CALCIO, EURO 2016: LA REPUBBLICA CECA
Nessuna vera stella, grande gruppo e particolare attenzione alla fase difensiva. Ecco gli eredi di Poborsky e Nedved, guidati da Pavel Vrba.
Lunedì 23 Maggio 2016 | Maurizio Vici
I "nipotini" di Nedved e Poborsky, vent'anni dopo il secondo posto agli Europei d'Inghilterra del 1996, provano a ripercorrere le orme dei loro idoli d’infanzia. La squadra, allenata da Pavel Vrba, si schiera al nastro di partenza di Francia 2016 grazie al primo posto in un girone di qualificazione molto insidioso, che presentava, tra le altre, Olanda, Turchia e la sorprendente Islanda. Per affrontare l’Europeo il tecnico ceco potrà contare su una rosa composta da un mix di esperienza e gioventù, nella quale spiccano gli "eterni" Petr Cech e Tomas Rosicky, compagni di squadra nell'Arsenal, e gli emergenti Tomas Vaclik, estremo difensore del Basilea, e Martin Frydek, difensore dello Sparta Praga.
MODULO E TATTICA
Vrba sta insistendo su due sistemi di gioco, per la verità molto simili: l'offensivo 1-4-2-3-1 e il più coperto 1-4-4-1-1 (foto 1).
Molto dipenderà dalle condizioni di forma dell'esperto Rosicky, che nel vivo della manovra può fare ancora la differenza e dare alla squadra un'impronta votata all'attacco. I cechi si avvalgono in fase offensiva e in mezzo al campo della buona regia di Vladimir Darida, oltre che della vivacità dell’esterno sinistro Josef Sural. Dal punto di vista squisitamente tattico, però, la nazionale ceca è maggiormente predisposta alla fase difensiva. Fraseggi, possessi palla e verticalizzazioni vengono costruiti con poca continuità: la “cechia”, quando crea occasioni pericolose, lo fa quasi sempre arrivando sul fondo dall’esterno e molto meno con filtranti centrali o con tiri da fuori (foto 2 e 3).
Foto 2 e 3: due pericolose iniziative dei cechi, ambedue portate tramite affondi sulle corsie esterne.
L’1-1 offensivo, posizionato in pratica davanti alle due linee, tende a preoccuparsi, in prima battuta, di marcare il mediano avversario e a ben schierarsi in caso di riconquista avversaria della palla. Poter pensare, proporre e costruire in fase offensiva diventano in questo modo azioni lente e macchinose, a discapito del calcio d’attacco che ne scaturisce che non brilla per fantasia. Nonostante l’attenzione sistematica alla fase difensiva, propria del dna dei cechi, non è così scontato che la retroguardia venga protetta con grande efficacia. La squadra, talvolta, si fa trovare mal allineata sulle diagonali di centrocampo e a livello di reparto difensivo si notano spesso posizionamenti scomposti della linea (foto 4).
Foto 4: in quest’immagine si nota la poco ortodossa e scomposta posizione non solo della difesa, ma anche di tutta la squadra, non allineata in fase di non possesso su rilancio lungo avversario
PUNTO DI FORZA
Il collettivo e lo spirito di gruppo sono gli elementi che permettono alla Repubblica Ceca di andare oltre i limiti individuali. La mediana è il reparto più solido, in grado di fare da schermo, offrire copertura alla retroguardia e proporre gioco, soprattutto sugli esterni, per l'unica punta di ruolo. Un grosso punto interrogativo riguarda la difesa che, in occasione dell'esordio, il 13 giugno contro la Spagna, dovrà fare a meno dell'esperto Marek Suchy, punto di forza del Basilea. Di sicuro c'è lo schieramento a quattro in linea, anche se non si conoscono ancora i suoi componenti principali. Dubbi anche in attacco: c’è incertezza su chi sarà la prima punta tra Tomas Necid, Matej Vydra e David Lafata.
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