tipo di pressione a seconda delle situazioni di gioco. Quando ha voluto ha atteso gli ospiti nella propria metà campo ostruendo tutte le linee di passaggio grazie alla posizione avanzata di uno dei due interni, Poli o Van Ginkel. Obiettivo della manovra fare uscire la Roma e aggredirla in ripartenza sulle due fasce semiscoperte (Foto 8).
In alternativa, la squadra meneghina ha optato per il pressing ultraoffensivo che ha messo in seria difficoltà i giocatori della Roma, sempre in sofferenza contro questo atteggiamento come anticipato nell’articolo di presentazione del match. La squadra capitolina è stata spesso costretta a lanciare con scarsa precisione in avanti (Foto 9).
GARCIA TENTA IL TUTTO PER TUTTO
La contromossa di Garcia per ovviare alle evidenti difficoltà è stata semplice ma sorprendente: dentro Totti per Pjanic e passaggio a uno spregiudicato 1-4-2-4 con il capitano giallorosso nel ruolo di regista offensivo (Foto 10).
In questo modo quei lanci lunghi necessari a uscire dalla pressione milanista, sono stati affidati al piede sopraffino del fuoriclasse giallorosso e sono diventati più precisi. Il pupone ha innescato con continuità la corsa dei compagni in particolare di Iturbe che ha creato parecchi grattacapi alla retroguardia rossonera nel finale di gara. In ultima analisi, meritano un approfondimento le palle inattive vero punto debole del Milan in questa stagione e non solo. La difesa a zona voluta da Inzaghi ha palesato ancora una volta lacune allarmanti: il Milan lascia troppo spazio ai saltatori altrui soprattutto nella prima fase che precede lo stacco (Foto 11). Senza adeguato contatto fisico gli avversari dei rossoneri riescono spesso a impattare il pallone, sfruttando il terzo tempo di stampo cestistico. Gestione delle palle inattive, da parte della difesa giallorossa, diametralmente opposta. La Roma s’è difesa a uomo controllando cercando col contatto fisico gli avversari e non soffrendo praticamente mai (Foto 12).
Scritto in collaborazione con Jacopo Zogno (New G Project).